Il nuovo rapporto del Center for European Policy Analysis (Cepa), “Tech 2030: A Roadmap for Europe-US Tech Cooperation” (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO), rimette al centro una questione cruciale per l’ecosistema tecnologico globale: senza un’alleanza solida tra Stati Uniti ed Europa il rischio è consegnare alla Cina la leadership sulle infrastrutture digitali del futuro. In un momento in cui l’innovazione corre su intelligenza artificiale, semiconduttori, cloud e reti di nuova generazione, la convergenza tra Washington e Bruxelles non è solo una scelta strategica, ma una necessità geopolitica.
Secondo Cepa, l’asimmetria attuale vede gli Stati Uniti proiettati avanti su tecnologie chiave, mentre l’Europa sconta ritardi dovuti a eccesso di regolamentazione e frammentazione del mercato interno. “Andare da soli è un rischio troppo alto per entrambi”, avverte il rapporto, sottolineando come Pechino stia già consolidando il proprio vantaggio con investimenti miliardari e una pianificazione industriale di lungo periodo.
Indice degli argomenti
Tech 2030, alleanza transatlantica e partita telco
Per il comparto delle telecomunicazioni, la posta in gioco è enorme. Le reti di nuova generazione, dal 5G al futuro 6G, costituiscono la spina dorsale dell’economia digitale e il terreno su cui si misureranno i rapporti di forza globali. Stati Uniti ed Europa hanno già mosso passi concreti: dalla sostituzione di Huawei nelle reti core, al sostegno a vendor “trusted” per cablaggi sottomarini e fibra ottica.
Un fronte comune è indispensabile anche per standard tecnici, interoperabilità e sicurezza delle infrastrutture critiche, temi che non possono essere gestiti in modo frammentato. Se Bruxelles e Washington non coordinano investimenti e politiche industriali, la conseguenza sarà una corsa parallela che rallenterà l’innovazione e lascerà spazi di manovra alla Cina.
AI e regole globali: convergenza o divergenza?
L’intelligenza artificiale è la tecnologia più sensibile sul tavolo. Negli Stati Uniti l’AI Action Plan lanciato dall’amministrazione Trump spinge sull’innovazione “opportunity first”, promuovendo al tempo stesso export verso gli alleati e controlli rafforzati sulle componenti critiche. In Europa, invece, l’AI Act rischia di diventare un freno competitivo se applicato con rigidità.
La sfida sarà armonizzare gli approcci, combinando la spinta all’innovazione tipica di Washington con l’enfasi europea su etica, trasparenza e tutela dei cittadini. Senza convergenza normativa, le imprese digitali si troveranno a operare in due ecosistemi paralleli, con conseguenze negative sia per la scalabilità delle soluzioni sia per la sicurezza comune.
Semiconduttori e chip pact: il nodo strategico
Se c’è un settore dove la cooperazione transatlantica può fare la differenza è quello dei semiconduttori. Gli Stati Uniti dominano nel design, mentre l’Europa è leader con Asml nelle macchine per litografia estrema (Euv). Integrare queste competenze significa ridurre la dipendenza dalle supply chain asiatiche e garantire sicurezza nazionale.
La proposta di Cepa è netta: un chip pact Usa-Ue-Uk che valorizzi i punti di forza di ciascun attore, evitando duplicazioni e favorendo una filiera integrata. Una mossa che avrebbe anche forti ricadute sul settore telco, dove chip e microprocessori avanzati sono fondamentali per reti mobili, data center e cloud.
Quantum e spazio, le nuove frontiere
Il rapporto Cepa invita a guardare oltre l’attuale competizione industriale. Quantum computing e space economy sono ambiti destinati a ridefinire potenza economica e capacità militare.
L’Europa investe miliardi in laboratori di punta in Finlandia, Francia e Paesi Bassi, mentre gli Usa guidano con il sostegno del privato. Collaborare significa condividere standard di sicurezza e algoritmi resistenti agli attacchi quantistici, oltre a investire in missioni spaziali comuni.
Per le telecomunicazioni, la dimensione spaziale è già realtà: dalle costellazioni satellitari per la connettività globale, fino al monitoraggio del traffico orbitale per ridurre il rischio di collisioni. In questo campo, una partnership transatlantica può diventare un moltiplicatore di competitività.
Flussi di dati e cybersicurezza
Un altro punto critico è rappresentato dal trasferimento dati. Dopo anni di tensioni legali, l’attuale Data Privacy Framework consente flussi transatlantici stabili, fondamentali non solo per le big tech ma anche per finanza, sanità e turismo. Ogni messa in discussione dell’accordo rischierebbe di destabilizzare miliardi di transazioni quotidiane.
Parallelamente, la cybersicurezza resta un pilastro strategico. La Nato ha rinnovato gli impegni di spesa, destinando una quota specifica alla protezione delle infrastrutture digitali e alla difesa cibernetica. Un percorso che apre nuove opportunità di collaborazione rafforzata con i player americani, in grado di mettere a disposizione esperienza e tecnologie avanzate per proteggere reti e data center.
L’Europa fra regolazione e competitività
Il rapporto Cepa mette però in guardia Bruxelles: l’eccesso di regolazione rischia di frenare le ambizioni digitali europee. Troppi vincoli, avverte lo studio, costringono le aziende a dedicare fino a un terzo delle risorse ingegneristiche alla compliance. Un digital pragmatism, più che la ricerca di una sovranità digitale fine a sé stessa, appare l’unica via praticabile.
Le iniziative come il “Competitiveness Compass” e i fondi per lo scale-up delle imprese tecnologiche sono passi nella direzione giusta, ma serve urgenza. L’alternativa è restare subalterni agli Usa e vulnerabili alla Cina. Come ha ricordato Mario Draghi, servono investimenti fino a 800 miliardi di euro per riportare l’Europa in scia.
Perché Tech 2030 riguarda le telco
Se a prima vista la roadmap Usa-Ue può sembrare materia per policy maker e diplomazia economica, in realtà i riflessi sul comparto telco sono immediati. Cloud, AI, semiconduttori e data center sono già il terreno su cui operatori e Ott si contendono mercato e margini.
Le telco europee rischiano di rimanere schiacciate fra i colossi americani e le ambizioni cinesi, se non riusciranno a giocare la carta della cooperazione transatlantica. Le partnership con gli hyperscaler, gli investimenti comuni in reti sicure, la definizione di standard condivisi per 5G e 6G sono parte integrante del disegno. Per il futuro delle telecomunicazioni globali, la vera domanda non è se collaborare ma come e quanto velocemente farlo.