Il dollaro forte fa male ai giganti di Internet

Goldman Sachs stima un decremento del 3% per fatturato e utili di Google: il cambio sfavorevole mette a rischio anche Amazon e eBay

Pubblicato il 08 Giu 2010

Un dollaro più forte rispetto all’euro potrebbe avere un peso
negativo sui colossi di Internet americani come Google, eBay e
l’agenzia di viaggi Priceline.com: tutte aziende che hanno
beneficiato negli scorsi trimestri della debolezza del biglietto
verde. Ora il fatturato generato all’estero e riportato negli
States potrebbe riservare brutte sorprese nel cambio. A ciò si
aggiunge un peggioramento della crisi finanziaria in Europa che
lascia temere che i consumatori del Vecchio Continente tornino a
tagliare le spese.

“Vediamo segnali di debolezza sul mercato in Europa",
afferma Colin Sebastian, analista di Lazard Capital Markets. Già
venerdì Barclays Capital ha ridotto dell’1%-2% una serie di
stime per il trimestre in corso di Google, in parte a causa delle
fluttuazioni del cambio. Goldman Sachs ha diminuito del 3% le sue
previsioni per fatturato e utili di Google nel 2010, in parte per
il cambio sfavorevole, in parte per il rallentamento della crescita
in Europa.

Anche Priceline, eBay e Amazon.com Inc. hanno un'esposizione
considerevole alle fluttuazioni valutarie. Si tratta di aziende che
generano quote importanti del revenue all’estero nelle monete
locali e poi convertono i guadagni in dollari americani. La scorsa
settimana, Susquehanna Financial ha ridotto le previsioni e i
prezzi target per diverse Internet companies; in particolare, gli
analisti ritengono Priceline molto esposta al dollaro forte perché
genera circa il 50% del fatturato in Europa.

L’euro-zona rappresenta circa il 30% delle revenue per Google e
eBay, circa il 20% per Amazon e solo il 10% per Yahoo, secondo le
stime di Susquehanna. 
Quando queste società rimpatriano i
soldi, più il dollaro è forte, più il guadagno si restringe –
e quest’anno il dollaro si è già rafforzato del 16% rispetto
all’euro. Il chief financial officer di Priceline Dan Finnegan ha
ammesso che la sua azienda è "preoccupata” per i recenti
mutamenti sul mercato valutario. “Siamo protetti nel breve
termine, un po’ meno nel lungo periodo”.

Le aziende di Internet, nota Sebastian di Lazard, sono in genere
più esposte alle fluttuazioni del cambio rispetto a quelle di
altri settori perché molte generano porzioni significative dei
guadagni all’estero. Inoltre Internet è molto focalizzato sul
segmento consumer, e anche questo lo rende un’industria più
vulnerabile nei momenti di crisi. Ad ogni modo, colossi come Google
e eBay hanno la maggior parte del personale e degli uffici negli
Usa e quindi solo una piccola parte delle spese operative è
contabilizzata in valuta estera. Inoltre, le Internet companies che
hanno molte sedi all’estero hanno di solito una copertura sui
rischi di cambio: “Il nostro programma di hedging è molto
efficace”, ha dichiarato il chief financial officer di Google
Patrick Pichette alla conference call di aprile sui risultati del
primo trimestre. “Una vera polizza assicurativa contro la
volatilità e specificamente disegnata per contrastare
l’eventualità di un forte apprezzamento del dollaro”.

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