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Innovazione e privacy: la sfida dell’AI nelle telecomunicazioni



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Nell’era dell’intelligenza artificiale, il vero banco di prova non è solo la capacità di innovare, ma di farlo nel rispetto dei diritti e della trasparenza. Nel settore Tlc, dove i dati rappresentano una risorsa strategica, la responsabilità degli operatori e l’applicazione rigorosa delle normative europee diventano essenziali per garantire un uso etico e sicuro delle tecnologie intelligenti

Pubblicato il 22 ott 2025

Marina Padalino

Membro del Consiglio d’Amministrazione di CFE Finance Group



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Con il passare del tempo, l’intelligenza artificiale (AI) sta assumendo un ruolo sempre più centrale nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Non nascondo che spesso, come penso accada a molti, presa dalla frenesia delle giornate, mi affido all’AI per ottenere risposte rapide e ottimizzare i tempi.

Per me, l’AI resta uno strumento – un valido strumento, certo – ma non una verità assoluta. Questo mi permette di preservare il mio approccio personale e creativo n tutto cio’ di cui ho bisogno.

Il nodo privacy

Esiste però un aspetto che non va sottovalutato e che merita una riflessione consapevole: la protezione dei dati personali. Come sappiamo, l’AI si alimenta attraverso complessi algoritmi che elaborano i dati forniti dagli utenti, e la sfida principale consiste nel prevenire la diffusione non consapevole di tali dati.

Il tema è particolarmente rilevante nel settore delle telecomunicazioni (TLC), dove vengono raccolte enormi quantità di dati relativi a geolocalizzazione, consumo e preferenze degli utenti.

Quanti di noi ricevono, sui propri dispositivi, suggerimenti o offerte perfettamente in linea con il proprio stile di vita? E quanto tutto questo incide sulla gestione corretta dei dati personali?

Il ruolo degli operatori

Gli operatori devono assicurare che la raccolta e l’utilizzo dei dati avvengano in modo lecito, limitato e proporzionato alle finalità dichiarate. Ed è proprio qui che nasce la vera sfida: l’AI deve confrontarsi con il GDPR. A tal proposito, l’Unione Europea ha introdotto l’AI Act, che in combinazione con il GDPR, stabilisce regole chiare per prevenire l’uso improprio dei dati personali. Questa connessione normativa non deve essere vista come un limite, ma come una garanzia.

È infatti fondamentale che tutto avvenga con trasparenza e per finalità specifiche, informando gli utenti in modo chiaro su come e perché i loro dati vengono trattati.

L’AI Act nasce dunque con l’obiettivo di assicurare un impiego etico e responsabile dell’intelligenza artificiale, riducendo il rischio di diffusione non autorizzata di informazioni personali.

Sicurezza e algoritmi

Non va inoltre trascurato il tema della sicurezza. L’AI può essere vulnerabile ad attacchi informatici soprattuto nel settore delle Tlc. È indispensabile dunque che i sistemi siano progettati in modo sicuro e che i dati siano trattati correttamente.

Un altro punto chiave riguarda la trasparenza degli algoritmi. Se un sistema di AI decide, ad esempio, quale promozione proporre a un utente, deve essere possibile spiegare i criteri che hanno guidato tale scelta.

Questo principio di spiegabilità è essenziale per prevenire discriminazioni e rafforzare la fiducia degli utenti.

Sicuramente, individuare il giusto equilibrio non è semplice. Solo un dialogo costante tra aziende Tlc e regolatori può garantire uno sviluppo tecnologico etico e sostenibile.

Le imprese Tlc devono difatti partecipare attivamente alla definizione di un quadro normativo che accompagni l’innovazione con responsabilità.

Coniugare innovazione e privacy è dunque possibile: anonimizzare i dati e utilizzare algoritmi trasparenti e spiegabili aumenta la fiducia degli utenti e riduce il rischio di abusi.

Un equilibrio tra progresso e tutela dei diritti

Il futuro del settore dipenderà dalla capacità di trovare un equilibrio tra progresso tecnologico e tutela dei diritti.

Con pratiche responsabili e trasparenti, AI Act e GDPR possono convivere e guidare le telecomunicazioni verso un modello di sviluppo in cui innovazione e privacy non siano in conflitto, ma bensì complementari.

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