SMART WORKING

Smart working, Iapichino: “Tim sarà la più grande piattaforma digitale del Paese”

Il referente per lo Smart Working di Telecom Italia: “Più flessibilità significa più responsabilità e più produttività: il cambiamento parte dalla base”

Pubblicato il 09 Mar 2016

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«Lo smart working è un pezzo importante del piano industriale che punta a far diventare Tim la piattaforma digitale del Paese». Andrea Iapichino, referente per lo Smart Working di Telecom Italia, spiega la filosofia alla base del progetto.

In che modo il lavoro agile può essere driver di innovazione?

Partiamo da un punto: non si può essere creativi, innovativi se si lavora come nel 1950. Per innovare bisogna riorganizzare processi interni e rendere più efficaci le collaborazioni tra colleghi. In questo senso lo smart working è un acceleratore della digital transformation: Tim è più vicina ai clienti e le sue persone sono più produttive.

Ci spieghi meglio.

Lo smart working abilita un cambio di paradigma che assicura più flessibilità alle persone e che modifica alla radice i processi produttivi. Contestualmente la stessa flessibilità aumenta la motivazione dei dipendenti che ha effetti positivi sulla produttività. È un cambiamento agito dall’alto ma nel quale la “base” avrà un ruolo centrale.

È un cambiamento epocale. Come vi state organizzando?

In collaborazione con il Politecnico di Milano, a settembre 2015, abbiamo realizzato una survey rivolta a cirica 14mila colleghi ed organizzata secondo l’Activity Based Working Model che misura le attività lavorative individuali secondo 4 modalità – concentrazione, collaborazione, comunicazione, creatività – alle quali associare specifici ambienti e strumenti di lavoro. A ottobre e dicembre 2015 abbiamo realizzato dei trial coinvolgendo circa 1000 colleghi, seguiti da survey per misurare gli impatti su work-life balance e produttività. I ritorni sono stati indubbiamente positivi.

Come si articola il progetto?

Prevediamo tre tappe. La prima avviata a gennaio 2016, la seconda programmata da luglio 2016 e la terza nel 2017, quando puntiamo a coinvolgere tutti i dipendenti – circa 50mila – a meno di vincoli di tipo organizzativo.

Ad oggi quante persone hanno aderito?

Al 23 febbraio erano già in 700. Siamo partiti in 5 città – Bologna, Milano, Palermo, Roma e Torino – e poi coinvolgeremo anche le altre. Questo approccio graduale consentirà di identificare le soluzioni più efficaci per le persone e per Tim. Si tratta di un percorso di adozione che ci porterà a breve ad essere tra le aziende col più livello di pervasività dell’approccio considerate le migliaia di colleghi che costituiscono il bacini di potenziali adesioni.

Quanti giorni si può scegliere di lavorare in modalità smart?

Abbiamo messo a disposizione quettro opzioni diverse: 1 giorno a settimana, 1 giorno al mese, 2 giorni a settimana o 2 al mese. I responsabili delle funzioni hanno scelto, per l’87%, o 2 giorni al mese o 1 a settimana. Ci sono vincoli per la scelta di “quale” giorno, che può essere il mercoledì o il giovedì.

Gli smart workers possono lavorare ovunque?

Solo dal proprio domicilio o dalle “sedi satellite” con le dotazioni informatiche e di comunicazione già assegnate. Per facilitare l’adozione dell’approccio saranno fatte riunioni mensili tra capo e collaboratori sui risultati del team.

Le Torri di Ligini a Roma sono la rappresentazione plastica della nuova filosofia di Tim…

Sono spazi dove si metterà in pratica il nostro approccio. Oltre ad essere a basso impatto ambientale, le torri saranno pensate come spazi per sfruttare fino in fondo le potenzialità di collaborazione e creatività che sono gli altri pilastri dello smart working. Saranno creati luoghi di condivisione dove le persone si potranno riunire e comunicare. Inoltre avremo spazi di co-working per il personale di altre sedi in trasferta a Roma.

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