La discussione sulle reti private industriali evidenzia come la domanda delle imprese italiane stia cambiando, assumendo forme più complesse e più mirate rispetto al passato. Le aziende non cercano soltanto connessioni affidabili, ma infrastrutture integrate che permettano di gestire operazioni critiche, tutelare la sicurezza dei lavoratori e sperimentare nuovi servizi ad alto valore aggiunto. L’intervento, in occasione del Convegno organizzato dall’Osservatorio 5G & Connected Digital Industry al Politecnico di Milano, di Susanna Jean — Responsabile Marketing 5G Vertical & IoT di TIM Enterprise — mette in luce questa trasformazione, focalizzandosi non sulle tecnologie in sé ma sugli approcci, sulle logiche decisionali e sui processi di co-progettazione che caratterizzano i progetti industriali più avanzati.
Indice degli argomenti
Safety e mission critical: perché le reti private diventano un asset industriale
Uno dei punti più rilevanti dell’intervento riguarda la crescente attenzione delle imprese ai temi della safety e delle applicazioni mission critical. Jean sottolinea che molti progetti nascono all’interno di contesti in cui la sicurezza non è un’opzione ma una necessità strutturale. Le reti private industriali permettono infatti di garantire continuità, isolamento delle comunicazioni e capacità di gestione in tempo reale, caratteristiche fondamentali quando i processi coinvolgono ambienti complessi o situazioni potenzialmente rischiose.
Nel corso del suo intervento, Jean spiega che molte organizzazioni stanno valutando l’evoluzione dei propri sistemi verso soluzioni più moderne, anche come alternativa alle reti professionali tradizionalmente utilizzate per la sicurezza e il coordinamento operativo. Le aziende cercano maggiore affidabilità, bassa latenza e una gestione flessibile delle priorità di rete; elementi che, secondo la manager, diventano decisivi quando si progettano applicazioni come il monitoraggio di aree sensibili, le comunicazioni di emergenza o la gestione di veicoli autonomi.
Il tema non è meramente tecnologico, ma riguarda soprattutto la necessità di creare standard di sicurezza più avanzati, capaci di sostenere processi produttivi più complessi e automazioni distribuite.
Soluzioni su misura: una domanda sempre più specifica e settoriale
Jean evidenzia che uno dei tratti più caratteristici dei progetti industriali riguarda la necessità di soluzioni tailor-made, progettate sulla base delle esigenze reali delle imprese. «Le aziende ci chiedono soluzioni cucite sui loro processi», afferma la manager, sottolineando che non esiste una configurazione unica in grado di rispondere a scenari così diversificati.
Questa esigenza di personalizzazione è legata al fatto che i contesti industriali differiscono profondamente tra loro. Processi logistici, stabilimenti produttivi, infrastrutture critiche e impianti multisito hanno esigenze molto differenti in termini di copertura, scalabilità, sicurezza e disponibilità del servizio.
Per questo, spiega Jean, la progettazione delle reti private industriali richiede un coinvolgimento simultaneo di più funzioni aziendali. Le decisioni non vengono prese esclusivamente dall’IT o dall’OT, ma emergono da un confronto con i reparti operativi, con le direzioni di stabilimento e con le funzioni di sicurezza. È proprio questa pluralità di interlocutori che spiega la varietà dei progetti e la necessità di un approccio di co-progettazione.
Droni, mobilità verticale e reti ibride: quando la sperimentazione diventa un prerequisito
L’intervento di Jean include un caso particolarmente significativo: la sperimentazione del trasporto di materiali tramite droni cargo, sviluppata in collaborazione con un Competence Center e con un fornitore di soluzioni aeronautiche. Il progetto, citato nella trascrizione, mostra come le reti private industriali non siano soltanto una risposta a esigenze mature, ma anche un terreno di sperimentazione per applicazioni in evoluzione.
Jean racconta che il test ha richiesto l’utilizzo di un’architettura ibrida, in grado di combinare componenti di rete pubblica e privata per fornire copertura, controllo e affidabilità lungo tutto il percorso del drone . La manager spiega inoltre che la sperimentazione ha permesso di dimostrare la capacità della rete di supportare applicazioni che integrano mobilità verticale, automazione e comunicazioni avanzate.
Il valore del progetto non risiede solo nell’uso dei droni, ma nella logica sperimentale che lo caratterizza. Jean sottolinea come la possibilità di testare rapidamente applicazioni emergenti rappresenti un elemento determinante: le imprese non vogliono investire in tecnologie immature senza prima verificarne l’impatto reale su processi, sicurezza e operatività.
Il ruolo dei Competence Center e la necessità di ambienti neutrali per la sperimentazione
Secondo Jean, la collaborazione con i Competence Center universitari e industriali rende possibile una fase preliminare di verifica che riduce i rischi e accelera l’adozione. Questi centri diventano spazi “neutrali”, utili a testare soluzioni prima di inserirle in produzione. La manager spiega che molte imprese preferiscono validare architetture ibride, meccanismi di prioritizzazione del traffico o modelli di controllo remoto in ambienti protetti prima di estenderli ai propri siti reali.
L’importanza dei Competence Center è legata alla possibilità di valutare performance, sicurezza e continuità senza impattare sulla continuità operativa delle organizzazioni. Questa fase consente inoltre di sviluppare un linguaggio comune tra provider, imprese e reparti tecnici, elemento spesso determinante nella progettazione delle reti private industriali.
Jean evidenzia che la sperimentazione non è un lusso, ma una condizione indispensabile per garantire che le reti possano supportare in modo affidabile applicazioni critiche che coinvolgono persone, macchinari e processi distribuiti.
Reti private industriali come terreno di integrazione tra IT, OT e business
Uno dei punti più incisivi dell’intervento riguarda l’evoluzione del processo decisionale interno alle aziende. Jean sottolinea che i progetti più avanzati coinvolgono sempre più spesso IT, OT e funzioni di business in un percorso condiviso. La complessità delle applicazioni e la necessità di garantire sicurezza e continuità richiedono che la rete venga vista come un asset strategico, non semplicemente come un’infrastruttura tecnica da approvvigionare.
Nel caso delle reti private industriali, questa integrazione è fondamentale. La manager spiega che l’efficacia delle applicazioni mission critical dipende dalla capacità di definire requisiti condivisi, scegliere tecnologie adeguate e coordinare competenze diverse. Quando questo allineamento avviene, le reti diventano strumenti per ripensare processi, ridurre rischi operativi e abilitare innovazioni complesse.
Una domanda più matura e più articolata
L’intervento di Susanna Jean mostra come le reti private industriali stiano entrando in una fase di maturazione. Le imprese non chiedono solo copertura o performance, ma garanzie, affidabilità, adattabilità e integrazione.
Le considerazioni della manager non descrivono un mercato lineare, ma un ecosistema in cui coesistono esigenze differenti: dalle applicazioni di sicurezza alla sperimentazione con droni, dalla gestione di siti distribuiti alla costruzione di architetture ibride in cui pubblico e privato si completano.
La prospettiva offerta da Jean permette di leggere le reti private industriali come un ambito strategico, in cui tecnologia e processi operativi si intrecciano per rispondere a sfide che richiedono soluzioni sempre più avanzate e sempre più personalizzate.









