R&D

Google porta il genoma sul cloud

“Genomics” è il progetto per archiviare sulla “nuvola” il materiale genetico conservato nei laboratori: consentirà agli studiosi di confrontare milioni di dati e potrebbe dare impulso allo studio del Dna

Pubblicato il 07 Nov 2014

Google porta il genoma sul cloud

Continua l’avanzata di Google nei settori della ricerca scientifica. Il gigante di Internet sta infatti contattando università e ospedali offrendo ai ricercatori di archiviare sul suo Cloud i genomi umani conservati nei laboratori attraverso il suo nuovo programma Google Genomics. È un progetto che darà modo ai ricercatori di confrontare milioni di genomi, con auspicabili effetti benefici per il mondo della ricerca come l’accelerazione degli studi sul Dna. Come è noto, il termine genoma indica la totalità del materiale genetico di un organismo, composto da Dna e Rna (o meglio, contiene sia la porzione codificante – i geni – che quella non codificante). Il progetto vuole permettere a migliaia di ricercatori di accedere a milioni di genomi, per effettuare analisi o altro. Oggi codificare un genoma umano richiede qualche ora, oltre a circa 100 GB di spazio e 25 dollari all’anno per archiviarli con Google), ma se i dati complessivi vengono “puliti”, il genoma di un individuo può arrivare a pesare meno di un GB, portando il costo a circa 0,25 dollari all’anno.

Tempo fa, i ricercatori erano usuali studiare un solo genoma alla volta, mentre oggi si punta a studiarne più di uno: Google Genomics permette di compararne a milioni, un grande vantaggio per chi si occupa di ricerca.

Big G ha iniziato a lavorare al progetto 18 mesi fa, costruendo le interfacce per la migrazione dei dati sui propri server e studiando come adattare gli algoritmi ora usati per le ricerche sul web a questo nuovo materiale. Il costo varierà appunto da 25 centesimi all’anno per un genoma parziale a 25 dollari per quello completo.

“Abbiamo visto che i biologi non studiano più un genoma alla volta, ma ne vogliono esaminare milioni – spiega David Glazer, l’ingegnere a capo del progetto – l’opportunità è applicare le innovazioni nella tecnologia dei dati per aiutare questa transizione”.

La quantità di dati, sottolinea la rivista, non è tale da mettere in crisi i server delle grandi compagnie. Un istituto avanzato produce in due mesi il numero di byte che vengono caricati su Youtube in un giorno.

Il progetto è in diretta concorrenza con quelli di altri big da Amazon a Microsoft, e potrebbe accelerare molto il lavoro degli scienziati dando loro la possibilità di confrontare milioni di genomi.

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