Dal 1° gennaio 2026 le imprese italiane potranno dire addio ai registratori di cassa tradizionali. Il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate (Prot. n. 111204/2025) apre ufficialmente la strada alle soluzioni software certificate, consentendo la trasmissione dei corrispettivi in modalità digitale e sicura. Una svolta epocale che si inserisce nel percorso di digitalizzazione dei processi fiscali, accelerato dal Decreto legislativo 1/2024 e dalla Legge di Bilancio 2025, che impone l’integrazione tra POS e registratori telematici.
Secondo l’Osservatorio Cloud e Corrispettivi di Fiskaly, sette aziende su dieci sono pronte a investire in soluzioni cloud per la fiscalizzazione. Tuttavia, il mercato è frenato da scarsa consapevolezza normativa e da una conoscenza limitata delle alternative disponibili. Solo il 30% delle imprese dichiara di essere adeguatamente informato sui nuovi obblighi, mentre il 91% utilizza ancora esclusivamente registratori di cassa telematici.
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Cloud e normativa: un cambio di paradigma
Il 2026 segnerà un punto di svolta per il retail e i servizi. Per la prima volta sarà possibile gestire gli scontrini senza hardware dedicato, grazie a piattaforme cloud che garantiscono conformità fiscale, automazione e integrazione dei processi. Il Decreto legislativo 1/2024 (art. 24) ha aperto la porta a questa innovazione, completando il tassello mancante nella digitalizzazione del sistema dei corrispettivi.
Nonostante il potenziale, il gap informativo resta ampio: due imprese su tre sono poco o per nulla informate sull’obbligo di collegamento tra Pos e registratore telematico previsto dalla Legge di Bilancio 2025. La conseguenza è una inerzia digitale che ostacola l’evoluzione del mercato e mantiene molte aziende ancorate a modelli superati.
Perché il cloud è strategico per la fiscalizzazione
Le soluzioni cloud offrono vantaggi concreti: velocità, automazione, riduzione dei costi e aggiornamenti continui. Secondo l’Osservatorio, il 59,4% delle imprese individua nella rapidità dei processi il beneficio principale, mentre oltre il 60% apprezza la capacità di integrare sistemi e migliorare l’efficienza operativa. Inoltre, il cloud consente un risparmio fino al 50% rispetto ai sistemi hardware tradizionali, eliminando vincoli fisici e semplificando la gestione multi-sede.
Per i fornitori di soluzioni di cassa, il cloud significa minore manutenzione, aggiornamenti automatici e costi di implementazione inferiori. Tuttavia, solo il 26,7% dei provider offre oggi soluzioni completamente cloud-based, segno di un mercato ancora in transizione.
Le barriere che rallentano la transizione
Nonostante i vantaggi, il percorso verso la fiscalizzazione digitale è ostacolato da percezioni errate sui costi, complessità del cambiamento e carenza di competenze interne. Il 74,3% delle imprese segnala la mancanza di skill adeguate, mentre il 71,6% lamenta scarsa chiarezza normativa. A pesare è anche la resistenza culturale: in molti casi è ancora l’imprenditore a definire le strategie digitali, senza il supporto di manager o consulenti.
Il risultato è un mercato disomogeneo: solo il 12,9% delle aziende si definisce completamente digitalizzato, mentre il 63,4% utilizza strumenti digitali in modo parziale. Senza un cambio di paradigma, il rischio è quello di restare in un limbo digitale, con soluzioni ibride e inefficienze operative.
Soluzioni e incentivi per accelerare il cambiamento
Per superare le barriere, servono incentivi fiscali, formazione e maggiore chiarezza normativa. Quasi un terzo dei provider ha già investito in soluzioni cloud e un ulteriore 10% ha in programma di farlo, ma la spinta normativa deve essere accompagnata da politiche di sostegno e da un’azione di sensibilizzazione verso le imprese.



































































