MANOVRA 2025

Web tax e criptovalute, alert di Bankitalia e Corte dei Conti. Si va verso il dietrofront?



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Dubbi sul gettito considerati i risultati finora ottenuti e si rischia il trasferimento degli asset verso altri Paesi. Forza Italia pronta a presentare emendamenti correttivi per evitare il boomerang su pmi ed editori

Pubblicato il 5 nov 2024



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La modifica alla web tax prevista dalla manovra 2025 continua a suscitare perplessità, tanto che si fa sempre più strada l’ipotesi che il governo possa recedere dal proprio proposito e che nuove modifiche possano essere apportate al provvedimento durante l’esame parlamentare. Tra gli ultimi sono arrivati oggi i rilievi di Enrico Flaccadoro, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti: “Sulla realizzabilità delle maggiori entrate da web tax e criptovalute pesano i risultati finora ottenuti – ha spiegato nel corso dell’audizione sulla legge di bilancio nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato – per la prima una dinamica crescente nell’ultimo biennio, anche se ancora molto al di sotto dell’attesa; per le seconde la grande facilità dello spostamento delle basi imponibili”.

Bankitalia sulle criptovalute

Andrea Brandolini, vice capo del dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, ha focalizzato l’attenzione sulla proposta di aumento della tassazione sulle criptovalute contenute nella manovra: l‘instabilità normativa e l’innalzamento dell’aliquota di prelievo sulle criptoattività dal 26% al 42%, ha spiegato in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, “potrebbero indurre i soggetti che avevano scelto di adempiere ai propri obblighi dichiarativi e fiscali a tornare a occultare le proprie attività, ad esempio trasferendole presso operatori extra-Ue”. Quanto all’eliminazione di qualsiasi soglia di applicazione della digital tax, secondo Brandolini, l’Italia andrebbe “a colpire anche piccole e medie imprese”, con un provvedimento che “potrebbe essere particolarmente penalizzante per le start-up, che di solito iniziano a generare utili solo dopo qualche anno dall’avvio”.

Gli emendamenti di Forza Italia

A preannunciare emendamenti è a nome di Forza Italia Antonio Tajani:”Si può lavorare modificando la ‘web tax’ perché bisogna colpire i giganti del web e non le piccole imprese – afferma – Questo sarebbe un errore. La linea del governo è un’altra – afferma il vicepresidente del Consiglio e leader di FI – bisogna tagliare lacci e laccioli alle imprese, non controllarle con uno Stato che opprime. Meno Stato c’è e meglio è. Più impresa c’è e meglio è. La libertà si basa sulla centralità della persona e della famiglia – conclude – poi viene lo Stato che deve servire famiglie e persone e quindi le imprese. Non è lo Stato che deve essere servito, i controlli invasivi non vanno assolutamente bene. Ne parleremo in dibattito in Parlamento”.

Gasparri: “A pagare siano i colossi della rete”

A rafforzare il concetto interviene Maurizio Gasparri: “Forza Italia presenterà degli emendamenti alla manovra per correggere gli errori sulla web tax che deve essere pagata dai colossi della rete, non dai siti di giornali o tv”, spiega il senatore intervenendo alla presentazione della proposta di FI per la riforma del sistema radiotelevisivo e delle comunicazioni.

Il Pd: “Bocciato il nostro emendamento”

Dal Pd alza il tono della polemica Virginio Merola, capogruppo in commissione Finanze: “In commissione – spiega – la maggioranza e il governo hanno respinto un emendamento a firma Pd contro l’estensione della web tax alle piccole e medie imprese. In assenza di uno straccio di politica industriale – attacca – la destra procede con misure contrarie alla crescita economica e alle imprese”

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