INNOVAZIONE

Agenda digitale, dal centro alla periferia

Per garantire una crescita inclusiva, intelligente e sostenibile bisogna agire sui territori. Perché le differenze sono un grandissimo valore e un’occasione di trasformazione e innovazione oltre che di rigenerazione democratica del paese. La rubrica di Flavia Marzano

Pubblicato il 08 Apr 2016

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A seguito della strategia di Lisbona (2000) l’agenda digitale per l’Europa rientra in una delle sette iniziative faro della strategia Europa 2020 adottata dalla Commissione. In questo contesto nasce l’Agenda Digitale Italiana (Decreto Legge “Semplificazioni” 9 febbraio 2012, n. 5) con gli obiettivi di modernizzare i rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, potenziare l’offerta di connettività a larga banda, incentivare cittadini e imprese all’utilizzo di servizi digitali e promuovere la crescita di capacità industriali adeguate a sostenere lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi.

Obiettivi che potranno essere raggiunti solo grazie alla partecipazione attiva di tutti i territori e dei loro stakeholder. Il coinvolgimento deve prevedere piattaforme che garantiscano coordinamento delle attività, collaborazione costante e supporto alle decisioni basato sui dati.

Solo così possiamo garantire una crescita “inclusiva, intelligente e sostenibile” perché le differenze dei nostri territori sono un grandissimo valore e occasione di trasformazione e innovazione oltre che di rigenerazione democratica del paese.

L’Agenda Digitale italiana si può fare solo mettendo al centro la periferia, a partire dall’ascolto delle esigenze ma anche favorendo lo scambio delle competenze, dei saperi, a partire dagli errori da evitare per arrivare a progetti congiunti che diano risalto alle eccellenze che oggi sono ancora “a macchia di leopardo”.

Nello sviluppo dell’Agenda Digitale i Comuni sono una sorta di sensore sul territorio per cogliere le esigenze ma anche e soprattutto diventano il primo punto di intervento per la diffusione della cultura digitale e l’abbattimento del divario digitale strutturale, ma anche sociale, economico, culturale e di genere. Questi interventi non possono che essere attivati dal basso per arrivare a un coordinamento delle azioni e ad una definizione congiunta e condivisa delle strategie.

E lo sviluppo delle strategie deve avvenire secondo la logica della co-progettazione, non solo valorizzando le buone pratiche dei territori, ma identificando con i territori stessi i settori strategici e gli interventi prioritari che garantiscano innovazione, crescita, inclusione digitale di tutto il tessuto socio-economico del Paese.

Non si potrà prescindere infine da un monitoraggio dei risultati e tale monitoraggio dovrà essere basato su indicatori quali-quantitativi concreti e misurabili purché siano ancora una volta condivisi, fin dalla fase di rilevamento dei fabbisogni.

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