Intel è pronta a scorporare la sua attività di networking e comunicazioni, Network and Edge Group (Nex), rendendola un’entità indipendente. Il piano è stato inizialmente rivelato in una nota ai clienti dal direttore generale di Nex, Sachin Katti, ma è stato successivamente confermato dai portavoce del gruppo. Non è ancora chiaro come verrà valutata Nex, né si conoscono i potenziali acquirenti. Intel non ha nemmeno annunciato una tempistica specifica per lo spin-off. Nel 2024, la società ha contribuito con 5,8 miliardi di dollari al fatturato totale di Intel, pari a 53,1 miliardi di dollari.
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Gli obiettivi della ristrutturazione
La decisione di scorporare la divisione networking non dovrebbe sorprendere. Il nuovo ceo di Intel, Lip-Bu Tan, che ha rilevato l’attività da Pat Gelsinger a marzo, avrebbe preso in considerazione lo spin-off da maggio come parte di una strategia globale per riportare l’azienda alla crescita. L’obiettivo di Tan è rifocalizzare l’azienda sui suoi segmenti principali, ovvero pc e infrastrutture per data center.
Negli ultimi risultati trimestrali dell’azienda, pubblicati la scorsa settimana, Intel ha registrato una perdita netta di 2,9 miliardi di dollari. In una nota al personale successiva alla pubblicazione dei conti dell’azienda, Tan ha sottolineato che l’organizzazione dovrà apportare cambiamenti significativi in futuro.
“So che gli ultimi mesi non sono stati facili. Stiamo prendendo decisioni difficili ma necessarie per snellire la struttura, promuovere una maggiore efficienza e aumentare la responsabilità a ogni livello aziendale”, ha affermato il ceo, aggiungendo che l’azienda deve “concentrarsi al massimo sul rafforzamento del nostro portafoglio prodotti di base e sulla nostra roadmap per l’intelligenza artificiale”.
Si tratta come facilmente intuibile di uno tentativo di razionalizzazione include anche tagli di posti di lavoro: Tan ha infatti ribadito l’intenzione di ridurre l’organico dell’azienda del 15% (circa 24mila dipendenti) entro la fine dell’anno.
Una strategia già sperimentata con Altera
La strategia per lo spin-off segue un canovaccio già sperimentato. “Abbiamo intenzione di consolidare gli elementi chiave della nostra attività di networking e comunicazioni come azienda indipendente e abbiamo avviato il processo di identificazione di investitori strategici”, ha dichiarato Intel in un comunicato ufficiale. “Come con Altera, rimarremo un investitore di riferimento, consentendoci di beneficiare di futuri rialzi mentre posizioniamo l’azienda per una crescita futura”.
Altera era la divisione di Intel dedicata ai gate array programmabili sul campo, ed è stata scorporata lo scorso anno. L’operazione è stata considerata uno dei primi tentativi dell’azienda di monetizzare le sue attività non strategiche. La decisione si è rapidamente rivelata vincente, con Intel che ha venduto una quota del 51% di Altera alla società di private equity statunitense Silver Lake Partners per 4,46 miliardi di dollari a marzo. Ecco perché appare molto probabile che Intel miri a replicare questo modello con Nex.
Sachin Katti ha precisato che l’azienda ha già iniziato a “identificare ulteriori partner strategici e di capitale per supportare la crescita e lo sviluppo della nuova società”.
Intel lascia l’Europa: le ragioni e le conseguenze della scelta
In questo scenario, Intel non procederà con i progetti di fonderia precedentemente pianificati in Germania e Polonia. In particolare, la società abbandona i piani da un miliardo di euro per una fabbrica a Magdeburgo, nella Germania orientale.
Il cambio di strategia di Intel, che finora si distingueva dai grandi produttori asiatici per aver integrato design e fonderie, avrà impatti importanti su diversi fronti, anche su quello delle telecomunicazioni.
“La scelta di Intel dimostra lo scarso interesse del chipmaker nei confronti dell’Europa e una preferenza verso in mercati asiatici dove il costo del lavoro è molto più basso”, ha spiegato a CorCom Antonio Capone, professore ordinario di Telecomunicazioni presso il Politecnico di Milano. “Intel negli scorsi anni ha assunto molto personale per lo sviluppo del software: strategia funzionale, sì, a vendere chip ma anche a sviluppare un ecosistema di più complesso. Considerato che la maggior parte dei tagli riguarda il software, è possibile che questi faranno farà sentire i propri effetti anche nelle Tlc, soprattutto sul fronte edge cloud e open ran. Ovviamente questo non vuol dire che Intel uscirà dal mercato del mobile o del cloud ma che lascerà fare queste cose a qualcun altro”.
Ma secondo Capone si potrebbero profilare rischi anche rispetto all’esecuzione del Chips Act. L’Ue aveva infatti puntato molto sull’investimento di Intel in Germania. La decisione del colosso di abbandonare il vecchio continente ricade infatti su piani di investimento per oltre 35 miliardi di euro e rappresenta una battuta d’arresto per l’autonomia strategica europea nel settore dei chip, proprio mentre la Commissione Ue puntava a raddoppiare la propria quota di produzione mondiale entro il 2030.
Secondo Marco Bentivogli, esperto politiche innovazione industriale, sono diversi i fattori che hanno determinato la scelta di abbandonare il piano di investimenti in Europa. “Il primo riguarda un gap di sovvenzioni”, ha scritto Bentivogli in un’analisi pubblicata ieri da CorCom. “Per la fab di Magdeburgo Intel chiedeva circa 10 miliardi di euro di aiuti; l’escalation dei costi di cantiere e inflazione ha portato a nuove richieste di 4–5 miliardi che Berlino non ha accolto”. A questo si sono aggiunti costi energetici e di materiali più alti: “Intel stessa ha citato «construction & energy costs unsustainable» nelle note di cancellazione (erodevano il Roi già messo sotto pressione dal calo domanda)”. E poi gli iter autorizzativi complessi: “La procedura tedesca è durata mesi; in Usa l’approvazione Chips Act è molto più rapida”.