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5G Standalone per le operazioni ad alta criticità: l’esperienza di Saipem



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L’Ict Program Manager racconta come l’azienda abbia adottato una rete privata 5G SA per supportare attività in scenari industriali complessi. La soluzione, testata in produzione in un sito del Sud-est asiatico, risponde a esigenze di sicurezza, affidabilità e superamento dei limiti delle tecnologie precedenti

Pubblicato il 26 nov 2025



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Il 5g standalone rappresenta una delle evoluzioni più rilevanti delle reti mobili industriali. La sua adozione non dipende soltanto dalla disponibilità tecnologica, ma soprattutto dalla capacità di rispondere a esigenze operative specifiche, come sicurezza, continuità del servizio e gestione in tempo reale. L’esperienza presentata da Fernando Tamani, ICT Program Manager di Saipem, offre un punto di vista diretto su come una grande realtà internazionale interpreti questa tecnologia, affidandole un ruolo centrale in un percorso di trasformazione nato da necessità concrete e operative.

Sicurezza come leva iniziale: l’origine della scelta tecnologica

Tamani chiarisce fin dall’inizio che il punto di partenza non è stato un interesse teorico per il 5G, ma una necessità operativa. Saipem, spiega, opera «in contesti internazionali estremi» e il «casus belli è stato il tema della sicurezza sul lavoro». Le condizioni ambientali e la complessità delle attività richiedevano una modalità diversa di supervisione, comunicazione e coordinamento.

Il tema della sicurezza, sottolinea il manager, ha costretto l’azienda a rivedere la propria architettura di connettività, perché i sistemi precedenti non garantivano più i livelli di affidabilità e controllo necessari. Qui emerge un passaggio cruciale del suo intervento: la trasformazione tecnologica non è stata spinta da una logica di adozione anticipata, ma dalla ricerca di strumenti più robusti, scalabili e controllabili, in grado di migliorare condizioni operative che coinvolgono direttamente lavoratori e infrastrutture critiche.

Dallo scouting alla decisione: perché il 5g standalone è diventato la tecnologia principale

Per affrontare le esigenze emerse, Saipem ha avviato un percorso di scouting tecnologico approfondito. Tamani afferma che questo lavoro ha portato a individuare nel 5G privato «la tecnologia principale» per rispondere alle necessità operative dell’azienda.

La scelta non è stata orientata da un desiderio di adottare soluzioni avveniristiche, ma dalla consapevolezza che i contesti estremi richiedono:

latenza minima, per supportare attività in tempo reale;

affidabilità elevata, perché l’interruzione di servizio può avere conseguenze operative e di sicurezza;

isolamento e controllo della rete, soprattutto in siti in cui la connettività pubblica non è sufficiente o non può essere considerata una garanzia.

Questi tre fattori, richiamati implicitamente nelle parole di Tamani, rappresentano le caratteristiche che differenziano il 5g standalone rispetto ad altre forme di connettività: non dipende da una core network 4G, non è un’estensione di reti esistenti e permette di impostare parametri di performance più stringenti e più adatti ai processi industriali.

“Uscire dai PowerPoint”: il passaggio al test reale

Uno dei momenti più significativi dell’intervento riguarda la volontà dichiarata di superare la fase teorica. Tamani afferma: «abbiamo deciso che bisognava uscire dai PowerPoint e realizzare concretamente qualcosa» .

Il riferimento non è retorico: evidenzia la distanza tra ciò che spesso accade nella discussione sulle nuove tecnologie e la realtà delle implementazioni operative. Per Saipem, infatti, la validità del 5g standalone non poteva essere misurata tramite modelli o simulazioni, ma solo attraverso test in condizioni reali, con dispositivi, operatori e processi effettivamente in funzione.

Questa scelta colloca l’azienda nel quadrante Development Playground, come osserva lo stesso Tamani, ovvero nella fase in cui la sperimentazione non è solo una possibilità ma un’attività sistematica. I test non servono a validare un concetto astratto, ma a verificare se la tecnologia è in grado di sostenere processi critici con la stabilità richiesta.

Una rete 5G SA in un sito del Sud-est asiatico: testare nei contesti più complessi

Il percorso di sperimentazione è culminato nella realizzazione di una rete privata 5G standalone in un sito di produzione nel Sud-est asiatico, come riportato da Tamani: «Lo abbiamo fatto realizzando una rete privata 5G standalone (SA), testando situazioni live e portandolo in un sito di produzione nel Sud-est asiatico» .

Questo passaggio è particolarmente rilevante perché:

– i siti internazionali di Saipem operano in ambienti difficili, spesso isolati, con condizioni meteo o infrastrutturali complesse;

– la rete deve assicurare continuità anche quando l’accesso a risorse esterne è limitato;

– l’affidabilità dei sistemi di connettività incide su attività operative di alto rischio.

Tamani non descrive dettagli tecnici della rete, coerentemente con il suo ruolo, ma mette in evidenza l’importanza del test “live”: una sperimentazione che permette di verificare come il 5g standalone risponda alle esigenze di automazione, telemetria e coordinamento operativo di un sito reale, e non semplicemente di laboratorio.

Verso il Business Transformer: un percorso culturale prima ancora che tecnologico

L’intervento di Tamani introduce una riflessione importante: la trasformazione non riguarda solo l’introduzione di nuove tecnologie, ma anche la loro comprensione a livello organizzativo. L’ICT Program Manager sottolinea infatti che la maturità digitale non può essere misurata esclusivamente in base alle soluzioni adottate, ma richiede un allineamento interno che si sviluppa attraverso tre fasi: «comprendere, far comprendere e farsi comprendere» .

Questa tripartizione è cruciale per interpretare il modo in cui il 5g standalone può diventare, nel tempo, un catalizzatore di trasformazione industriale.

Significa:

comprendere il valore della tecnologia e le sue implicazioni operative;

far comprendere, cioè condividere tale consapevolezza con le funzioni interne;

farsi comprendere, ovvero rendere chiaro agli stakeholder il motivo di investimenti e cambiamenti nei processi.

Secondo Tamani, l’obiettivo finale è raggiungere il quadrante Business Transformer, dove la connettività non è un semplice fattore abilitante, ma parte integrante delle strategie di trasformazione dell’azienda.

Cosa insegna l’esperienza di Saipem alle altre imprese

Il caso Saipem non deve essere interpretato come un modello da replicare automaticamente, ma come esempio di come il 5g standalone possa essere adottato in modo pragmatico e verificabile. Dalle parole di Tamani emergono alcuni principi che possono essere utili per altre realtà industriali:

– le scelte tecnologiche devono partire da esigenze operative reali, non da trend;

– la sperimentazione “sul campo” è essenziale per valutare strumenti in contesti complessi;

– il valore del 5G SA sta nella sua capacità di integrarsi con processi che richiedono controllo locale, affidabilità e latenza minima;

– l’evoluzione richiede un percorso culturale che coinvolge l’intera organizzazione.

Questi elementi non costituiscono linee guida generiche, ma riflettono l’esperienza diretta di un contesto industriale esposto a rischi, variabilità ambientale e necessità di coordinamento operativo continuo.

Il 5g standalone come infrastruttura per l’innovazione operativa

Dal racconto di Fernando Tamani emerge che il 5g standalone può rappresentare uno strumento solido per sostenere processi industriali avanzati, soprattutto quando questi si svolgono in ambienti complessi o ad alto rischio. La rete privata SA implementata da Saipem non viene descritta come un risultato autosufficiente, ma come una base da cui partire per sviluppare applicazioni future e per consolidare un percorso di maturità digitale esteso a tutta l’organizzazione.

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