Il compenso per copia privata ai servizi cloud, proposta dal governo in una bozza di decreto, si scontra con il no netto di Aiip, Assintel e Anitec Assinform.
La presidente di Assintel, Paola Generali, parla di un “doppio prelievo” a carico di imprese e cittadini: “L’effetto di questa ‘tassazione occulta’ che si ipotizza di estendere al cloud”, ha dichiarato Generali a CorCom, “realizzerebbe un doppio prelievo perché andrebbe a gravare sia sulle imprese, con un impatto non indifferente soprattutto sulle Pmi, sia sul consumatore finale, che si troverebbe a pagare di più i servizi cloud proprio per effetto dell’aumentato prelievo alla base”.
“Estendere il compenso per copia privati ai servizi cloud ha un rischio concreto: rallentare la digitalizzazione del Paese e penalizzare le pmi, spina dorsale del tessuto produttivo italiano”, ribadisce la posizione comune diffusa dall’Associazione italiana internet provider (Aiip) e dall’Associazione nazionale delle imprese Ict di Confcommercio (Assintel), che hanno presentato congiuntamente le proprie osservazioni al Ministero della Cultura sulla bozza di decreto che estende il compenso per copia privata ai servizi cloud.
Indice degli argomenti
Cloud, compenso per copia privata: il no di Assintel e Aiip
“Assintel e Aiip” – prosegue la presidente Generali – “denunciano che la misura proposta contraddice le strategie del Pnrr e dell’Ue in materia di digitalizzazione. Se vogliamo spingere la digitalizzazione si deve fare in modo, come Assintel ha sempre detto, che la tecnologia sia il più democratica possibile, e dunque accessibile. Quindi, se vogliamo proseguire la strategia di digitalizzazione dell’Italia e non andare in direzione opposta a quella europea, non possiamo tassare in maniera occulta le aziende del digitale e di conseguenza i consumatori, creando di fatto un ostacolo ulteriore all’uso delle nuove tecnologie”.
Il compenso per copia privata era stato introdotto per compensare gli autori nel caso in cui i cittadini effettuassero copie personali di opere acquistate legalmente, utilizzando supporti fisici come cassette, Cd, Dvd o hard disk.
“Oggi – osservano Aiip e Assintel – ci troviamo di fronte ad una realtà diametralmente opposta e applicare lo stesso principio al cloud è fuorviante: lo storage remoto non è un supporto fisico, ma un servizio virtuale che consente di archiviare, elaborare e condividere dati online, utilizzato in gran parte per contenuti autoprodotti. I supporti che lo rendono possibile (es. server) hanno già scontato il contributo al momento dell’acquisto degli hardware”.
Proseguono le due associazioni: “Estendere la tassa anche allo storage remoto significherebbe imporre un doppio prelievo, del tutto sproporzionato rispetto alle finalità originarie della normativa, a danno di cittadini e aziende che usano il cloud soprattutto per contenuti autoprodotti o attività professionali, non per opere soggette a diritto d’autore”.
Cloud essenziale per le imprese: no a nuova tassazione
Aiip e Assintel sottolineano ancora che “il cloud è uno strumento essenziale per le imprese: viene utilizzato per backup, elaborazione dati, compliance, sicurezza informatica e intelligenza artificiale. Tassare questi utilizzi aziendali significherebbe colpire attività che nulla hanno a che vedere con la copia privata di opere protette, con il rischio di frenare lo sviluppo digitale delle pmi e delle startup italiane”.
Per queste ragioni le due associazioni chiedono “che i servizi B2B vengano esclusi in modo chiaro e strutturale dall’applicazione del decreto”.
Sulla stessa scia si colloca la posizione di Anitec Assinform. Il presidente Massimo Dal Checco ha affermato: “I diritti degli autori sono imprescindibili per noi e non sono in discussione. Ma l’istituto del compenso per copia privata, nato in un’era analogica, oggi appare del tutto anacronistico rispetto alle tecnologie e alle abitudini di fruizione dei contenuti digitali. Per questo motivo chiediamo con forza l’abolizione di qualsiasi aumento tariffario contenuto nello schema di decreto e l’eliminazione del compenso sul cloud storage, che non appare conforme al quadro normativo vigente. Inoltre, sollecitiamo l’avvio di un’analisi completa ed empirica, insieme a una indagine dei reali comportamenti di utilizzo, prima di assumere qualsiasi decisione in merito alla modifica degli attuali importi delle tariffe”.
“L’estensione del contributo per la copia privata ai servizi cloud rappresenta un grave ostacolo per le imprese italiane, complicando inutilmente gli obblighi di compliance e imponendo oneri aggiuntivi senza distinguere tra servizi destinati ai consumatori e quelli destinati alle aziende”, commenta Giuliano Claudio Peritore, presidente di Aiip. “È fondamentale stralciare l’applicazione ai servizi cloud, in particolare quelli B2B, e semplificare le modalità di compliance, per non trasformare il diritto alla copia privata in una tassa occulta sull’innovazione”.
La proposta del governo contraria alle strategie del Pnrr
“Come Assintel riteniamo necessario che il governo riconsideri questa misura e ne stralci l’applicazione ai servizi cloud”, prosegue Generali di Assintel. “Il cloud è la base per lo sviluppo di soluzioni di intelligenza artificiale, big data e cybersecurity, e rappresenta per le pmi uno strumento indispensabile per essere competitive sui mercati globali. Introdurre nuovi oneri su questi servizi significa colpire direttamente l’innovazione e contraddire gli stessi obiettivi del Pnrr e delle strategie europee”.
Rincara la dose Anitec-Assinform: “Il paradosso è servito: mentre il numero di copie private continua a diminuire, il compenso per la copia privata segna un incremento del 20% rispetto al decreto in vigore”, come proposto dal Comitato Consultivo Permanente sul diritto d’autore, che ha sottoposto al Ministro della Cultura Alessandro Giuli un nuovo testo di decreto.
“La bozza prevede non solo l’aumento delle tariffe, ma anche l’estensione del compenso ai device ricondizionati e persino alla memorizzazione in cloud“, si legge in una nota. La decisione “suscita perplessità, soprattutto in un contesto in cui il dibattito pubblico è concentrato sulla doppia transizione – economia circolare e digitalizzazione della Pubblica Amministrazione – e sulla necessità di rafforzare le competenze digitali”.
A pesare, continua Dal Checco, “è il tema del mancato confronto con le parti che rappresentano i titolari del diritto d’autore: non essendo inclusi nel Comitato Consultivo Permanente, riteniamo fondamentale avviare un dialogo serio e costruttivo per affrontare un tema che incide direttamente su imprese, consumatori e sul percorso di digitalizzazione del paese”.