Meta in Spagna dovrà pagare 479 milioni di euro come risarcimento a 87 editori della stampa digitale nazionale e ad alcune agenzie di informazione per concorrenza sleale sulla pubblicità. La multa sale a 540 milioni calcolando gli interessi.
Lo ha deciso il tribunale commerciale competente (Juzgado de lo Mercantil nº 15 di Madrid), che ha inflitto la multa ritenendo che Meta abbia ottenuto un “vantaggio competitivo significativo” nel mercato pubblicitario online attraverso il trattamento illecito di dati personali degli utenti ai fini della pubblicità comportamentale, violando le regole europee sulla protezione dei dati (Gdpr) e sulla concorrenza.
Meta, che contestava la richiesta iniziale da 551 milioni di euro, ha già annunciato che presenterà ricorso dinanzi all’Audiencia Provincial.
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Meta, risarcimento agli editori digitali spagnoli per la pubblicità
Gli 87 editori digitali spagnoli e le agenzie di informazione avevano intentato causa a Meta raggruppandosi e facendosi rappresentare dalla Asociación de Medios de Información (Ami). L’accusa include aziende di ogni dimensione, inclusi i principali gruppi del Paese come Unidad Editorial (El Mundo, Marca, Expansión), Prisa (El País, As) e Vocento (ABC), affiancati da redazioni come Europa Press Noticias.
La corte ha concluso che, fra il 2018 e il 2023, Meta ha usato ingenti quantità di dati personali — senza una base giuridica conforme al Gdpr — per ottimizzare la pubblicità comportamentale, ottenendo un vantaggio che ha danneggiato i ricavi pubblicitari dei media digitali.
La sentenza prende in considerazione il fatto che Meta ha successivamente aggiornato la base giuridica (passando a un modello basato sul consenso) nel 2023, ma ritiene che il danno sia già stato creato nel periodo precedente.
Vantaggio sleale pari a oltre 5,2 miliardi di euro in cinque anni
La sentenza valuta come illecito il trattamento massivo di dati per finalità pubblicitarie che avrebbe permesso a Meta di offrire annunci più efficaci rispetto ai media, traducendosi in introiti pubblicitari sottratti alle testate.
Il periodo contestato è dal 25 maggio 2018 (quando è entrato in vigore il Gdpr) al 1 agosto 2023, data in cui Meta avrebbe cambiato la sua base legale per il trattamento dati.
Il giudice di Madrid ha stimato che Meta abbia guadagnato in Spagna oltre 5,2 miliardi di euro in quegli anni con la pubblicità online, quantificando così il vantaggio competitivo sleale sanzionato.
Per calcolare il risarcimento, il giudice ha preso come riferimento un rapporto della Cnmc (autorità spagnola per la concorrenza) sulle condizioni della concorrenza nel mercato del digital advertising per stimare quali perdite abbiano subito gli editori digitali.
La sentenza sottolinea che, se Meta avesse mantenuto il regime basato sul consenso, non si sarebbe configurata un’infrazione di questo tipo né sarebbe stato possibile procedere con richieste risarcitorie come quella avanzata dagli editori spagnoli.
Privacy, Meta ancora sotto la lente del regolatore in Spagna
Il tribunale ha rilevato, inoltre, una scarsa collaborazione da parte di Meta durante il procedimento, sottolineando che la società “non avrebbe fornito informazioni sufficienti per determinare l’esatto volume di affari generato in Spagna”.
I grandi organi di stampa spagnoli (El País, El Confidencial, Efe) hanno coperto ampiamente la sentenza. Inoltre, le testate spagnole hanno riferito l’intenzione del governo di Madrid di investigare possibili violazioni di privacy in relazione a pratiche di tracciamento attuate sempre da Meta.
Meta, da parte sua, in una dichiarazione ufficiale resa a Reuters, ha definito la richiesta di risarcimento degli editori “infondata”, sostenendo che manca evidenza di danno e che la decisione “ignora in maniera evidente il funzionamento della pubblicità digitale”. L’azienda americana proprietaria di Facebook e Instagram ha ribadito che rispetta le leggi applicabili e fornisce strumenti agli utenti per controllare i propri dati.
Ma intanto il procedimento spagnolo potrebbe non restare isolato: anche altri Paesi europei, tra cui la Francia, hanno avviato iniziative analoghe che potrebbero trarre forza dalla sentenza arrivata da Madrid.













































