Inflazione e tensioni geopolitiche si abbattono sul mercato degli smartphone che nel Q4 2022 registra la peggiore performance dal 2013 con un crollo delle vendite del 18,3% e un calo dell’11,3% nel corso dell’intero anno. Emerge dalle analisi condotte da Idc e Canalys, secondo cui la crisi metterà a rischio la ripresa del 2,8% che era stata prevista per il 2023. Apple riconquista il primo posto nel quarto trimestre superando Samsung e raggiunge la quota di mercato trimestrale più alta di sempre al 25%, nonostante la contrazione della domanda e i problemi di produzione in Cina.
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Il “flop” delle vendite natalizie
Il calo registrato nel Q4 pesa sul bilanci dell’intero 2022 che vede un calo complessivo di vendite dell’11,3%, secondo Idc. Il 2022 si è concluso con la vendita di 1,21 miliardi di unità, che rappresentano il totale di spedizioni annuali più basso dal 2013 a causa del notevole calo della domanda dei consumatori, dell’inflazione e delle incertezze economiche. Questa chiusura dell’anno, annota la società, “mette a serio rischio la ripresa del 2,8% prevista per il 2023”.
“Non era mai successo che le vendite nel trimestre delle feste natalizie fossero inferiori al trimestre precedente – dicono a Idc -. Tuttavia, l’indebolimento della domanda e l’elevato inventario hanno indotto i fornitori a ridurre drasticamente le spedizioni”. Le vendite e le promozioni durante il trimestre hanno contribuito a esaurire il magazzino esistente invece che guidare la crescita delle spedizioni.
Una crisi destinata a proseguire nel 2023
“Ciò che questo trimestre festivo ci dice – annota ancora Idc – è che l’aumento dell’inflazione e le crescenti preoccupazioni macro continuano a frenare la spesa dei consumatori anche più del previsto e a spingere ogni possibile ripresa fino alla fine del 2023″.
“Con il 2022 in calo di oltre l’11% per l’anno, il 2023 è destinato a essere un anno di grande cautela in quanto i fornitori ripenseranno al loro portafoglio di dispositivi mentre i canali ci penseranno due volte prima di occuparsi dell’inventario in eccesso. Tuttavia, esiste una nota positiva per i consumatori che potrebbero trovare offerte e promozioni di permuta più generose del solito per tutto il 2023”.
La performance dei brand
Sul fronte delle singole aziende, Apple riconquista il primo posto nel quarto trimestre superando Samsung e raggiunge la quota di mercato trimestrale più alta di sempre al 25%, nonostante la contrazione della domanda e i problemi di produzione in Cina. Samsung chiude il quarto trimestre con una quota di mercato del 20%, ma è stato il più forte fornitore per l’intero anno. Xiaomi mantiene il terzo posto nonostante la quota sia scesa all’11% nel quarto trimestre, in gran parte a causa delle sfide in India. Oppo e Vivo completano la top five, conquistando rispettivamente quote di mercato del 10% e dell’8%.
In crisi anche i modelli di fascia alta
“I fornitori di smartphone hanno lottato in un difficile contesto macroeconomico per tutto il 2022. Il quarto trimestre segna la peggiore performance annuale e del quarto trimestre in un decennio – spiega Runar Bjørhovde, analista di Canalys Research -. Mentre la domanda di fascia medio-bassa è diminuita rapidamente nei trimestri precedenti, la domanda di fascia alta ha iniziato a mostrare debolezza nel quarto trimestre. La performance del mercato nel quarto trimestre del 2022 è in netto contrasto con il quarto trimestre del 2021, che ha visto un aumento della domanda e un rallentamento dei problemi di offerta”.
Gli effetti della pressione inflazionistica
Canalys prevede una crescita da piatta a marginale per il mercato degli smartphone nel 2023, con condizioni che si stima rimarranno difficili. “Nonostante le pressioni inflazionistiche tendano a attenuarsi gradualmente, gli effetti degli aumenti dei tassi di interesse, dei rallentamenti economici e di un mercato del lavoro sempre più in difficoltà limiteranno il potenziale del mercato”, dicono ancora gli analisti.
Un panorama del genere “influenzerà negativamente i mercati saturi, dominati dalla fascia medio-alta, come l’Europa occidentale e il Nord America”. In Cina le cose non andranno in maniera molto diversa: nonostante la riapertura possa migliorare la fiducia dei consumatori e delle imprese nazionali, “è probabile che gli stimoli del governo manifestino effetti positivi solo tra sei-nove mesi”.