IL CASO

Prysmian, offerta per il sito di Battipaglia. Il Mimit chiede proroga di almeno tre mesi



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Per il ministro Urso serve tempo per approfondire gli aspetti tecnico economici dell’operazione e arrivare a una soluzione che sia la base per il definitivo rilancio del sito. “L’azienda ha un elevato patrimonio tecnologico e di competenze, deve continuare a competere a livello globale”

Pubblicato il 30 apr 2024



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Il Mimit chiede una proroga di almeno tre mesi sull’offerta per il sito di Battipaglia di Prysmian. Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a seguito della proposta non vincolante ricevuta dalla multinazionale che produce cavi per energia e in fibra ottica, ha scritto per sollecitare da parte dell’azienda “disponibilità a prorogare ulteriormente le attività presso lo stabilimento Fos di Battipaglia almeno per altri tre mesi, al fine di poter approfondire gli aspetti tecnico-economici dell’operazione con i proponenti e arrivare a una soluzione che sia la base per il definitivo rilancio del sito”.

“Tutto questo dimostra ancora una volta l’impegno costante e continuo del Ministero nel favorire tutte le possibili condizioni che portino ad una soluzione stabile e duratura che garantisca un pieno rilancio della produzione a Battipaglia. Questa azienda, che ha un elevato patrimonio tecnologico e di competenze, deve continuare a competere a livello globale”, ha dichiarato il Ministro Urso.

Nei giorni scorsi Prysmian ha confermato l’intenzione di chiudere lo stabilimento Fos (Fibre ottiche sud) di Battipaglia (Sa), in cui sono impiegati circa 300 dipendenti. La società parla di “insostenibilità del business” dovuta a un “costo della produzione” della fibra ottica “pari al doppio del prezzo di mercato”.

Caso Prysmian, fermo lo stabilimento Fos

La decisione di Prysmian sullo stabilimento Fos di Salerno arriva a pochi giorni dal raggiungimento di un accordo per l’acquisizione di Warren & Brown Technologies, società australiana specializzata nei prodotti di connettività per le reti telecom, e dal takeover da 3,9 miliardi di euro nei confronti di Encore Wire, negli Usa. Entrambe le operazioni sono parte della strategia “Connect, to Lead”, che punta a trasformare il gruppo in un solution provider globale in grado di guidare la transizione energetica e la trasformazione digitale. Da questa prospettiva, però, sembra escluso lo stabilimento Fos: per questo il Mimit chiede rassicurazioni.

A Battipaglia la produzione attualmente è sospesa e i dipendenti sono in cassa integrazione. Dopo aver valutato “tutte le possibili soluzioni alternative”, Prysmian “è giunta alla determinazione di avviare le attività procedurali prodromiche per cessare tutta la propria attività di produzione della fibra ottica e di procedere conseguentemente alla chiusura dello stabilimento” da cui “la possibilità, in caso mancata individuazione di auspicate soluzioni alternative, di licenziamento del personale ivi occupato”, si legge nelle risposte predisposte dal gruppo.

La produzione a Battipaglia ha valore strategico

All’origine della crisi, precisa Prysmian, ci sono due fattori, uno congiunturale, legato al generale calo di domanda di fibra ottica da parte del mercato, e uno strutturale, connesso ai costi di produzione, che a Battipaglia sono pari a circa il “doppio del prezzo di mercato” e scontano la concorrenza della fibra asiatica, meno costosa e di bassa qualità. “Lo chiudiamo”, aggiunge la multinazionale, “perché, alla luce dei prezzi di mercato impostati dai concorrenti asiatici, Battipaglia è strutturalmente non-competitivo, quindi insostenibile”.

Il Mimit si sta occupando da mesi della situazione di Fos e, in occasione del tavolo di crisi dello scorso 15 febbraio, il ministro Urso ha fatto sapere di avere in corso “tre interlocuzioni per il rilancio del sito” con “due realtà straniere e una nazionale, attive nel settore della fibra ottica. Siamo fortemente impegnati nell’individuare una soluzione per il futuro dello stabilimento produttivo, salvaguardando un’attività ad altissimo valore strategico a cui non intendiamo rinunciare”.

Fibra ottica, il Governo esige standard tecnici

L’intervento del Mimit – si legge in una nota – segue le azioni svolte dal Ministero per monitorare l’eventuale interesse di altri soggetti industriali e si pone all’interno del rinnovato quadro regolamentare che ha visto l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) individuare, su sollecitazione dello stesso Mimit, gli standard tecnici per i cavi in fibra ottica a cui devono attenersi gli aggiudicatari dei bandi per la realizzazione dell’infrastruttura di rete, così da assicurare adeguati livelli qualitativi e prestazioni elevate di connettività.

L’Agcom ha confermato di aver recepito, all’interno della regola tecnica, quanto richiesto espressamente dal ministro Urso in merito alla necessità di utilizzo della fibra G657 A2 nella rete di accesso secondaria, nel tratto di terminazione fin dentro casa dell’utente, e riguardo alla presenza di una certificazione che punti sulla qualità e sulla durata di almeno 20 anni dei prodotti in fibra ottica installati in campo.

Il testo relativo alla regola tecnica è attualmente in fase di notifica alla Commissione europea per le valutazioni di competenza.

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