Il tema del digital divide è tornato al centro delle strategie del settore telco e dell’economia digitale. In uno scenario in cui lo sviluppo industriale e il rilancio economico del Paese passano anche per la diffusione di connettività veloce, stabile e ubiqua, la mancata copertura delle reti a banda larga resta un ostacolo concreto. Ecco perché l’inclusione del canale satellitare come soluzione ibrida — a supporto di fibre ottiche e 5G terrestri — assume un ruolo strategico. Studi recenti evidenziano che le tecnologie satellitari in orbita bassa (Low Earth Orbit – Leo) potrebbero servire milioni di utenti in più e ridurre sensibilmente i sussidi pubblici richiesti per infrastrutture convenzionali.
In questo contesto il digital divide non è più solo un fenomeno sociale o territoriale: diventa un rischio per la competitività delle imprese, per la crescita delle aree interne e per la capacità del Paese di partecipare pienamente alla trasformazione digitale globale. Occorre pertanto un approccio articolato che ponga al centro non solo la connessione tecnologica, ma anche l’alfabetizzazione digitale, le competenze e la regolamentazione di settore.
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Che cos’è il digital divide e perché è un ostacolo per la crescita delle imprese
Il concetto di digital divide indica il divario che si crea tra chi ha accesso a tecnologie digitali e connettività adeguata e chi invece è escluso o parzialmente servito. Questo dislivello può riguardare tre dimensioni principali: l’accesso fisico alla rete, le competenze digitali delle persone e delle imprese, e la capacità di trarre vantaggio dalle tecnologie (la cosiddetta “benefit divide”).
Nel contesto industriale e delle piccole e medie imprese, la presenza di connessioni lente, poco stabili o assenti rappresenta un freno concreto. Non si tratta solo di non poter attivare un sito web o utilizzare la posta elettronica: è la difficoltà ad adottare soluzioni cloud, l’impossibilità di partecipare a processi collaborativi, la fragilità rispetto alla concorrenza internazionale. Di conseguenza, il digital divide diventa un fattore che penalizza la crescita economica, la creazione di nuove imprese e la trasformazione digitale del tessuto produttivo.
Le tipologie di digital divide e le loro conseguenze
La prima tipologia è quella dell’accesso: aree rurali, territori montani o isolati spesso non dispongono di fibra o reti mobili avanzate. In questi casi l’infrastruttura costosa per abitante rende poco redditizio il tradizionale approccio verso la rete. La seconda dimensione è la competenze e utilizzo: possedere la connessione non basta, se non si ha la capacità di sfruttarla. La terza riguarda i benefici: anche chi accede e utilizza può comunque non trarre pieno vantaggio se non è integrato in processi digitali avanzati.
Le conseguenze per imprese e territori sono multiple: bassi livelli di produttività, impossibilità di innovazione, minore attrattività per investimenti esterni, rischio di fuga di imprese verso aree meglio servite. Inoltre, la mancanza di accesso digitale profondo penalizza anche l’adozione di tecnologie emergenti, limita la partecipazione alle catene globali del valore, e incrementa il divario fra imprese “digitalizzate” e non.
Il digital divide è solo un problema italiano?
Non affatto. Anche a livello europeo persistono differenze significative. Secondo il rapporto della Vodafone Group, il divario di competenze digitali e copertura può costare fino a 1,3 bilioni di euro di Pil all’Europa entro il 2033. Un’analisi della Commissione europea segnala che circa il 44% degli adulti nell’Unione non possiede competenze digitali di base, e in molte regioni rurali o remote la copertura 5G o gigabit è ancora lontana. Quindi il digital divide è un fenomeno strutturale, che riguarda più Paesi, e richiede risposte coordinate su scala nazionale e comunitaria.
Per l’Italia, caratterizzata da aree geografiche eccessivamente differenziate in termini di infrastrutture e densità di popolazione, il digital divide assume contorni particolarmente rilevanti. Le imprese nel Mezzogiorno, nelle zone montane, nelle isole minori restano più vulnerabili. In questo quadro la connessione satellitare emerge non come alternativa esclusiva, ma come soluzione ibrida e complementare, per colmare i “buchi” infrastrutturali.
Le sfide del digital divide per il mondo del business
L’impatto del digital divide sul mondo dell’impresa si manifesta su più fronti. Non solo rallenta l’adozione di nuovi modelli, ma compromette la competitività su scala globale. Le aziende che non possono contare su una connettività adeguata restano escluse dalla trasformazione digitale, e risultano meno resilienti di fronte ai cambiamenti di mercato.
Impatto su produttività e competitività aziendale
Una rete lenta o instabile influisce negativamente sul tempo di risposta, sulla capacità di gestire processi digitali, sulla comunicazione con clienti e fornitori, sull’efficienza interna. In tal modo, le imprese vedono ridursi la propria capacità innovativa e la possibilità di crescere. Inoltre, la differenza fra territori ben connessi e meno ben connessi tende ad accentuarsi, generando una concentrazione della crescita nei poli urbani e atrofizzando le aree interne.
Il digital divide ostacola l’adozione dell’intelligenza artificiale e del cloud per le pmi
Per le Pmi, in particolare, l’adozione di tecnologie come il cloud computing, l’intelligenza artificiale o l’Internet of Things richiede una connessione stabile, con latenze contenute e capacità di gestire grandi flussi di dati in upload e download. In aree dove la rete non consente queste prestazioni, l’adozione di questi modelli rimane bloccata. Ciò significa che il digital divide diventa anche un freno concreto all’innovazione delle Pmi e alla loro partecipazione alla quarta rivoluzione industriale.
I costi nascosti del digital divide per le aziende
I costi non sono solo immediati e visibili (maggiore latenza, ridotta banda), ma si estendono in termini di minori opportunità, rischi maggiori di obsolescenza, costi più elevati per gestire l’inefficienza. Imprese che operano in zone debolmente connesse possono dover investire in soluzioni alternative più costose, possono avere difficoltà a servire clienti digitali o a integrare catene di fornitura internazionali. Inoltre la reputazione aziendale e la capacità di attrarre talenti sono penalizzate se la zona non offre servizi digitali adeguati. Nel lungo termine, queste condizioni riducono la capacità di investimento nell’innovazione e di crescita dei fatturati.
In questo quadro, la connessione non è solo un costo operativo: è un fattore strategico. Le aziende attente a questo aspetto investono in infrastrutture, cercano modelli ibridi, valutano la connessione satellitare come complemento. Per i gestori di rete e per i decisori pubblici diventa fondamentale comprendere che garantire banda larga stabile e ubiqua non è solo un tema sociale: è un tema industriale e di competitività.
Strategie e soluzioni per colmare il divario digitale
Colmare il digital divide richiede una strategia integrata che comprenda infrastrutture, competenze, regolamentazione e modelli di business collaborativi. Non si tratta solamente di posare fibre o installare torri 5G: serve una pensata sistemica che includa anche l’innovazione tecnologica, la digitalizzazione delle imprese e la partecipazione delle istituzioni.
Investire in infrastrutture digitali e connettività
L’investimento nelle infrastrutture resta la base. In particolare, le soluzioni ibride che combinano fibra ottica, 5G e accesso satellitare sono diventate fondamentali. Ad esempio, la linea dell’European Commission segnala che la “convergenza tra reti terrestri e non terrestri” rappresenta un’opportunità concreta per colmare il digital divide.
In molte aree difficilmente raggiungibili, il modello satellitare può risultare più efficace in termini di costo-beneficio rispetto al solo investimento in fibra, soprattutto in territori sparsi e montani. Una ricerca per conto di Amazon ha evidenziato che l’uso di costellazioni Leo potrebbe servire fino a 4,2 milioni di utenti in sette Stati Ue e ridurre fino a 26 miliardi di euro di sussidi rispetto alla fibra tradizionale.
Tuttavia è fondamentale che le infrastrutture siano accompagnate da regolamentazione adeguata, accesso allo spettro, semplificazione burocratica e voucher per supportare l’adozione delle tecnologie.
Promuovere l’alfabetizzazione e le competenze digitali
La connettività è condizione necessaria ma non sufficiente. Occorre che cittadini, imprese, lavoratori sviluppino competenze digitali di base e avanzate. Secondo un policy brief europeo solo il 55,6% degli adulti possiede attualmente competenze digitali di base.
L’investimento in formazione, supporto alle Pmi per l’adozione di tecnologie digitali, campagne di inclusione per le fasce più vulnerabili — anziani, persone in zone remote — sono tutti elementi indispensabili. Solo in questo modo la rete diventa effettivamente un fattore di emancipazione e crescita, e non un semplice servizio infrastrutturale.
Le aziende devono considerare la formazione interna e collaborare con università, centri di ricerca e operatori telco per ampliare le competenze digitali del proprio organico.
Il ruolo delle istituzioni e delle aziende per un futuro inclusivo
Le istituzioni pubbliche e le aziende del settore telco devono svolgere un ruolo proattivo. I governi devono predisporre politiche che favoriscano la diffusione della connettività, incentivino l’adozione di tecnologie, promuovano l’accesso attraverso voucher, contributi e regolamentazioni favorevoli. Il rapporto Vodafone sottolinea come il digital divide rappresenti una vulnerabilità strategica per l’Europa.
Le telco, i provider, le aziende tecnologiche devono fare la loro parte con modelli di rete ibridi, tariffazione accessibile, soluzioni satellitari dove necessario, e collaborazioni pubblico-private. Le imprese invece devono integrare la dimensione della connettività e dell’innovazione digitale nella propria strategia.
Infine, la governance locale — regioni, città, comunità — può adottare modelli di hub digitali, spazi di supporto per imprese e cittadini, e modulare soluzioni su scala territoriale per ridurre le disuguaglianze. Come indicato dal policy brief dell’Ue, “colmare il digital divide non è solo una sfida tecnica: è sociale, economica e urbana”.
In conclusione, il digital divide per le imprese non è più solo un ostacolo geografico: è un fattore che può compromettere interi sistemi produttivi e territoriali. La connessione satellitare, inserita in un modello strategico misto, può essere una leva decisiva per garantire che ogni azienda e ogni cittadino abbia accesso a una connettività stabile. Allo stesso tempo, solo una politica integrata di infrastrutture, competenze e regolamentazione potrà trasformare questo accesso in reale crescita economica e inclusione digitale.