La violenza non si consuma sempre più nello spazio digitale, con conseguenze devastanti sulla vita reale delle vittime. Negli ultimi mesi casi come il sito “phica.net”, dove immagini manipolate e sessiste sono state diffuse senza alcun consenso, o l’ondata di contenuti a tema “mia moglie”, che trasforma le donne in oggetti di condivisione e derisione, hanno riportato al centro del dibattito il fenomeno della violenza online. Un universo dove anonimato, deepfake e piattaforme fuori controllo alimentano la circolazione di materiale offensivo e umiliante, colpendo la dignità delle persone e amplificando stereotipi di genere.
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La Pdl di Noi Moderati
Per rispondere a questa emergenza, in Parlamento è stata depositata una proposta di legge del gruppo Noi Moderati che punta a colmare il vuoto normativo e a rafforzare gli strumenti di contrasto. Tre i pilastri centrali: l’obbligo di identità digitale per accedere alle piattaforme, così da rendere immediatamente identificabili gli autori di contenuti illegali; l’introduzione del reato di diffusione fraudolenta di deepfake, con pene severe soprattutto nei casi di pornografia non consensuale e coinvolgimento di minori; e infine il ruolo rafforzato dell’Agcom, chiamata a vigilare sull’applicazione della norma e a comminare sanzioni milionarie alle piattaforme inadempienti.
Identità digitale obbligatoria per accedere alle piattaforme
Il cuore del provvedimento riguarda l’obbligo per i gestori delle piattaforme digitali di acquisire l’identità digitale degli utenti. Chiunque voglia pubblicare o condividere contenuti dovrà registrarsi con Spid, Carta d’identità elettronica o sistemi equivalenti riconosciuti da eIdas.
L’obiettivo è superare l’anonimato che, secondo i promotori della legge, consente oggi a molti utenti di diffondere contenuti sessisti, violenti o diffamatori senza timore di essere rintracciati. Il diritto all’anonimato continuerà a essere riconosciuto, ma non quando vengono commessi illeciti. In questi casi, le autorità potranno identificare rapidamente i responsabili grazie ai log obbligatori che i gestori dovranno conservare per almeno 12 mesi.
Reato di diffusione fraudolenta di deepfake
La proposta introduce anche un nuovo reato: la diffusione fraudolenta di contenuti deepfake. Chi utilizza immagini, voci o video manipolati al fine di danneggiare, trarre profitto o ledere la reputazione altrui rischierà da 1 a 5 anni di reclusione o una multa da 10.000 a 100.000 euro.
Le pene saranno aggravate se il contenuto riguarda minori, soggetti vulnerabili o ha carattere sessualmente esplicito. Restano esclusi dal reato i deepfake chiaramente destinati a satira, parodia o espressione artistica, purché non lesivi della dignità delle persone coinvolte.
Il ruolo centrale di Agcom
La legge attribuisce un ruolo di primo piano all’Agcom Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni). Sarà infatti l’Authority a:
- verificare che i gestori adottino sistemi di marcatura dei contenuti generati con AI;
- vigilare sull’obbligo di identificazione digitale degli utenti;
- comminare sanzioni e ordinare l’oscuramento di piattaforme non conformi.
Le multe previste sono pesanti: da 200.000 a 1 milione di euro per chi non applica l’obbligo di identità digitale, e da 100.000 a 500.000 euro per chi non rimuove i contenuti deepfake segnalati o non rispetta gli ordini di oscuramento dell’AGCOM.
Una stretta necessaria per la tutela online
Il testo arriva in un contesto europeo già segnato dal Digital Services Act e dall’AI Act, e punta a rafforzare la capacità di contrasto nazionale. Per i promotori della legge si tratta di uno strumento urgente per difendere cittadini e minori, particolarmente esposti a fenomeni come revenge porn, cyberbullismo e truffe basate su manipolazioni digitali.
Se approvata, la norma imporrà un cambio radicale per le piattaforme digitali: più responsabilità, più controlli e un legame diretto tra identità digitale e attività online, con Agcom nel ruolo di garante e sanzionatore.
Carfagna e Gelmini: “Deepfake e anonimato online le vere minacce da affrontare”
A illustrare i contenuti e le finalità della proposta di legge sono state in particolare Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, tra le prime firmatarie del testo. Carfagna ha parlato di uno “scenario raccapricciante” che imponeva una scelta netta: non restare inerti di fronte a un mercato globale senza regole oppure intervenire con strumenti mirati. “Abbiamo scelto la seconda strada – ha spiegato – agendo su due principali fonti di rischio: il deepfake e l’anonimato online. Per questo la Pdl introduce il reato di diffusione fraudolenta di deepfake, con pene severe fino al carcere e aggravanti specifiche in caso di contenuti sessuali o che coinvolgano minori”.
Sul secondo fronte, quello dell’anonimato, è intervenuta Gelmini, sottolineando che l’obiettivo della legge è «difendere le donne che si trovano esposte a situazioni di violenza online». Per la deputata di Noi Moderati è necessario aggiornare l’ordinamento, regolamentando l’anonimato e attribuendo alle piattaforme digitali la stessa responsabilità dei quotidiani quando pubblicano contenuti manipolati con l’IA. Le parlamentari hanno inoltre richiamato l’urgenza di una educazione al digitale, definita una vera e propria battaglia culturale. Un appello, il loro, a un percorso parlamentare rapido e bipartisan, che nelle parole di Carfagna e Gelmini deve trasformare il web da “terra di nessuno” a spazio libero ma regolato da tutele certe.
Via all’inchiesta sulla violenza online
Come annunciato dalla presidente della commissione Femminicidio, Martina Semenzato parte l’nchiesta sulla violenza online. “L’intenzione – ha spiegato – è quella di procedere con 21 audizioni per affrontare in tempi brevi il tema e giungere a formulare un indirizzo”.