La sostenibilità telco è passata da slogan a pratica operativa. Stl Partners certifica che, nonostante ostacoli politici ed economici, gli operatori migliorano su sette degli otto criteri del proprio Telecom Sustainability Scorecard 2025. Il quadro indica una maturazione di processo, più che un’operazione di immagine. Il dato è rilevante per un comparto alle prese con capex elevati, aumento del traffico dati e pressioni sul margine.
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Cosa misura lo Scorecard e perché conta
Lo Scorecard 2025 di Stl Partners benchmarca 47 operatori su otto dimensioni: reporting olistico, impegni e incentivi, trasparenza delle emissioni, green finance, progressi su diversità e inclusione, azioni sulla biodiversità, capacità di abilitazione e collaborazione. L’edizione 2025 è stata progettata per testare la resilienza dei programmi sotto condizioni più dure. Il responso è chiaro: la sostenibilità entra nei processi quotidiani delle telco. Per gli operatori, la metrica diventa strumento di prioritizzazione operativa e di riduzione del rischio verso regolatori, investitori e clienti.
Emissioni, la metrica che cambia il modello operativo
L’analisi evidenzia crescente focalizzazione sull’energia e sulle emissioni. Scope 3 resta la quota principale dell’impronta e il livello di comprensione migliora: le categorie Scope 3 riportate passano da 10 a 12 in media. Malgrado un aumento del 10% delle emissioni assolute, l’intensità emissiva per ricavi scende da 424 a 196 tCO₂e per milione di dollari, circa –54%. Il messaggio per i Cfo è netto: gli operatori generano più valore per ogni tonnellata emessa, segnale di efficienza e di transizione verso energia più pulita.
Il significato strategico per rete e operations
Questo calo dell’intensità implica reti più efficienti e procurement energetico più intelligente. Suggerisce accelerazione su Ppa, rinnovabili e modernizzazione dei domini radio e core. Il punteggio operativo premia chi integra dati granulari, monitoraggio continuo e ingaggio della supply chain. La collaborazione con i fornitori emerge come leva decisiva per incidere su Scope 3, storicamente complessa da trattare.
Governance e incentivi
Il report evidenzia progressi su green finance e biodiversità, con iniziative per mitigare gli impatti locali delle infrastrutture e favorire modelli di circularity. Sul fronte governance, cresce la quota di aziende con punteggio massimo sugli incentivi, dal 13% al 21%, segnale di allineamento interno e accountability. La correlazione tra Kpi ambientali e remunerazione è un driver di esecuzione, mentre il raffreddamento su Dei in alcuni mercati, complice il clima politico, resta un campanello d’allarme per innovazione e attrattività. “L’industria ha raggiunto un punto in cui la sostenibilità non è più solo un buzzword, ma una realtà operativa”, afferma Krsna Singh, research analyst di Stl Partners.
Impatti e sfide future
Il quadro europeo rafforza questa traiettoria: la compliance con Ets e tassonomie Ue diventa fattore competitivo, mentre la trasparenza sui dati di emissione consente accesso a capitali dedicati e riduce il rischio di sanzioni. Tuttavia, l’adozione di AI generativa e servizi ad alta intensità computazionale rischia di invertire la curva emissiva: Stl Partners avverte che le telco devono integrare il costo del carbonio nel Tco e progettare carichi più efficienti, privilegiando modelli compatti e data center alimentati da fonti pulite.
Le mosse operative
Il 2025 segna la convergenza tra sostenibilità e performance. Il calo dell’intensità emissiva, a fronte di ricavi in crescita, racconta una produttività carbonica migliorata. La sfida è evitare il rebound legato ai nuovi carichi digitali, puntando su metriche robuste e partnership energetiche. Stl Partners indica tre priorità: mappare Scope 3 con granularità, inserire il costo del carbonio nel Tco e legare incentivi a obiettivi ambientali e di collaborazione. Queste scelte allineano strategia e operations, trasformando la sostenibilità in fattore di competitività e resilienza.











