Una vera e propria rivoluzione digitale sta silenziosamente prendendo forma in Sicilia, trasformando l’isola nel baricentro strategico del traffico Internet del Mediterraneo. Presso il polo tecnologico OpenHubMed (OHM) di Carini, in provincia di Palermo, si sta consolidando un ecosistema digitale ad altissime prestazioni che promette di accelerare la connettività per tutto il Sud Italia. Tra gli artefici di questi progetto c’è 8route, azienda siciliana che, in collaborazione con partner di caratura mondiale, ha attratto sull’isola infrastrutture tecnologiche di primissimo piano.
Grazie al lavoro di 8route, oggi colossi globali dello streaming e del cloud come Amazon Prime Video, Microsoft Azure, CDN77, Mainstreaming (DAZN) e Netflix hanno installato le proprie cache e server nel data center di OpenHubMed. Un passo decisivo, reso possibile anche dalla partnership con MIX srl, principale Internet Exchange italiano, che ha scelto proprio Carini per inaugurare il suo primo punto di interscambio regionale: MIX Palermo.
Questa concentrazione di infrastrutture di rete ha un impatto concreto sulla vita di cittadini e imprese del Sud Italia: i contenuti video, i servizi cloud e le applicazioni non devono più viaggiare per centinaia di chilometri dai data center del Nord Europa, ma vengono erogati direttamente dalla Sicilia. Il risultato? Una riduzione drastica della latenza, tempi di risposta più rapidi, streaming più fluido e un’esperienza online complessivamente più performante.
Del valore del progetto come driver di sviluppo e competuticità del Mezzogiorno ne parliamo con Giulio Lo Presti, CTO per 8Route.
Lo Presti, il Sud da periferia digitale al Sud può diventare motore di innovazione. Qual è la visione che vi guida in questo percorso e quanto è importante per voi dimostrare che il Sud può essere un driver di sviluppo per l’intero Paese?
La nostra visione è pragmatica: il mercato del transito dati sta cambiando e noi ci siamo posizionati prima degli altri. 8route e OpenHubMed non sono progetti di ‘sviluppo territoriale’, sono asset industriali critici. La Sicilia è il punto dove i costi di trasporto dei dati incontrano l’efficienza. Dimostrare che il Sud è un driver? I numeri lo dimostrano già. I grandi Content Provider e gli OTT (come Google, Meta, Amazon) stanno investendo qui non per beneficenza, ma perché risparmiano e performano meglio. La nostra infrastruttura permette di intercettare il traffico internazionale prima che risalga verso il Nord Europa. Stiamo dicendo al mercato: smettete di pagare il trasporto inutile fino a Milano per dati che servono qui. Il Sud non è solo un ‘motore’, è la nuova frontiera del profitto digitale.”
Che tipo di cambiamento reale porterà questa rivoluzione infrastrutturale nel modo in cui il Sud lavora, comunica e fa impresa?
“Parliamoci chiaro: nel business digitale, la latenza è denaro. Ogni millisecondo risparmiato è un vantaggio competitivo su un concorrente. Portare cache e server locali con 8route significa che le aziende del Sud passano da utenti di serie B a player che giocano in casa. Non si tratta solo di ‘navigare meglio’, si tratta di produttività pura. Un’azienda siciliana connessa alla nostra infrastruttura accede ai servizi Cloud e ai dati finanziari con la stessa velocità di un’azienda lombarda, ma spesso con costi di gestione inferiori. Il cambiamento è necessario: chi si adegua a questa infrastruttura accelera, chi rimane sui vecchi circuiti diventa obsoleto. Stiamo fornendo alle imprese locali l’unica arma che conta davvero oggi: la velocità di esecuzione istantanea.”
Crede che il modello siciliano possa diventare un esempio replicabile anche in altre regioni del Mezzogiorno?
Il modello siciliano deve essere replicato perché è l’unico che sta in piedi economicamente. Abbiamo dimostrato che creare un ecosistema neutrale attira capitali esteri. Non stiamo aspettando fondi a pioggia, stiamo creando valore. Le altre regioni del Mezzogiorno devono guardare a OpenHubMed non come a un ‘bel progetto’, ma come a un blueprint industriale da copiare subito. Creare una rete di poli tecnologici al Sud non è un sogno, è una necessità logistica per internet globale. Se replichiamo questo modello, creiamo un corridoio digitale in cui il Sud Italia fattura sul transito dei dati che oggi regaliamo ad altri Paesi. È un business enorme e noi siamo pronti a guidarlo.









