IL PROVVEDIMENTO

Agcom apre il dossier Vivendi: nel mirino le partecipazioni Mediaset-Telecom

Istruttoria sulla presenza azionaria della media company nel capitale delle due compagnie. Il provvedimento chiama in causa le norme che vietano concentrazioni nel mercato delle comunicazioni. Berlusconi: “Siamo in battaglia, è un’estorsione”

Pubblicato il 21 Dic 2016

Andrea Frollà

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Si muove nuovamente l’Agcom nella guerra MediasetVivendi. Dopo il “fischio” della settimana scorsa, l’Autorità garante per le Comunicazioni “anche a seguito di un esposto presentato da Mediaset, – si legge in una nota – ha deliberato nella seduta odierna all’unanimità di aprire un’istruttoria ai sensi dell’art. 43, comma 11 del Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (Tusmar)”. Il provvedimento di avvio, conclude la comunicazione dell’authority, “sarà notificato ai soggetti interessati ai sensi del regolamento e successivamente pubblicato sul sito web dell’Autorità”.

Angelo Marcello Cardani, presidente Agcom

L’istruttoria dell’Agcom fa esplicito riferimento al comma del Tusmar, contenuto all’interno delle norme a tutela della concorrenza e del mercato, che impone dei paletti al controllo simultaneo di società di comunicazioni: “Le imprese, anche attraverso società controllate o collegate, i cui ricavi nel settore delle comunicazioni elettroniche […] sono superiori al 40 per cento dei ricavi complessivi di quel settore – recita testualmente la disposizione – non possono conseguire nel sistema integrato delle comunicazioni ricavi superiori al 10 per cento del sistema medesimo”. L’Autorità presieduta da Angelo Marcello Cardani chiama in causa questo comma perché Vivendi è anche socio forte di Telecom con il 24,68% ed è su questo punto che si giocherà un pezzo di partita.

L’apertura di un’istruttoria arriva a meno di 24 ore dal doppio colpo di scena di ieri sera a Borsa chiusa: l’esposto all’Agcom di Mediaset e la salita oltre il 25% di Vivendi nel capitale della compagnia italiana. Un botta e risposta quasi in contemporanea che, da un lato, ha segnato un’ulteriore avanzata azionaria di Bolloré, e dall’altra, ha innalzato il livello dello scontro lungo l’asse Milano-Parigi. Su tutti gli aspetti della vicenda ora l’authority vuole vederci chiaro.

Sulla vicenda è tornato oggi Silvio Berlusconi, intervenendo a Roma durante la presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa “C’eravamo tanto amati”: “Non immagino Mediaset che non sia guidata dalla mia famiglia. Ho fatto tante cose nella mia vita, ho costruito città satellite e altro ma dove mi sono impegnato di più e che mi ha dato più soddisfazione è stata la tv”.

La media company, aggiunge, “ci ha fatto un ricatto, un’estorsione, noi non abbiamo accettato e ora siamo in battaglia contro una scalata ostile fatta in Mediaset e pensiamo di resistere, perché quando un soggetto manca di parola una volta lo si guarda male, se accade una seconda volta lo si guarda malissimo e se avviene una terza volta la si esclude dalla cerchia”.

La società italiana, spiega l’ex premier, si trova “nell’assurda situazione di non poter fare acquisto di azioni perché la legge italiana impone che un socio possa comprare solo il 5% all’anno. I francesi hanno avuto buon gioco ad acquistare il 29% e noi fermi al 40%. Per arrivare al 51% io spero che quei comitati per la difesa dell’italianità di Mediaset possano portarci a contare sul voto di circa il 20% delle azioni che sono nelle mani di differenti azionisti”.

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