Morandini: “Con fusione Wind-3 fine della guerra dei prezzi”

Il merger può fare da stimolo all’innovazione e in particolare agli investimenti sul 4G. “Ma c’è da risolvere la questione delle quote azionarie e della governance”

Pubblicato il 15 Mag 2015

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Ancora non è detta l’ultima parola, c’è sempre il grosso ostacolo della grande diversità tra le due aziende, ma non siamo mai stati così vicini alla fusione tra Wind e 3, secondo Cristoforo Morandini, di E&Y. “Dal consolidamento, stop alla guerra dei prezzi e rilancio degli investimenti 4G”.

Moradini, è fatta?

Ti sembra fatta? L’operazione non è conclusa. Di certo e ufficiale c’è l’intenzione a negoziare. Un dato di fatto è che la chiusura sembra più vicina che in passato. Tutti si aspettano che sia la volta buona, perché l’operazione conviene a tutti. Non solo a Wind e 3 Italia, ma anche a Tim e Vodafone: finalmente il consolidamento del mercato tlc italiano, che ci aspettiamo da anni e sta avvenendo in altri Paesi. In prospettiva accadrà. Mi chiedi se è la volta buona? Potrebbe esserlo.

Quali sono i nodi dell’accordo? Ossia: che cosa potrebbe andare storto?

Le quote azionarie e la governance. Fatturato, margini e altri valori sono molto diversi tra le due aziende ed è questo il motivo che ha bloccato finora gli accordi. E ci sarà ancora molto da discutere. È su questo punto che fino all’ultimo ci sarà tensione.

Ma l’uovo di Colombo sembra che, per la prima volta, hanno ipotizzato una joint venture al 50%, con a capo l’amministratore delegato di Wind Maximo Ibarra

È quanto riportano le fonti ed è un compromesso ragionevole. Le differenze tra le aziende restano notevoli e su un’operazione paritetica c’è da discutere. La decisione su chi debba guidare l’azienda dipende dalle performance dei diversi soggetti. Quella ipotesi premia giustamente i risultati oggettivi ottenuti da Ibarra nel mobile.

Ipotizziamo che si faccia. Che succede?

Si crea un mercato di tre parti uguali: l’Italia diventerebbe un caso di scuola in Europa. In termini di fatturato sono più o meno simili, mentre per numero di utenti la fusione crea un primo operatore. Non bisogna però dare per scontato che la somma delle due parti sia perfetta.

Ma le conseguenze complessive?

Ce ne sono a tutti i livelli. Quella più importante è la fine della guerra dei prezzi e quindi uno stimolo potenziale all’innovazione; agli investimenti sul 4G. I due, diventati uno, si allineerebbero agli altri per la scommessa sul 4G. Ci sarà anche una ricaduta sull’occupazione. È probabile una razionalizzazione dei dipendenti, ma anche delle infrastrutture dislocate. A questo punto basterebbe la metà delle torri. Terzo punto: le attività della rete fissa. La prima domanda è se il nuovo soggetto vorrà essere integrato fisso-mobile. Un’opzione strategica da valutare è la cessione di Infostrada. E questo porterebbe a un ulteriore consolidamento del mercato.

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