Nel mondo delle telecomunicazioni, l’eco-conscious procurement sta diventando una leva strategica per affrontare le sfide ambientali, economiche e geopolitiche. Secondo Telecoms Traders, il settore è nel pieno di una trasformazione silenziosa ma profonda, che vede le grandi telco ripensare il modo in cui acquistano, utilizzano e dismettono le infrastrutture di rete.
Il passaggio da un modello lineare (“compra, usa, scarta”) a uno circolare, basato su riuso, ricondizionamento e riciclo, non è più un’opzione marginale. È una risposta concreta alle pressioni Esg, alla crisi delle supply chain e alla necessità di ridurre l’impatto ambientale delle reti.
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Perché il cambiamento è urgente
Le ragioni che spingono le telco verso l’eco-conscious procurement sono molteplici e convergenti. In primo luogo, le aspettative di investitori, clienti e regolatori impongono una maggiore trasparenza sulle performance ambientali, in particolare sulle emissioni Scope 3, legate proprio alle decisioni di acquisto.
In secondo luogo, la crisi dei semiconduttori e le tensioni geopolitiche hanno reso l’approvvigionamento di hardware nuovo costoso e incerto. Il ricondizionato, oggi testato e garantito, rappresenta una alternativa economica e affidabile.
Infine, le aziende sono spinte da obiettivi di responsabilità sociale e da una crescente maturità tecnologica: il pregiudizio verso l’usato è superato, e le prestazioni sono spesso equiparabili a quelle del nuovo.
I protagonisti del cambiamento
Alcuni operatori stanno già ridefinendo le proprie strategie di procurement in chiave sostenibile. Tra i casi più emblematici:
BT Group ha annunciato l’obiettivo di una supply chain tecnologica completamente circolare entro il 2030, con un forte focus sul riutilizzo delle risorse di rete.
Vodafone ha avviato un programma per rivendere e riutilizzare gli apparati dismessi nei mercati europei, evitando che tonnellate di materiali finiscano in discarica.
Telefónica ha lanciato l’iniziativa Eco Rating, che valuta l’impatto ambientale dei dispositivi, incentivando produttori e consumatori a scegliere soluzioni più sostenibili.
Questi esempi dimostrano che l’eco-conscious procurement non è solo una scelta etica, ma una strategia competitiva che consente di contenere i costi, migliorare la reputazione e anticipare le normative future.
Il ruolo della tecnologia e della banda ultralarga
La transizione verso modelli circolari è favorita anche dalla evoluzione tecnologica. Gli apparati di rete, grazie a standard di test sempre più rigorosi, possono essere ricondizionati e riutilizzati senza compromettere le performance.
In questo contesto, la banda ultralarga rappresenta un’infrastruttura chiave. Le reti ad alta capacità richiedono hardware affidabile e scalabile, e il ricondizionato può rispondere a questa esigenza, soprattutto in progetti di smart city, IoT e digitalizzazione industriale.
Esg, supply chain e vantaggi economici
L’adozione dell’eco-conscious procurement consente alle telco di rispondere alle metriche Esg in modo concreto. Le emissioni indirette legate alla produzione e al trasporto di nuovi apparati possono essere drasticamente ridotte attraverso il riuso.
Inoltre, la semplificazione della supply chain e la riduzione dei tempi di approvvigionamento rappresentano vantaggi operativi significativi. In un mercato dove la velocità è cruciale, il ricondizionato consente di accelerare i rollout, mantenendo alta la qualità.
Dal punto di vista economico, il risparmio è evidente: meno investimenti in hardware nuovo, meno costi di smaltimento, più flessibilità nella gestione degli asset.
Verso una cultura del riuso
Il cambiamento non è solo tecnologico, ma anche culturale. Le telco stanno promuovendo una nuova visione del procurement, basata su valori di sostenibilità, efficienza e responsabilità. Questo approccio si riflette anche nella comunicazione con i clienti, sempre più attenti all’impatto ambientale dei servizi digitali.