L’APPROFONDIMENTO

Tlc e innovazione, il programma Restart guarda all’Europa



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Ecco i sei progetti di punta sviluppati con il contributo di Open Fiber nell’ambito del programma finanziato dal Pnrr. Dalla sicurezza quantistica alle reti di edge computing, passando per il fiber sensing e l’integrazione tra telecomunicazioni ed energia. Per dimostrare come la connettività sia un motore di innovazione capace di trasformare il Paese e di accelerare la realizzazione del mercato unico delle Tlc

Aggiornato il 28 ott 2025



Restart Open Fiber

Sei progetti nati nell’ambito del programma Restart, sostenuto dal Pnrr, mostrano come la rete in fibra possa trasformarsi in una piattaforma abilitante per sicurezza quantistica, edge computing, smart grid e monitoraggio intelligente del territorio. A presentarli, nella cornice della Rome Future Week di fine settembre, è stata Open Fiber con il workshop “Re-Thinking Innovation”, pensato per ribadire che la connettività non è più un’infrastruttura silenziosa da dare per scontata, ma un terreno fertile di ricerca e sviluppo.

“Stiamo dimostrando concretamente i risultati della collaborazione tra aziende e università – sottolinea Giuseppe Gola, amministratore delegato di Open Fiber – e in alcuni casi siamo già molto vicini a un obiettivo importante, quello di trasformare il frutto del lavoro dei ricercatori in applicazioni industriali e di business”.

Innovazione a km zero e valore per i territori

L’approccio di Open Fiber si riassume in tre parole chiave: open innovation, ricerca e mercato. L’obiettivo non è soltanto cablare il Paese, ma costruire un ecosistema fertile, con servizi che rendano le comunità più vivibili e sostenibili. È l’ “innovazione a chilometro zero”, quella dei progetti che partono dalle esigenze dei territori: “Definiamo la nostra innovazione open, accessibile e sostenibile – spiega Silvia Celani, head of innovation di Open Fiber – perché deve coinvolgere tutti gli attori, essere utile a cittadini e imprese, e rispettare gli obiettivi ESG”.

Restart: rilanciare le telecomunicazioni

Il programma Restart nasce con un obiettivo ambizioso: rilanciare il comparto delle telecomunicazioni: “Tutti i dati, da quelli degli algoritmi di intelligenza artificiale a quelli dei data center, passano su reti di telecomunicazioni: è fondamentale che questo settore torni a vedersi riconosciuto un ruolo strategico per il Paese”, spiega Francesca Parasecolo, head of network engineering & innovation di Open Fiber. E per raggiungere questo obiettivo la formazione giocherà un ruolo di primo piano. Per questo l’azienda ha cofinanziato borse di dottorato e collaborazioni con università: “Gli studenti lavorano su dati concreti di rete, e grazie anche al loro impegno possiamo guardare oltre l’operatività quotidiana – aggiunge Parasecolo – per progettare al meglio le reti dei prossimi decenni”.

Restart guarda al futuro

Per Antonio Capone, professore al Politecnico di Milano, Restart ha rappresentato “un’occasione per far ripartire il dialogo tra mondo industriale e accademico”. Ma ora che il programma volge al termine, il docente insiste sulle opportunità che ancora potrebbe cogliere guardando al futuro: “L’ecosistema che si è creato va preservato e anzi scalato a livello europeo – sostiene Capone, ricordando che il programma ha coinvolto finora oltre 300 ricercatori – Non possiamo perdere il treno della trasformazione software delle reti, che sarà un volano importante di nuovi servizi”.

Ma ecco nel concreto quali sono i sei progetti ai quali Open Fiber ha partecipato, anche con ruoli di coordinamento, all’interno del programma Restart:

Rigoletto: la sicurezza ai tempi del quantum computing

l progetto Rigoletto, coordinato dal professor Piero Castoldi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, affronta una delle sfide del momento: la sicurezza dei dati in un’era in cui i computer quantistici rischiano di rendere obsoleti gli algoritmi di cifratura Rsa. Insieme al Politecnico di Milano è stata realizzata una proof of concept di Quantum Key Distribution (QKD) su un anello in fibra ottica di 24 km: “Abbiamo dimostrato la possibilità di distribuire chiavi quantistiche sulla stessa fibra che trasporta traffico dati tradizionale, senza bisogno di reti dedicate”, spiegano i ricercatori, sottolineando che la QKD può diventare un tassello fondamentale per la cybersecurity delle infrastrutture critiche, con applicazioni che vanno dalla difesa nazionale al settore bancario.

PESCO: edge computing e intelligenza distribuita

Pesco, progetto coordinato dal professor Alberto Zanella del Centro Nazionale delle Ricerche, CNR, esplora le potenzialità dell’edge computing, spostando l’intelligenza dai data center centrali ai margini della rete.

“Un singolo cellulare rileva poco, ma cento insieme possono diventare un sistema di monitoraggio ambientale in grado di rilevare movimenti o fornire informazioni di localizzazione”, spiega il team che ha lavorato al progetto.

Pesco prevede l’uso di micro data center locali, che trattengono i dati sul territorio invece di trasferirli su server remoti. I vantaggi riguardano la privacy, la sicurezza e la riduzione della latenza, aprendo la strada a nuove applicazioni in ambito urbano, dalla mobilità alla sicurezza pubblica.

Net4future: scenari e regolazione delle reti del futuro

Il progetto Net4Future, coordinato dalla professoressa Ilenia Tinnirello dell’Università di Palermo, ha un respiro ampio: analizzare i possibili scenari di sviluppo delle reti e valutare come gli obiettivi sociali possano tradursi in soluzioni tecnologiche.

“Il valore del progetto non si misura soltanto in termini di tecnologia e di prospettive di mercato – sottolinea Tinnirello – ma anche per l’impatto possibile sugli utenti e sulla società”. Nell’ambito della ricerca sono stati ipotizzati diversi scenari futuri per l’Europa, dal “Digital Feudalism” a una più auspicabile unione digitale, indagando fattori tecnologici, economici e regolatori.

Il caso concreto a cui si è fatto riferimento è un meccanismo di distribution of congestion sviluppato dell’Università di Torino per simulare i trend di traffico sulle reti e intervenire per scongiurare la saturazione dei collegamenti.

GrapHICS: fotonica tra silicio e grafene

Con GrapHICS, la ricerca si concentra su una nuova piattaforma fotonica basata su silicio amorfo idrogenato e grafene. L’obiettivo è sviluppare un router ottico riconfigurabile che sostituisca gli splitter passivi delle reti PON.

“Una matrice attiva di switch integrati in un chip di silicio- spiega Francesco Della Corte, docente all’Università Federico II di Napoli – permetterà di riconfigurare la rete da remoto, riducendo costi e consumienergetici”.

Il progetto, che coinvolge diversi atenei, promette di rivoluzionare la gestione delle reti ottiche, con benefici immediati per operatori e utenti finali.

Sensing Net: la fibra come sensore

Sensing Net trasforma la fibra ottica in uno strumento di monitoraggio del territorio. “Dalla stabilità di ponti e grattacieli al controllo delle piste ciclabili, la rete ottica può diventare un sistema di sorveglianza in tempo reale”,spiega Pierpaolo Boffi, docente al Politecnico di Milano.

Sensing Net, progetto coordinato da Open Fiber con Francesco Carpentieri e Marianna Hovsepyan, ha già visto applicazioni su reti reali di Open Fiber, dimostrando che con soluzioni a basso costo e ridotto consumo energetico si può garantire non solo la sicurezza della rete, ma anche la resilienza delle infrastrutture civili.

TeleSmEG: telecomunicazioni ed energia insieme

Il sesto progetto, TeleSmEG, integra telecomunicazioni ed energia per creare una sala di controllo nazionale delle smart grid. L’idea, spiega Fabrizio Brasca di WindTre coordinatore del progetto, è raccogliere e processare dati in tempo reale grazie a fibra e 5G, con il supporto di soluzioni edge. “L’obiettivo – spiega Tommaso Pecorella dell’Università di Firenze – è sviluppare una sala di controllo capace di integrare comunità energetiche e sistemi di storage con soluzioni affidabili e a bassa latenza”.

Oltre Restart: un ecosistema che punta all’Europa

L’idea di dare vita a un ecosistema innovativo che unisce università, startup, imprese e territori è la scintilla che ha dato vita in Italia al programma Restart (RESearch and innovation on future Telecommunications systems and networks). Ma il progetto è ormai all’ultimo dei tre anni per i quali ha ricevuto i finanziamenti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e vorrebbe adesso camminare sulle proprie gambe “scalando” in una dimensione non soltanto italiana, ma europea. “Per contribuire a costruire un mercato unico delle telecomunicazioni entro il 2028 – conclude Capone – come recentemente auspicato dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen”.

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