Google “non potrà sottrarsi” dal rispondere a domande sul suo
enorme share di mercato nella vendita di pubblicità legate ai
risultati del suo motore di ricerca. Lo ha affermto il general
counsel (direttore degli Affari legali) della Microsoft, Brad
Smith, parlando a Bruxelles di fronte alla Commissione europea. Per
Smith, il mercato del search advertising è diventato "il
principale motore economico per i contenuti online" e "la
porta d’ingresso ai contenuti su Internet". "Ma quando
c’è un’azienda che detiene più del 90% della quota in un
mercato così strategico, è inevitabile farsi qualche domanda.
Sappiamo di che cosa stiamo parlando”, ha aggiunto il
rappresentante legale di Microsoft. L’azienda di Bill Gates,
infatti, è stata oggetto di diverse indagini Ue per posizione
dominante, al contrario di Google, mai formalmente sotto inchiesta
in Europa. L’unica volta che il colosso di Mountain View è
finito sotto la lente dell’Ue per la sua attività di advertising
è stata per l’approvazione dell’acquisto di DoubleClick, nel
2008.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha affermato qualche
settimana fa che i regolatori antitrust dovrebbero indagare più a
fondo sulla posizione dominante di Google nella pubblicità online,
ma la Commissione europea ha risposto che non vede problemi a meno
che non ci siano "indicazioni o sospetti” che l’americana
abusi della sua posizione di quasi monopolio per far salire i
prezzi o soffocare i rivali. Smith ha chiarito che la Microsoft
considera Google una concorrente diretta, visto che le due aziende
sono attive in alcuni casi sugli stessi mercati. Nella web search,
per esempio, dove Microsoft è molto lontana da Google: lo share di
mercato in Europa è del 2%. Microsoft invece fornisce il web
browser più usato in assoluto, Internet Explorer, concorrente di
Google Chrome e altri.
Smith non ha parlato però solo di Google. A Bruxelles ha anche
indicato quali potrebbero essere i cambiamenti nella normativa
vigente in grado di tenere il passo con la rapida migrazione delle
aziende verso il cloud computing e le nuove sfide poste alla
privacy: secondo Smith sarà necessario un trattato globale sulla
protezione dei dati o un accordo di libero commercio, tali da
garantire e proteggere i costanti scambi di dati che avvengono in
tutto il mondo nella “nuvola”. Secondo la Microsoft l’Ue
dovrebbe fissare a 12 mesi il periodo in cui le aziende possono
conservare i dati e inoltre permettere ai provider di servizi cloud
(come Microsoft, appunto) di agire legalmente contro hackers e
altri che dovessero entrare illegalmente nei dati ospitati nella
“nuvola”.
Google non ha commentato gli attacchi della Microsoft al suo
dominio dell’advertising online; il colosso di Mountain View ha
però fatto sapere che i suoi co-fondatori Larry Page e Sergey Brin
venderanno 10 milioni di azioni per un valore, ai prezzi attuali,
di 5,5 miliardi di dollari. In base al piano di vendita reso noto,
i due partner rinunceranno ciascuno a 5 milioni di azioni di Google
in un periodo di cinque anni. La vendita avverrà a scadenze
precise, in modo da non danneggiare il prezzo delle azioni della
società.
Page and Brin, ancora molto giovani (36 anni entrambi), resteranno
comunque i più influenti azionisti di Google, pur se non potenti
come prima. I due co-fondatori possiedono un tipo speciale di
azioni che conferisce loro una voting power combinata di circa il
59% – in pratica hanno sempre la maggioranza. E’ un potere di
veto che Page e Brin si sono garantiti affinché Google rimanesse
sempre fedele ai suoi valori e al famoso motto "Don't Be
Evil". Dopo la vendita, il potere di voto dei due soci
scenderà al 48% (avranno insieme 47,7 milioni di azioni). Ciò
potrebbe comunque non influire nella gestione societaria, perché
Page e Brin guidano Google in una specie di triumvirato con il Ceo
dell’azienda, Eric Schmidt, le cui azioni gli conferiscono il
restante 10% di voting power. Schmidt, Page e Brin sono concordi
nel voler restare alle redini di Google almeno fino a tutto il
2024.