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Digitale, “sorpresa” pmi: sono le aziende più aperte alla trasformazione



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Emerge dall’Osservatorio Smartive secondo cui le piccole imprese tendono a eccellere nelle e-skill mentre le medie sono quelle più aperte al cambiamento. Sulle grandi aziende pesa la dimensione che richiede strategie più strutturate e di lungo periodo per innovare. Montemagno: “Ora si apre la sfida sostenibilità”

Pubblicato il 29 nov 2024



digitale, smart working

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il futuro del lavoro. Ma quali competenze sono necessarie per sfruttare al meglio questa trasformazione? Come integrare l’IA con le persone affinché generi valore?

Le risposte arrivano dall’Osservatorio creato da Smartive, società di Change management italiana completamente dedicata alla trasformazione digitale.

Il focus sulle e-skill

Leggendo i dati dell’Osservatorio emerge innanzitutto un panorama variegato delle competenze digitali nelle aziende, con funzioni come Sustainability e Legal che spiccano per la maturità delle competenze digitali specifiche, mentre IT e Sales sembrano faticare nel tenere il passo con l’evoluzione tecnologica. Aree come Operations, in cui rientrano le funzioni Logistica e Supply Chain, evidenziano miglioramenti adattandosi con successo alle sfide della Rivoluzione 4.0. D’altro canto, Marketing e HR si distinguono per un rafforzamento delle competenze strategiche, pur mostrando carenze nell’ambito degli analytics e nell’utilizzo di strumenti innovativi, ad esempio legati all’intelligenza artificiale. I dati suggeriscono inoltre che le aziende più piccole tendono a eccellere nelle competenze digitali, grazie alla loro agilità, mentre le medie sono quelle più aperte al cambiamento. Le grandi aziende devono affrontare sfide più complesse sia in termini di competenze digitali sia di apertura al cambiamento, richiedendo strategie più strutturate per colmare i gap e favorire una cultura più adatta alle sfide correnti.

Il confronto generazionale Allo stesso modo è interessante il dato che mette a confronto le generazioni all’interno delle imprese facendo emergere come Boomer e GenX siano pionieri della trasversalità, mentre Zoomer e Millennial rivendichino più benessere e equilibrio nelle loro priorità. La segmentazione demografica per età e seniority fornisce infatti insight preziosi sui gruppi target prioritari per i format da adottare per l’erogazione dei piani di formazione e upskilling.

Contrariamente alle aspettative, i Boomer e la GenX dimostrano un’elevata apertura all’approfondimento e alla diversità disciplinare, abbracciando con entusiasmo il cambiamento. Zoomer e Millennial, invece, si mostrano meno inclini alla flessibilità, privilegiando benessere ed equilibrio psicofisico, e richiedendo approcci e ritmi diversi nel contesto lavorativo e nella gestione del cambiamento. Avendo vissuto fin dalla nascita nell’era digitale, Zoomer e Millennial tendono a considerare la tecnologia e le competenze digitali come aspetti scontati della vita quotidiana, portando talvolta a trascurare l’importanza delle dinamiche relazionali e del confronto diretto.

HR e intelligenza artificiale

A queste evidenze emerse nel corso dell’incontro si aggiungono poi i dati dell’altra indagine condotta di recente da Smartive su un campione di 400 HR Manager italiani sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale (IA) in ambito HR. Dall’indagine è emerso come tale utilizzo, se non ancora pervasivo, è però in continua crescita: il 41,5% degli HR Manager afferma che la propria azienda ne fa uso. Dal confronto tra grandi aziende e pmi emerge un utilizzo maggiore dell’IA da parte degli HR Manager delle pmi. Queste ultime in particolare, mostrano una grande, e forse anche sorprendente, apertura al cambiamento, suggerendo una dinamicità che potrebbe essere sfruttata per accelerare ulteriormente l’innovazione in campo HR.

Le sfide delle aziende italiane

Secondo Francesca Montemagno, Founder e Ceo di Smartive “l’Italia sta migliorando rispetto all’Osservatorio del 2022, ma siamo appena sopra la sufficienza rispetto allo Smartive Index: su una scala da 0 a 100, un’organizzazione diventa “smartive” quando possiede uno Smartive Index medio superiore a 80, e attualmente nel nostro Paese ci attestiamo a 61 (vs. 54 nel 2022)”.

L’Osservatorio SmartiveMap 2024 ha evidenziato come l’accelerazione dovuta al digitale e alle tecnologie abbia radicalmente cambiato le competenze richieste alle persone delle organizzazioni. “La sfida principale per lo sviluppo e la formazione manageriale – prosegue Montemagno – è quella di fornire le competenze digitali necessarie, insieme alla flessibilità e alla mentalità innovativa per navigare l’ecosistema che risulta fisiologicamente in continua evoluzione. Un’altra sfida è l’integrazione della sostenibilità nelle strategie aziendali. L’innovazione sostenibile non è più un’opzione, ma una necessità, spingendo i leader ad adottare pratiche ecologicamente responsabili e a sviluppare modelli di business sostenibili”.

“ L’ultima sfida – conclude Montemagno – è la gestione della diversità e dell’’inclusione. Secondo SmartiveMap, nel 2024, la capacità di operare efficacemente in contesti culturali diversi è diventata una competenza chiave per i manager. Lo sviluppo di competenze interculturali e la promozione di un ambiente inclusivo sono essenziali per sfruttare il potenziale di una forza lavoro diversificata, migliorando la collaborazione e l’innovazione all’interno delle organizzazioni”.

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