SANZIONI

Apple e Samsung multate dall’Antitrust italiana: 15 milioni per obsolescenza programmata

Pratiche commerciali scorrette l’accusa. L’azienda sudcoreana dovrà pagare 5 milioni per il Note 4, la Mela 10 milioni per aggiornamenti forzati di alcuni modelli di iPhone e informazioni fuorvianti sulle batterie al litio. Samsung: “Ricorreremo in appello”

Pubblicato il 24 Ott 2018

antitrust-131014161140

Apple e Samsung condannate dall’Antitrust italiana a pagare 15 milioni di multa, complessivamente. Si tratta, specifica l’authority, della prima multa comminata per obsolescenza programmata, nell'”era del digitale”. Ad esito di due complesse istruttorie, l’Agcm ha accertato che “le società del gruppo Apple e del gruppo Samsung – si legge nella nota – hanno realizzato pratiche commerciali scorrette in violazione degli artt. 20, 21, 22 e 24 del Codice del Consumo in relazione al rilascio di alcuni aggiornamenti del firmware dei cellulari che hanno provocato gravi disfunzioni e ridotto in modo significativo le prestazioni, in tal modo accelerando il processo di sostituzione degli stessi“.

Alle due imprese sono state dunque applicate sanzioni pari al massimo previsto “tenuto conto – dice l’authority – della gravità delle condotte e della dimensione dei professionisti”: a Samsung 5 milioni di euro e ad Apple 10 milioni di euro (5 milioni per ciascuna delle due pratiche contestate). Le imprese dovranno pubblicare sulla pagina in italiano del proprio sito internet una dichiarazione di rettifica che informi della decisione dell’Autorità con il link al provvedimento di accertamento.

Immediata la reazione di Samsung che “non condivide la decisione presa dall’Agcm in quanto la società non ha mai rilasciato aggiornamenti software con l’obiettivo di ridurre le performance del Galaxy Note 4. Al contrario, Samsung ha sempre rilasciato aggiornamenti software che consentissero ai propri utenti di avere la migliore esperienza possibile. L’azienda si vede quindi costretta a ricorrere in appello contro la decisione presa dall’Autorità”.

Entrando nello specifico dell’accusa, Apple e Samsung hanno indotto i consumatori “mediante l’insistente richiesta di effettuare il download e anche in ragione dell’asimmetria informativa esistente rispetto ai produttori” ad installare aggiornamenti su dispositivi non in grado di supportarli adeguatamente, senza fornire adeguate informazioni, né alcun mezzo di ripristino delle originarie funzionalità dei prodotti.

In particolare, Samsung ha “insistentemente proposto”, dal maggio 2016, ai consumatori che avevano acquistato un Note 4 (immesso sul mercato nel settembre 2014) di procedere ad installare il nuovo firmware di Android denominato Marshmallow predisposto per il nuovo modello di telefono Note 7, senza informare dei gravi malfunzionamenti dovuti alle maggiori sollecitazioni dell’hardware e richiedendo, per le riparazioni fuori garanzia connesse a tali malfunzionamenti, un elevato costo di riparazione.

Quanto a Apple, non è la prima volta che si trova nel mirino di autorità con l’accusa di obsolescenza programmata. Nel caso italiano l’azienda viene accusata di aver “insistentemente” proposto, dal settembre 2016, ai possessori di vari modelli di iPhone 6 (6/6Plus e 6s/6sPlus rispettivamente immessi sul mercato nell’autunno del 2014 e 2015), di installare il nuovo sistema operativo iOS 10 sviluppato per il nuovo iPhone7, “senza informare – specifica l’Antitrust – delle maggiori richieste di energia del nuovo sistema operativo e dei possibili inconvenienti – quali spegnimenti improvvisi – che tale installazione avrebbe potuto comportare”.

Per limitare questo tipo di problematiche, Apple aveva rilasciato, nel febbraio 2017, un nuovo aggiornamento (iOS 10.2.1), senza tuttavia avvertire che la sua installazione avrebbe potuto ridurre la velocità di risposta e la funzionalità dei dispositivi. Inoltre, Apple non ha predisposto misure di assistenza per gli iPhone che avevano sperimentato problemi di funzionamento non coperti da garanzia legale, e solo nel dicembre 2017 ha previsto la possibilità di sostituire le batterie ad un prezzo scontato.

Ma le cose non si fermano qui, per Apple. L’Antitrust ha accertato anche una seconda violazione, stavolta dell’art. 20 del Codice del Consumo: l’azienda fino a dicembre 2017 non ha fornito ai consumatori adeguate informazioni su alcune caratteristiche essenziali delle batterie al lito, come la loro vita media e deteriorabilità, “nonché circa le corrette procedure per mantenere, verificare e sostituire le batterie al fine di conservare la piena funzionalità dei dispositivi”.

Nel corso dell’attività ispettiva, i funzionari dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato si sono avvalsi dell’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza.

Plauso di Altroconsumo: “Accolte le nostre richieste. Decisione storica che ristabilisce il diritto del consumatore a poter fruire di prodotti funzionanti”.

 

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati