I data center hanno un ruolo strategico nella trasformazione digitale italiana, tuttavia la crescita del settore appare ostacolata dalla complessità normativa e dalla frammentazione delle competenze tra Stato, Regioni e Comuni. L’imminente approvazione del Decreto Energia introduce un procedimento unico di autorizzazione per la costruzione ed espansione dei data center, con l’obiettivo di semplificare e accelerare i processi.
Tuttavia, il rischio di disomogeneità normativa rimane elevato:
- Livello nazionale, regionale e comunale: Se il decreto lascia margini di intervento locale (es. pianificazione delle aree idonee, vincoli paesaggistici, autorizzazioni edilizie), gli operatori rischiano iter diversi, tempistiche variabili e costi di compliance differenti a seconda della località.
- Ambito autorizzativo: Anche con procedure uniche, le prassi applicative territoriali possono differire, generando esiti non uniformi.
- Normativa energetica e connessione: Le regole nazionali su accesso e potenziamento della rete possono essere applicate in modo diverso dai gestori locali, con impatti su tempi, costi e rischi commerciali.
- Diritti di uso del suolo e tutela ambientale: Vincoli e regole possono variare localmente, influenzando la fattibilità dei progetti.
Il nodo dei contratti
Da quanto sopra potrebbe derivare la necessità di rivedere gli accordi e i contratti in essere, con particolare riguardo
- clausole contrattuali più granulari per gestire cambiamenti normativi (“regulatory change”), con meccanismi di compensazione e negoziazione; definizioni chiare di forza maggiore e obblighi di performance, per gestire sospensioni o revoche amministrative;
- garanzie contrattuali sui costi di rete e tempi di connessione, attribuendo responsabilità precise tra operatori e gestori.











