FUTURE PROOF

Il mercato Internet si fa in cinque

Secondo AT Kearney il giro d’affari è di 3.463 miliardi di dollari. Interfacce utente, connettività, tecnologie abilitanti, servizi online e diritti sui contenuti gli ingredienti della torta

Pubblicato il 16 Dic 2016

Maurizio Decina, Emeritus Professor, Politecnico di Milano

Il mercato Internet si fa in cinque

Nel 2010 AT Kearney pubblicò un rapporto, commissionato da Vodafone e intitolato “Internet Value Chain and Economics”, ove veniva stimato con riferimento all’anno 2008 il valore del mercato globale di Internet e ne venivano discussi gli aspetti economici e competitivi. Lo scorso maggio AT Kearney ha emesso un nuovo rapporto commissionato dal Gsma in cui si discutono le evoluzioni della catena del valore di Internet nell’anno 2015 e le sue proiezioni al 2020.

Come indicato nella figura, il mercato Internet 2015 vale 3.463 miliardi di US $ ed è classificato in cinque settori:

• interfacce d’utente, user interface: dispositivi terminali, sistemi operativi, software e applicazioni;

• connettività, connectivity: reti di accesso fisse e mobili, reti satellitarie;

• servizi e tecnologie abilitanti, enabling technology and services: web hosting, content delivery, reti di transito, e reti “core”, fatturazione e pagamenti, pubblicità e M2M;

• servizi online, online services: comunicazioni, contenuti generali, motori di ricerca, intrattenimento e giochi, transazioni ed e-commerce;

• diritti sui contenuti, content rights: posseduti dai media e generati dagli utenti.

Mercato Internet 2015, secondo AT Kearney/Gsma, 2016

La ripartizione dei ricavi 2015 è la seguente: contenuti 2%, servizi online 47%; servizi e tecnologie abilitanti 11%, connettività 17%, interfacce d’utente 23%. Nel 2008 i ricavi rettificati sono di 1.239 miliardi, con un Cagr (Compound Annual Growth Rate) del 16% fino al 2015, mentre nel 2020 si stimano 5.849 miliardi di US $, con un Cagr 2015-2020 pari all’11%.

Per quanto riguarda i servizi online, il fatturato cresce percentualmente dal 41% del 2008 fino al 52% del 2020, mentre la connettività passa dal 18% del 2008 e diminuisce fino al 14% del 2020, a conferma del brillante futuro degli operatori Over the Top e delle difficoltà delle telecomunicazioni. Il rapporto mostra che il fatturato della connettività è cresciuto da 226 miliardi di US $ nel 2008 fino a 577 miliardi nel 2015, con un Cagr pari al 14%, mentre il Cagr dei servizi online è più elevato, pari al 18%. Inoltre, nel periodo 2015-2020 il Cagr della connettività cala al 7%, mentre quello dei servizi online si mantiene sul 13%, un tasso di crescita circa doppio.

La domanda per i servizi online è quindi ancora in forte crescita e il rapporto indica tre potenti fattori di crescita. Il primo fattore è la crescita degli accessi a Internet via rete fissa e mobile a velocità sempre più elevata: la penetrazione di Internet è aumentata del 48% tra il 2010 e il 2015, con una stima di circa 3,2 miliardi di persone online a fine 2015. Il secondo fattore di crescita è il costo decrescente degli smartphone che rende più conveniente l’accesso online. Infine, la gente usa Internet per un maggior numero di attività diverse e per periodi più lunghi durante la giornata: nel caso di servizi che possono essere operati da fisso o in mobilità, una più grande porzione delle transazioni avviene in mobilità.

Per quanto riguarda gli aspetti di profittabilità dei vari servizi/prodotti di Internet, il rapporto si sofferma sull’analisi del Roce (Return on Capital Employed) relativo ai vari settori di mercato. Soltanto il gioco d’azzardo, i giochi e gli indossabili (gambling, gaming, wearable) presentano un Roce maggiore di 20, mentre tutti gli altri servizi/prodotti mostrano un Roce compreso tra 5 e 20%.

I servizi di ricerca (search), gli App Store, i sistemi operativi, l’e-travel, pc, smartphone e tablet hanno valori di Roce compresi tra il 15 e il 20%, mentre i servizi online di retail, la connettività, il web hosting e la pubblicità hanno valori di Roce compresi tra il 5 e il 10%. Il Roce più basso lo presentano i servizi di content delivery, incluse le reti di transito e core: il Roce è dell’ordine del 5%, visti gli ingenti investimenti in data center e server.

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