L'ALLARME

Direttiva Copyright, l’editoria online sul piede di guerra: “Nostre esigenze non considerate”

Lettera ai ministri Franceschini e Colao da parte dell’Anso ed anche dell’Anes, l’associazione che rappresenta l’editoria specializzata: “Serve libertà di scelta su accordi con piattaforme o si rischia grave freno allo sviluppo”

Pubblicato il 28 Lug 2021

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Le modalità di recepimento della Direttiva Copyright in Italia rischiano di trasformarsi in un boomerang per gli editori delle testate online e di quelle specializzate: questo l’allarme lanciato da Anso (Associazione Nazionale Stampa Online) e Anes (Associazione Nazionale Editoria di Settore) in una lettera ai ministri della Cultura Dario Franceschini e della Trasformazione digitale Vittorio Colao.

Il recepimento dell’articolo 15 della Direttiva Copyright non incentiva lo scambio di valore tra le piattaforme digitali e gli editori, ma al contrario tende a creare vincoli eccessivamente stringenti e a favorire la grande editoria generalista a discapito dei soggetti più piccoli, locali, tecnico-professionali e specializzati e online, producendo asimmetrie di mercato e rischiando di generare ingenti danni al comparto nel suo complesso”, evidenziano le due associazioni in riferimento al testo sul quale il Ministero della Cultura e il Dipartimento per l’editoria hanno condotto un giro di audizioni la settimana scorsa.

Secondo Anso e Anes, non lasciare agli editori “la libertà di scegliere se concludere o meno accordi con le piattaforme” o di fatto limitare la possibilità di fornire licenze gratuite riduce “non soltanto l’autonomia degli editori sancita dalla Direttiva ma rischia di porre un grave freno allo sviluppo di quelle imprese che intendono sfruttare al massimo le opportunità offerte dal digitale.” Viene inoltre criticata l’inclusione delle imprese editoriali televisive “tra i soggetti a cui viene riconosciuto il diritto connesso”.

Duro anche il giudizio sul ruolo “arbitrale” affidato ad Agcom, che “rischia di ‘appiattire’ il mercato e annullare le differenze anche di natura tecnologica tra i diversi player che il mercato libero e la libera negoziazione invece valorizzano, vanificando gli enormi sforzi che gli editori nativi digitali e gli editori che hanno investito nell’integrazione tra offerta tradizionale e digitale hanno messo in campo negli ultimi anni per essere tecnologicamente all’avanguardia e disincentivando di fatto l’innovazione per i prossimi anni.” Anche i criteri che Agcom dovrebbe prendere in considerazione per la determinazione dell’equo compenso, secondo gli editori locali, tecnico-professionali e specializzati “rischiano di penalizzare gli editori nativi digitali.”

Il nostro comparto non ha bisogno dell’imposizione di vincoli alla libertà di scelta e iniziativa economica e contrattuale degli editori ma piuttosto di veder valorizzati gli sforzi compiuti dalle singole imprese per una maggiore innovazione e digitalizzazione, nonché di incentivi per continuare a perseguire tali obiettivi e investire su nuove risorse e infrastrutture che permettano alle imprese di competere efficacemente sul mercato”.

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