DIGITAL SINGLE MARKET

Audiovideo, più vincoli per Netflix e Amazon

Va verso un “level playing field” fra broadcaster e Ott l’aggiornamento della direttiva sui servizi media. Più flessibilità sugli spot sulle Tv tradizionali. Più carichi per piattaforme di streaming che dovranno prevedere in catalogo quote di opere europee e eventualmente contribuire alla loro produzione

Pubblicato il 25 Mag 2016

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Meno vincoli per gli spot pubblicitari nelle Tv tradizionali, più vincoli per gli Over the top. Si presenta così la proposta di aggiornamento della normativa nell’audiovisivo presentato oggi all’interno della strategia per il Digital single market. “Condizioni più eque per gli operatori, promozione dei film europei, tutela dei minori e contrasto più efficace all’incitamento all’odio, nuovo approccio alle piattaforme online” spiega la Commissione.

Si tratta dell’aggiornamento alla direttiva sui servizi di media audiovisivi (direttiva SMA), ossia delle norme comuni che da quasi 30 anni disciplinano i contenuti audiovisivi. Alla luce delle nuove piattaforme di distribzione la Commissione punta a riequilibrare le norme attualmente applicabili alle emittenti tradizionali, ai fornitori di video on demand e alle piattaforme per la condivisione di video, soprattutto per quanto riguarda la protezione dei minori. Inoltre, la direttiva vuole “rafforzare la promozione della diversità culturale europea, assicurare l’indipendenza delle autorità di regolamentazione del settore audiovisivo e offrire maggiore flessibilità alle emittenti con riguardo alla pubblicità”.

In particolare si prevede che le piattaforme come Netflix e Amazon debbano garantire che sia europeo il 20% dei contenuti video proposti in catalogo ai clienti del Vecchio continente. Così da stabilire per l’ondata servizi on demand e streaming impegni uguali o almeno simili a quelli cui sottostanno le emittenti televisive tradizionali.

Attualmente “le emittenti televisive europee investono circa il 20% dei loro ricavi in ​​contenuti originali, le piattaforme online meno dell’1%”, ha detto la Commissione europea. “La Commissione vuole che i broadcaster continuino a dedicare almeno la metà del tempo-visione a opere europee: e vogliamo che i fornitori on-demand riservino una quota di almeno il 20%”.

Inoltre, piattaforme come Netflix e Amazon dovranno garantire che i loro servizi forniscano “una buona visibilità” e risalto ai contenuti europei nei loro cataloghi digitali.

La proposta della Commissione stabilisce anche che gli Stati membri possono chiedere che le società di servizi on-demand “contribuiscano finanziariamente” a nuovi film e serie TV. Potrà trattarsi di investimento diretto in produzioni televisive e cinematografiche europee.

Secondo Ansip, Vp Commissione Ue e Commissario per il Mercato unico digitale “l’intento è che le piattaforme online, il settore creativo e l’audiovisivo diventino forze trainanti dell’economia digitale; non voglio che siano appesantiti da norme inutili o superate. Hanno bisogno della certezza di un quadro giuridico moderno ed equo, che intendiamo fornire con la proposta odierna. Questo significa non modificare le norme efficaci, come quelle relative alla responsabilità dei fornitori di servizi online. Significa anche deregolamentare, se necessario, settori tradizionali come la radiodiffusione o estendere determinati obblighi alle piattaforme e ad altri operatori digitali per migliorare la protezione degli utenti e garantire parità di condizioni”.

Per Günther H. Oettinger, Commissario per l’Economia e la società digitali “vogliamo anche assicurare parità di condizioni, un comportamento responsabile, la fiducia nell’ambiente delle piattaforme online e la sua equità”.

Ecco in dettaglio le proposte:

Piattaforme responsabili per la condivisione di video: le piattaforme che organizzano e classificano grandi quantità di video dovranno tutelare i minori da contenuti nocivi (come la violenza e la pornografia) e proteggere tutti i cittadini dall’incitamento all’odio. Fra le misure dettagliate, strumenti che consentano agli utenti di segnalare contenuti illeciti, sistemi di verifica dell’età e sistemi di controllo genitoriale. Per far sì che le misure siano efficaci e orientate al futuro, la Commissione inviterà tutte le piattaforme per la condivisione di video a collaborare nell’ambito dell’Alliance to better protect minors online (Alleanza per una migliore tutela dei minori online), al fine di elaborare un codice di condotta per il settore. I regolatori nazionali del settore audiovisivo non si occuperanno semplicemente di autoregolamentazione, ma avranno il potere di far rispettare le norme, che, a seconda di quanto previsto dalla legislazione nazionale, potranno anche comportare delle sanzioni.

Ruolo più incisivo per i regolatori audiovisivi: la direttiva riveduta farà in modo che le autorità di regolamentazione siano realmente indipendenti dai governi e dall’industria e possano svolgere nel modo migliore il loro ruolo, ossia garantire che i media audiovisivi operino nell’interesse degli utenti. Il ruolo del gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi, costituito da tutti i 28 regolatori nazionali del settore audiovisivo, sarà definito nella normativa dell’UE. Il gruppo valuterà i codici di condotta di coregolamentazione e fornirà consulenza alla Commissione europea.

Più spazio alla creatività europea: attualmente le emittenti televisive europee investono circa il 20% delle loro entrate in contenuti originali e i fornitori di servizi a richiesta meno dell’1%. La Commissione vuole che le emittenti televisive continuino a riservare almeno metà del tempo di trasmissione alle opere europee e obbligherà i fornitori di servizi a richiesta a garantire almeno il 20% di opere europee nei loro cataloghi. La proposta chiarisce inoltre che gli Stati membri possono chiedere ai servizi su richiesta disponibili sul territorio nazionale di contribuire finanziariamente alle opere europee.

Maggiore flessibilità per le emittenti televisive: i telespettatori disturbati dal numero eccessivo di annunci pubblicitari possono passare a offerte di contenuti online senza pubblicità, che un decennio fa non esistevano. La revisione della normativa nel settore audiovisivo risponde a questa e ad altre nuove realtà. La direttiva riveduta offre alle emittenti maggiore flessibilità su quando trasmettere gli annunci: il limite complessivo del 20% del tempo di trasmissione è mantenuto tra le 7 e le 23, ma invece degli attuali 12 minuti all’ora, le emittenti possono scegliere più liberamente quando trasmettere gli annunci nel corso della giornata. Le emittenti e i fornitori di servizi a richiesta godranno inoltre di maggiore flessibilità per l’inserimento di prodotti e la sponsorizzazione, continuando a mantenere i telespettatori informati.

Tutte queste misure dovrebbero avere un impatto economico positivo per i fornitori di servizi di media, soprattutto per le emittenti radiotelevisive, e accrescere la loro capacità di investire in contenuti audiovisivi, elemento importante per la competitività dell’industria audiovisiva dell’UE.

Piattaforme online

Le piattaforme online, dice la Commissione, “svolgono un ruolo fondamentale per l’innovazione e la crescita nel mercato unico digitale. Hanno rivoluzionato l’accesso all’informazione e hanno reso più efficiente ed efficace l’interazione tra venditori e acquirenti”. L’intervento dell’UE inquesto senso punta a creare “un ambiente idoneo ad attirare e mantenere innovatori nel campo delle piattaforme online e contribuire alla loro crescita”.

La Commissione ha delineato un approccio mirato e basato su principi per risolvere i problemi segnalati dai partecipanti alla sua consultazione pubblica sulla valutazione delle piattaforme, che si è svolta nell’arco di un anno, e coadiuverà l’industria e le parti interessate nei loro sforzi di autoregolamentazione e coregolamentazione per garantire che questo approccio resti flessibile e aggiornato. Ecco gli ambiti di intervento:

Norme comparabili per servizi digitali comparabili: i servizi digitali comparabili dovrebbero essere soggetti alle stesse norme o a norme analoghe e, ove possibile, la Commissione dovrebbe ridurre l’ambito di applicazione e la portata della normativa vigente. La Commissione applicherà tali principi alla revisione in corso della normativa sulle telecomunicazioni dell’UE e della direttiva sulla e-privacy, ad esempio per stabilire se le norme in materia di riservatezza debbano applicarsi, oltre che alle società di telecomunicazioni “classiche”, ai fornitori di servizi di comunicazione online.

L’obbligo per le piattaforme online di comportarsi in modo responsabile: l’attuale regime di responsabilità degli intermediari previsto dalla direttiva sul commercio elettronico dovrebbe essere mantenuto. Problemi specifici saranno affrontati con strumenti mirati, come norme nel settore audiovisivo o norme sul diritto d’autore o un maggiore impegno a titolo volontario dell’industria.

Mercati aperti per un’economia basata sui dati: l’iniziativa per il libero flusso dei dati, prevista per la fine del 2016, faciliterà il passaggio e la portabilità dei dati fra diverse piattaforme online e servizi di cloud computing.

Un contesto imprenditoriale equo e favorevole all’innovazione: la Commissione svolgerà un’indagine sulle questioni sollevate nella consultazione pubblica da imprese e fornitori che interagiscono direttamente con le piattaforme, tra cui, ad esempio, preoccupazioni per le clausole vessatorie, in particolare per l’accesso a importanti banche dati, l’accesso al mercato e la generale mancanza di trasparenza. Su tale base la Commissione deciderà, entro la primavera del 2017, se è necessario un ulteriore intervento dell’UE in questo settore.

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