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Poste supera la soglia del 25% in Tim, ma dice no all’Opa



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Il gruppo guidato da Matteo Del Fante è salito al 27,32% del capitale ordinario dell’operatore acquisendo l’ultimo 2,51% detenuto da Vivendi, che ora esce ufficialmente di scena. La società si avvarrà di un’esenzione prevista dalla Consob e non lancerà un’offerta pubblica di acquisto

Pubblicato il 12 dic 2025



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Poste Italiane è salita al 27,32% del capitale ordinario di Tim acquisendo l’ultimo 2,51% detenuto da Vivendi, che ora esce ufficialmente di scena. L’annuncio da parte del gruppo guidato da Matteo Del Fante è arrivato ieri a mercati chiusi.

“Con questa operazione”, si legge in una nota, “Poste Italiane rafforza l’investimento di natura strategica realizzato in Tim, confermando il proprio obiettivo di svolgere il ruolo di azionista industriale di lungo periodo, attraverso la realizzazione di sinergie e la creazione di valore per tutti gli stakeholder”.

La notizia ha generato una reazione positiva in Borsa per entrambe le società: Tim si piazza tra i migliori titoli del Ftse Mib, grazie a un rialzo di quasi l’1,8% che porta le azioni verso quota 0,5 euro, mentre Poste sale dello 0,5% a 20,8 euro.

No all’Opa sull’intero capitale di Tim

Nonostante con l’ultima operazione Poste Italiane – già in maggioranza con il 24,81% delle azioni ordinarie – abbia oltrepassato la fatidica soglia del 25%, il gruppo non lancerà un’Opa sull’intero capitale di Tim.

In particolare, Poste italiane “dichiara l’intenzione di avvalersi dell’esenzione di cui all’articolo 106, comma 5, del D.lgs. 58/1998 e all’articolo 49, comma 1, lett. e), del Regolamento Consob n. 11971/1999. Pertanto – in vigenza dell’attuale quadro normativo – si impegna a cedere a parti non correlate le azioni ordinarie detenute in eccedenza rispetto alla predetta soglia rilevante, entro 12 mesi dal perfezionamento dell’acquisto, astenendosi, nel mentre, dall’esercizio dei diritti di voto relativi a tali azioni”.

La valutazione degli analisti

Rispetto al tema dell’offerta pubblica di acquisto, gli analisti di Equita ricordano che “la riforma del Tuf proposta dal governo prevede l’innalzamento della soglia d’Opa dal 25% al 30% e, qualora approvata, consentirebbe a Poste di non dover dismettere la quota acquisita. In alternativa, Poste potrebbe anche spingere per la conversione delle azioni di risparmio di Tim”.

Per Intermonte, “l’operazione era attesa dopo le recenti indiscrezioni di stampa e non dovrebbe limitare la possibilità per Poste di incrementare ulteriormente la propria esposizione in Tim, soprattutto in vista di una possibile conversione delle azioni di risparmio che ridurrebbe la partecipazione di Poste dal 27% al 19%. In questo contesto, riteniamo più vantaggioso per Poste concentrare eventuali futuri acquisti sulle azioni di risparmio, che offrono la prospettiva di incassare tre dividendi cumulati e non comportano obblighi di notifica legati al superamento di soglie rilevanti o alla quota detenuta; questo ci porta a preferire le azioni di risparmio rispetto alle ordinarie. In seconda battuta”, continua Intermonte, “Poste potrebbe valutare la cessione di PosteMobile in cambio di azioni Tim di nuova emissione: questa operazione consentirebbe a Poste di recuperare buona parte della partecipazione, risalendo dal 19% postconversione al 25% senza esborsi di cassa e di accelerare la realizzazione delle sinergie tra i due gruppi”.

Il dossier Lutech

Intermonte ha commentato anche le indiscrezioni uscite sul Sole 24Ore, secondo cui il fondo di private equity Apax, a cui fa capo Lutech, avrebbe ricevuto tre offerte non sollecitate per l’operatore ICT italiano da parte dei fondi Apollo, Partner group e Clayton, Dubilier & Rice. Le offerte sarebbero ben superiori al miliardo di euro, a fronte di un enterprise value di Lutech pari circa 500 milioni pagato da Apax nel 2021.

“Lutech, al pari di MaticMind (oggi Zenita), era stata indicata tra i potenziali target di Tim Enterprise nel 2021 ai tempi dell’interesse di CVC, quando Tim Enterprise era stata valutata con un valore di 6.4 miliardi. Tim ha più volte chiarito di non essere interessata ad acquisizioni costose nel settore Enterprise per consolidare grandi target come Lutech e Engineering o Zenita, caratterizzati da una bassa redditività, alti livelli di indebitamento e da un modello di business basato su rivendita di hardware/software e consulenza, altamente labour-intensive, a multipli valutativi particolarmente demanding”.

Il management di Tim, ricordano gli analisti di Intermonte, ha spesso evidenziato che Tim Enterprise non ha difficoltà a intercettare la domanda di mercato, ma deve focalizzarsi sui margini, privilegiando la crescita organica e optando per una strategia “make” anziché “buy”, pur non escludendo piccoli investimenti equity in società partner attive nell’integrazione di sistemi o in specifici verticali, a partire dalla cybersecurity.

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