Nell’era del 5G, dell’intelligenza artificiale e dell’automazione, la vera innovazione digitale può essere scatenata solo in presenza di infrastrutture di rete adeguate. Infrastrutture che, come tutti sanno, richiedono enormi investimenti a lungo termine, rispetto ai quali – quanto meno in Italia – le telco fanno sempre più fatica a sostenere.
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Labriola, Tim: “Il modello economico attuale è insostenibile”
“L’ecosistema ha un solo soggetto che paga i conti per tutti: gli operatori”. Non usa mezzi termini Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim. “Lavoriamo in un sistema in cui tutti gli attori – dai produttori di apparati, ai costruttori di reti in fibra e torri, fino ai produttori di smartphone e agli Stati che vendono le frequenze – dipendono dal lavoro degli operatori di rete, che però sono schiacciati da un modello economico insostenibile visto che la somma di tutti questi costi non è coperta dai ricavi generati dai servizi venduti ai clienti”.
Labriola è intervenuto a “Imagine Italy: Changing the Game“, un evento dedicato alla filiera delle telecomunicazioni organizzato da Ericsson Italia e di scena oggi Milano. “Se saltano gli operatori”, ha continuato il numero uno di Tim oltre che presidente di Asstel, “possiamo dire addio a Cloud, intelligenza artificiale e IoT. E con loro a tutto il processo di digitalizzazione”. L’aggravante è che per Labriola non si parla di uno scenario globale, ma di un problema continentale, “perché le fattispecie che descrivo non esistono in mercati come Usa, India, Brasile e Cina”.
Il tema è quello su cui batte spesso l’amministratore delegato di Tim: il consolidamento del comparto in Italia e in Europa. “Se quei Paesi contano al massimo tre operatori ciascuno, bisogna chiedersi se ha senso averne un centinaio in Europa. Ma non è l’unica criticità, c’è anche uno squilibrio tra le norme che regolano il settore, specie da quando ci troviamo a operare su due dimensioni differenti, quella fisica e quella digitale. Noi lavoriamo rispondendo a leggi comunitarie che riguardano prevalentemente il mondo fisico, dovendo però competere con player – penso ovviamente agli Ott – che invece fanno riferimento a norme globali pensate per il mondo digitale”.
Come agire dunque per sostenere gli investimenti? Labriola ha ricordato come i prezzi italiani per il 5G a “9,90 euro contro i 40-50 dollari degli Stati Uniti” siano tra i più bassi al mondo, rendendo “politicamente difficile ma economicamente necessario” un riallineamento, visto che l’equazione, in qualche modo, deve essere bilanciata. “Gli operatori di telecomunicazioni sono tra i maggiori spender di energia, per quale motivo non siamo considerati energivori potendo godere quindi di alcune detrazioni di carattere fiscale?”, ha domandato il manager.
“La digitalizzazione è alla base dello sviluppo economico e sociale”, ha ribadito Labriola, “ma senza operatori di telecomunicazioni non può esistere. O si modificano le regole per consentire un ritorno sugli investimenti, o l’unica alternativa sarà la nazionalizzazione del settore, che oggi nessuno Stato europeo potrebbe permettersi. L’importante”, ha chiosato il manager, “è agire rapidamente. Il rischio è che il nostro sistema economico perda investimenti e piani di sviluppo che arrivano dall’estero. Siamo ancora in tempo ma dobbiamo decidere in fretta, le strategie attendiste non pagano più”.
Levi, Iliad: “Occorrono trasparenza e una chiara politica industriale”
Tra gli ospiti dell’evento Ericsson c’era anche Benedetto Levi, amministratore delegato di Iliad Italia, che ha innanzitutto ricordato come si è evoluta l’offerta della compagnia low cost nel mercato tricolore in sette anni di attività. “Abbiamo puntato sulla costruzione di un rapporto di trasparenza totale con i nostri stakeholder, oltre che con i nostri clienti. Oggi, nell’ottica di superare le difficoltà che deve affrontare il settore, crede sia fondamentale estendere questo rapporto di fiducia e collaborazione anche tra pubblico e privato. Siamo chiamati a sostenere spese infrastrutturali rilevanti, e per questo deve esserci una chiara politica industriale, che che permetta di massimizzare il ritorno sugli investimenti”, ha detto Levi.
”Sul rinnovo delle frequenze, per esempio è fondamentale che non si scelga di andare a congelare rendite di posizione, quindi con un rinnovo tout-court, ma si proceda in modo da permettere di garantire una concorrenza sana tra tutti gli attori”. Più specificamente, per quanto riguarda le richieste di esborso agli operatori non bisogna ripetere gli errori del 2018, “richiedendo uscite di cassa nel brevissimo termine, che vanno poi a scapito di investimenti sul medio e sul lungo termine. Occorre garantire agli operatori delle condizioni tali per cui questi investimenti vengano poi espressi”, ha chiarito Levi, auspicando “un level playing field per tutti gli operatori, in Italia come in Europa”.
Hanssen, WindTre: “Gli investimenti si sostengono con prezzi dei servizi adeguati”
Di investimenti ne sa qualcosa WindTre, che negli ultimi anni ha lavorato alacremente per mettere a punto la prima rete 5G Standalone italiana, lanciata ufficialmente proprio qualche giorno fa. “Costruire una rete di questo tipo, però, richiede grandi risorse per realizzare torri, infrastrutture e gestire la manutenzione” ha puntualizzato Benoit Hanssen, co-ceo di WindTre. “È uno sforzo che deve essere sostenuto dal mercato con prezzi adeguati dei servizi, ma anche da una regolamentazione equa ed efficace, se vogliamo che gli operatori continuino a garantire qualità e innovazione”.
I casi d’uso, del resto, non mancano, ed è sulla base delle revenue che possono generare, anche nel medio termine, che gli operatori dovrebbero programmare interventi e attivare partnership strategiche. “Pensiamo, per esempio, a uno stadio durante un grande evento”, ha continuato Hanssen, “con centinaia di migliaia di persone connesse contemporaneamente, servizi di pagamento, trasmissioni video, comunicazioni di emergenza. Solo il 5G Stand Alone è in grado di gestire simultaneamente queste esigenze, ciascuna con le sue specifiche caratteristiche per ogni servizio richiesto”.
Gasparroni, Fastweb+Vodafone: “Puntare su use case concreti”
Anche Fastweb+Vodafone ha già cominciato a lavorare per tradurre in opportunità di business concrete le potenzialità del 5G. “Abbiamo realizzato 16 reti private aziendali che stanno dimostrando chiaramente i benefici che si possono ottenere non solo in termini di efficacia delle operations, ma pure sul fronte dei ricavi: uno studio condotto insieme a Ericsson mette in evidenza una crescita del 19% delle revenue nelle organizzazioni che hanno implementato questo tipo di soluzione”, ha raccontato Max Gasparroni, chief technology officer di Fastweb+Vodafone.
“Ecco perché ci vogliamo focalizzare su use case concreti, sfruttando le logiche che hanno trovato riscontro in mercati dove la trasformazione è già iniziata. Un esempio? Ho avuto la fortuna di visitare un Paese asiatico dove il primo operatore di telecomunicazioni ha avviato una partnership con un gestore dell’infrastruttura elettrica: sfruttando la tecnologia 5G sono stati applicati circa 20mila sensori IoT alla rete e più o meno la metà nelle abitazioni dotate di pannelli solari che concorrono ad alimentarla. Si è riusciti in questo modo a generare una rappresentazione digitale dello stato del network in real time”, ha detto Gasparroni. “Ora, quando si verifica un guasto, l’operatore isola la rete soltanto nella porzione interessata, il che permette di ridurre l’impatto dei disservizi del 30%. Ma è solo l’inizio: grazie ai 10mila sensori applicati agli impianti domestici, sono stati costruiti modelli predittivi in grado di analizzare e prevedere le performance pannelli. Il risultato? L’energia solare che prima andava sistematicamente dispersa ora viene incanalata nella rete, il che ha determinato un aumento del 109% delle risorse disponibili”.
Naturalmente, per portare in Italia casi simili, anche per Gasparroni “è essenziale diminuire le frammentazioni del mercato e istituire regole trasparenti tra telco e Ott, puntando alla costruzione di un ecosistema fondato su quattro pilastri: AI, cloud sovrano, cybersecurity e infrastruttura intelligente”.



































































