Immaginare una rete che non si limiti a trasportare dati, ma che ascolta, reagisce e anticipa i problemi prima ancora che si manifestino. È da questa immagine che parte Alessio Butti, sottosegretario della presidentza del Consiglio con delega all’Innovazione tecnologica, alla winter edition di Telco per l’Italia, descrivendo la nuova generazione di infrastrutture come “un organismo dinamico, vivente”, capace di trasformare “ogni nodo della rete in un sensore in grado di captare dati e informazioni” grazie anche all’intelligenza artificiale.
Ma il cuore dell’intervento non è solo tecnologico: è politico e industriale. Perché una rete così evoluta, sostiene Butti, può esistere solo se si costruisce “un nuovo patto tra il pubblico e i privati”, capace di tenere insieme investimenti sostenibili, qualità dei servizi e interesse generale. “Siamo qui non perché dobbiamo fare promesse – spiega Butti – ma per spiegare che cosa abbiamo fatto in questi tre anni e che cosa abbiamo già programmato fino alla fine della legislatura”.
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La rete come piattaforma intelligente
Butti ricorda che appena un anno fa, nello stesso contesto, il dibattito sulle infrastrutture era ancora concentrato su elementi tradizionali, mentre oggi l’attenzione si sposta sul calcolo e sull’analisi avanzata. L’intelligenza artificiale, in questo quadro, diventa la chiave per trasformare la connettività in un sistema nervoso diffuso: “Stiamo lavorando su una rete che reagisce, una rete che previene, che riduce gli sprechi e ottimizza le performance e gli obiettivi”, precisa. L’orizzonte è quello di infrastrutture fisiche sulle quali si sovrappone un’infrastruttura logica, in grado di abilitare servizi evoluti e modelli predittivi, dai trasporti ai servizi sanitari fino alla gestione dei grandi eventi.
Il laboratorio delle Olimpiadi e il 5G “spinto”
Un esempio è il lavoro fatto in vista delle Olimpiadi invernali. “Nell’arco di quindici mesi abbiamo messo in connessione tutto il sistema sanitario, non solo al servizio degli atleti ma anche delle decine di migliaia di persone che arriveranno come turisti e appassionati a seguire le manifestazioni di Milano-Cortina”, racconta Butti.
Sono state create “bolle di connettività 5G” che permettono di gestire picchi di affollamento senza sacrificare la qualità del servizio: scaricare applicazioni, condividere video, accedere a servizi critici anche nei momenti di massima pressione sulla rete. È una connettività “di evoluzione tecnologica veramente spinta”, spiega Butti, alla quale l’integrazione piena dell’intelligenza artificiale promette di aggiungere un ulteriore salto in avanti, fino a garantire – secondo la vision del sottosegretario – trasporti intelligenti di farmaci salvavita, sangue, dispositivi elettromedicali e beni sensibili in tempo reale.
Riservatezza by design: la sicurezza non è più un accessorio
“La riservatezza nelle comunicazioni non è più un accessorio, è divenuta ormai una condizione abilitante”, scandisce Butti. L’obiettivo è garantire comunicazioni leggibili “esclusivamente al mittente e al destinatario”, argomenta Butti, coinvolgendo gli operatori in un salto di qualità sugli investimenti in sicurezza. A questa agenda si sommano le riflessioni sul quantum computing e sulla necessità di tecnologie resistenti ai nuovi scenari di attacco, in un quadro europeo che discute di AI Act e strategie comuni sul cloud e sull’intelligenza artificiale.
PA digitale: dall’era del documento a quella dell’evento
Una parte significativa dello speech è dedicata alla trasformazione della Pubblica Amministrazione. Il governo, sottolinea Butti, ha investito in “una nuova filosofia nel rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione, utilizzando la digitalizzazione”.
“Siamo passati a una nuova logica – spiega Butti – se prima era il cittadino che andava verso l’innovazione, oggi è l’innovazione che raggiunge il cittadino”. La Piattaforma Digitale Nazionale Dati ne è il fulcro: oltre 800 milioni di scambi complessivi e più di 60 milioni di transazioni al mese, con un numero di enti collegati passato da poche decine a quasi 9.000. “Inserisco una volta sola i miei dati – afferma il sottosegretario – 3 poi è il sistema che interagisce per offrire risposte intelligenti”.
La stessa piattaforma è destinata a diventare l’ossatura dell’interoperabilità del fascicolo sanitario elettronico, con un’attenzione particolare alle best practice regionali e al loro inserimento in un quadro nazionale ed europeo coerente.
OperatorI come partner strategici
Per Butti il ruolo delle telco è già cambiato: “Vedo sempre meno operatori di mercato e sempre più partner strategici rispetto all’evoluzione della pubblica amministrazione”, osserva, in un contesto in cui non basta più “vendere connettività” e competere solo sul prezzo: “Dall’altra parte – prosegue – ci sono imprese evolute, che guardano al futuro, “dove l’operatore delle telecomunicazioni sfrutta la rete come base su cui costruire piattaforme, offrire nuovi servizi e soluzioni verticali”.
Lo Stato, in questa visione, diventa “l’abilitatore di quello che sta avvenendo”, realizzando infrastrutture pubbliche strategiche che aprono spazio a servizi per tutto l’ecosistema.
Cloud, AI e il cantiere europeo delle regole
Sul fronte infrastrutturale, Butti cita il Polo Strategico Nazionale, consapevole che “ci sono ancora questioni tecnologiche da tarare”, ma rivendicando la visione di un cloud centralizzato e al tempo stesso federato, in grado di valorizzare le esperienze migliori delle regioni.
A livello europeo, l’Italia ha contribuito a ripensare il modello Gaia-X e sta lavorando a nuove forme di cooperazione sul cloud, sul 5G e sull’AI: “Dev’esserci una federazione del cloud, piani per reti ultraveloci, una legge nazionale sull’intelligenza artificiale”, spiega: “Non si tratta di frenare l’innovazione, ma di trovare una soluzione meditata”, con regole chiare sullo sviluppo dell’AI e sulla sua applicazione nei singoli Stati.
Frequenze, consolidamento e mercato unico europeo
Il discorso si sposta poi su un terreno delicato: frequenze, assegnazioni, durata degli investimenti. “Alle imprese serve qualcosa che sia realmente prevedibile”, sottolinea Butti, ricordando che progetti legati a intelligenza artificiale e tecnologie quantistiche superano per natura l’orizzonte di una singola legislatura.
Qui entra in gioco il tema del consolidamento: “Oggi tutti siamo d’accordo nel dire che il consolidamento ci dev’essere”, dice il sottosegretario, evocando sia il livello domestico sia quello europeo. Se davvero si vuole un mercato unico delle telecomunicazioni, “non si può più pensare a una torta divisa in 27 fette: servono – sottolinea – frequenze comuni, frequenze europee”.
“Un atto di coraggio da parte dei governi potrebbe essere quello di rilasciare una residua parte di frequenze, che poi venga remunerata per gli Stati sovrani”, ipotizza Butti, collegando questa scelta a una possibile riforma del roaming, all’introduzione di un numero unico europeo e ad altre misure di integrazione del mercato.
Satellite, direct-to-device e nuove regole del gioco
Lo sguardo si alza poi verso lo spazio. L’Italia ha avviato sperimentazioni satellitari per coprire aree remote e indirizzi civici difficili da raggiungere con le infrastrutture tradizionali. “Quello che accade relativamente al satellite ci sta coinvolgendo tutti”, afferma Butti, osservando come il direct-to-device sia “ormai una evidenza”.
Se gli operatori satellitari vorranno diventare a tutti gli effetti operatori di comunicazione elettronica, sarà necessario definire regole nuove: “Questo è il momento opportuno per ragionare su queste visioni”, insiste Butti. Anche perché, ricorda, negli Stati Uniti c’è chi investe miliardi in spettro wireless e 5G non solo per potenza finanziaria, ma per “una grande capacità visionaria rispetto al futuro”.
«Lavorare insieme» per dare un futuro al Paese
In chiusura, Butti torna esattamente da dove era partito: dalla necessità di un’intesa strutturale tra chi regola e chi investe. “Cerchiamo insieme di porre fine a questa logica di dicotomia tra chi investe e chi regola, perché possiamo fare veramente tante cose assieme”, afferma, lanciando l’idea di un patto stabile e verificabile tra Stato e operatori, fondato su obiettivi misurabili, dalle reti ultraveloci alla copertura delle aree a fallimento di mercato.
L’innovazione, nella visione di Butti, diventa una componente del diritto di cittadinanza, al punto che qualcuno arriva a ipotizzare “di modificare la Costituzione inserendo il diritto all’innovazione”. Se le telecomunicazioni sono ormai l’infrastruttura invisibile di ogni attività economica e sociale, allora garantire un futuro agli operatori significa, per Butti, “garantire il futuro al Paese”.










