Le materie prime critiche sono essenziali per il settore delle telecomunicazioni, data la loro necessità nella produzione di dispositivi avanzati, dagli smartphone alle fibre ottiche fino alle componenti per le reti 5G. La loro criticità è legata non solo alla scarsità di alcuni elementi in natura, ma a fattori di rischio legati all’approvvigionamento e a problemi geopolitici – questioni che hanno già spinto l’Ue ad agire per diversificare le fonti e promuovere l’economia circolare. Oggi è la Federazione Anie, aderente a Confindustria, a lanciare l’allarme sulle materie prime critiche: le recenti crisi globali – dalla pandemia ai conflitti internazionali – hanno messo a nudo la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento industriali.
In Italia, le materie prime critiche contribuiscono alla produzione industriale delle imprese tecnologiche che Anie rappresenta per oltre 60 miliardi di euro, rendendo il sistema manifatturiero particolarmente esposto ai rischi geopolitici.
In questo contesto, il settore elettrotecnico ed elettronico – strategico per la doppia transizione digitale e sostenibile – risulta tra i più esposti, data la sua dipendenza da materiali ad alto contenuto tecnologico difficilmente sostituibili.
Indice degli argomenti
Materie prime critiche, lo scenario
Per contrastare la dipendenza dalle importazioni extra-Ue, la Commissione europea ha pubblicato il Reg. 2024/1252/Ue sulle materie prime critiche, ovvero il Regolamento Critical Raw Materials, che punta a garantire l’autonomia strategica nelle materie prime critiche con obiettivi chiari da raggiungere entro il 2030: estrarre almeno il 10% delle materie prime critiche all’interno dell’Ue; raffinarne il 40% sul territorio europeo; riciclarne al minimo il 15%.
Inoltre, l’Italia nel 2025 ha approvato il Programma nazionale di esplorazione mineraria, affidato al Servizio Geologico d’Italia dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Con 14 progetti già attivi e un investimento iniziale di 3,5 milioni di euro, il Piano intende mappare e valorizzare le risorse minerarie del Paese, attrarre investimenti e ridurre la dipendenza esterna.
Attualmente le risorse strategiche – come litio, rame e terre rare – sono concentrate in pochi Paesi, in particolare Cina e Repubblica Democratica del Congo, rendendo l’intera transizione energetica e digitale europea più fragile.
La risposta delle imprese italiane
In questo scenario instabile, le imprese italiane non sono rimaste passive: molte hanno già messo in campo soluzioni concrete per, almeno, contenere i rischi di approvvigionamento.
Secondo un’indagine realizzata da The European House – Ambrosetti e Anie Confindustria, nell’ambito dello studio“Verso una nuova competitività industriale europea: Il ruolo strategico dell’Elettrotecnica e dell’Elettronica”, le imprese del settore elettrotecnico ed elettronico stanno reagendo in modo proattivo: circa il 70% degli associati Anie ha adottato la diversificazione dei mercati di fornitura; il 49% ha investito nel potenziamento dei magazzini e nella gestione strategica delle scorte; mentre il 38% ha avviato un percorso di revisione di prodotti o processi produttivi.
Cinque azioni per la resilienza
Per limitare i rischi legati alla supply chain delle materie prime critiche, ci sono precise strategie che le filiere possono adottare, dalle tecnologie digitali al riciclo avanzato. Le principali azioni evidenziate da Anie includono l’uso di tecnologie predittive e modelli digital twin per ottimizzare la logistica; collaborazioni verticali con i fornitori per attività di ricerca e sviluppo; ricerca di materiali alternativi meno esposti ai rischi geopolitici; recupero di materiali da scarti industriali e prodotti dismessi; investimenti in impianti di riciclo avanzato, anche in collaborazione con enti locali e università.
Economia circolare come leva strategica
Per Anie, la transizione verso un modello più circolare non è solo un imperativo ambientale, ma una risposta concreta alla scarsità di risorse critiche. L’economia circolare può ridurre drasticamente la dipendenza dall’estero, ma per essere efficace servono incentivi stabili, anche per le pmi, e procedure semplificate per le attività di recupero.
È cruciale, inoltre, la creazione di un mercato europeo delle materie prime seconde, sostenuto da un quadro normativo coerente e da meccanismi fiscali premiali che favoriscano il recupero delle materie critiche rispetto all’uso di risorse vergini, incentivando così la circolarità lungo l’intera filiera.
Materie prime critiche: l’appello di Anie
Accanto all’energia, una criticità strategica spesso sottovalutata riguarda le materie prime non energetiche, sempre più difficili da reperire, ma essenziali per i processi industriali avanzati. Secondo i dati raccolti tra gli associati Anie, il 55,6% delle imprese ha difficoltà strutturali nel reperirle; oltre il 60% è preoccupato per la dipendenza dall’estero di metalli industriali quali rame e alluminio, litio; il 58% ha avuto problemi con l’approvvigionamento di componentistica elettronica; circa il 40% si dichiara preoccupato per la dipendenza dall’estero per la fornitura di componentistica e tecnologie avanzate.
Le aziende italiane dell’elettrotecnica e dell’elettronica sono pronte a fare la loro parte, ma chiedono con forza un quadro normativo e finanziario che consenta di tradurre le strategie in azioni concrete e strutturali. Tra le principali proposte: incentivi alla diversificazione e al reshoring di componenti strategici; snellimento delle autorizzazioni per riciclo ed estrazione; investimenti in ricerca su materiali alternativi e tecnologie circolari; stipula di accordi industriali con Paesi strategici per gli approvvigionamenti; strumenti finanziari dedicati alle pmi per rafforzare la loro presenza nelle nuove filiere resilienti.
“Non possiamo più permetterci di dipendere da filiere fragili concentrate in poche aree del mondo”, dichiara Filippo Girardi, Presidente Anie Confindustria. “Il settore elettrotecnico ed elettronico è pronto a fare la sua parte e accogliamo con favore l’approvazione del Programma nazionale di esplorazione mineraria come primo passo importante. Ma è fondamentale che le istituzioni sostengano questo sforzo con politiche industriali coraggiose, investimenti nella transizione circolare e strumenti concreti per rafforzare l’autonomia tecnologica del Paese”.
“«”Le catene europee di approvvigionamento sono fortemente dipendenti da Paesi esteri per forniture strategiche alla transizione sostenibile e digitale: una vulnerabilità che mette a rischio la competitività del nostro continente”, dichiara Valerio de Molli, Managing Partner & Ceo di The European House Ambrosetti. “Per questo motivo, lo Studio Strategico realizzato insieme ad Anie evidenzia come la resilienza delle supply chain sia una delle leve decisive per rafforzare la base industriale europea. Il Critical Raw Materials Act ha introdotto obiettivi vincolanti, ma i progressi sono ancora troppo lenti. È quindi indispensabile accelerare, sviluppando una vera economia circolare europea e stipulando accordi industriali con Paesi strategici, perché senza sicurezza negli approvvigionamenti la doppia transizione rischia di rimanere incompiuta”.
Materie prime critiche, a che cosa servono?
Le materie prime critiche sono materiali di strategica importanza economica per l’Europa, essenziali per il funzionamento e l’integrità di una vasta gamma di ecosistemi industriali e cruciali per la transizione digital e green. Ma allo stesso tempo sono materia ad alto rischio di fornitura in un momento in cui la domanda sta schizzando a livelli mai visti prima.
L’Ue stima, per esempio, che al 2030 l’Europa avrà bisogno di 18 volte più litio e 5 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali per la fabbricazione di batterie per veicoli elettrici e stoccaggio di energia. Nel 2050, questo fabbisogno crescerà a 60 volte più litio e 15 volte più cobalto rispetto ai livelli attuali. Per il neodimio, già nel 2025 potrebbero servire 120 volte l’attuale domanda dell’Unione europea.
La Ue ha individuato 34 materie critiche: per le 17 considerate strategiche si prevede una crescita esponenziale in termini di approvvigionamento, che hanno esigenze di produzione complesse e sono quindi esposte a un rischio più elevato di problemi di approvvigionamento. Tra le materie prime critiche strategiche rientrano le cosiddette terre rare ovvero metalli presenti nella tavola periodica degli elementi chimici, le cui proprietà magnetiche e conduttive ne permettono l’utilizzo in svariati ambiti. Dall’industria elettronica e tecnologica a quella aeronautica e militare.































































