Mentre in Italia l’annuncio del Piano Romani ha avviato, per il
momento almeno sulla carta (in attesa dello stanziamento dei fondi
da parte del Cipe e della definizione di modalità e procedure per
l’assegnazione delle risorse) il percorso verso l’abbattimento
del digital divide di qui ai prossimi tre anni, in Europa i
riflettori si sono spostati sul tema delle reti di nuova
generazionbe (Ngn). La Raccomandazione, a firma della Commissione
Ue nella persona della (ex) titolare della Società
dell’Informazione Viviane Reding, per la prima volta fissa nero
su bianco un’ipotesi (di questo si tratta per ora) di
regolamentazione dell’accesso alle reti ultra broadband. Il
documento, pubblicato in anteprima dal sito del Corriere delle
Comunicazione (il testo è disponibile online su
www.corrierecomunicazioni.it) è stato sottoposto (dal 12 giugno) a
consultazione (fino al 24 luglio) ma prima ancora della scadenza
dei tempi ha scatenato reazioni negative da tutte le parti in
causa: incumbent, operatori alternativi e Authorithy di
regolamenazione nazionali. La proposta della Commissione fa leva su
una regolamentazione “soft”, basata sulla logica del risk
premium per gli operatori che realizzeranno congiuntamente le reti
in modalità multi fibra. Una soluzione non ritenuta adeguata dai
più.
L’ultimo “attacco” (in ordine di tempo) al testo della
Commissione è stato sferrato dall’Erg (il Gruppo dei regolatori
che rappresenta le Authority nazionali). “La Raccomandazione
europea sulle Nga contraddice i principi fondamentali del quadro
regolatorio comunitario secondo cui i singoli regolatori nazionali
devono procedere all’analisi puntuale dei mercati di riferimento
per verificare l’esistenza di situazioni di monopolio e solo
successivamente imporre rimedi per rimuovere gli ostacoli alla
competizione. Non si può dunque stabilire a priori se e quando si
configurano situazioni di monopolio così come invece fa il
documento proposto dalla Commissione Ue”, si legge nel documento
inviato dall’Erg alla Commissione. Il Gruppo dei regolatori non
solo non ci sta a veder “scavalcati” i propri poteri ma ritiene
inefficace la soluzione della Commissione: le regole, così come
proposte, non danno stimolo agli investimenti e non evitano la
creazione di nuovi monopoli, è in sintesi la posizione dell’Erg.
Inoltre si genererebbe un conflitto con i Trattati europei e con le
normative nazionali in vigore. Di qui la richiesta di una
completa rivisitazione del testo a partire dalla “completa
rimozione dell’Annex 3”, la parte del documento che identifica
le circostanze in base alle quali “cade” il concetto di
incumbent. Non basta che più operatori si mettano insieme e
realizzino reti multi-fibre – sostiene l’Erg – per scardinare il
concetto di monopolio.
Prima di arrivare a conclusioni è necessario effettuare
un’analisi delle caratteristiche economiche del mercato e
verificare concetti quali la market share, il livello di controllo
dell’infrastruttura, l’eventuale superiorità tecnologica, il
potere di acquisto, l’accesso a risorse finanziarie, la
diversificazione di prodotti e servizi, le economie di scala,
l’integrazione verticale, la rete di vendita. Fra l’altro
l’Erg ritiene difficile stabilire a priori quanto spazio resti
sulle reti multi-fibra per l’eventuale “ingresso” di altri
operatori. “La fibra in sé – puntualizza inoltre l’Erg – non
presuppone un elevato rischio, considerato che in alcuni casi si
tratta di upgrade dei network esistenti. Piuttosto il rischio vero
è dato dall’incertezza regolatoria”. Difficile stabilire a
priori questioni quali lo sviluppo della domanda, il progresso
tecnologico, l’Arpu, le dinamiche di mercato. “Questi fattori
assumono diverso valore a seconda del Paese”. Ragion per cui si
rende necessario – insiste l’Erg – dare alle Authority nazionali
il “potere” di decidere sul da farsi.
Il niet dell’Erg è stato preceduto da quello di Etno e Ecta, le
associazioni europee rappresentative rispettivamente dei principali
operatori di Tlc e degli Olo. L’Etno, diretta da Michael
Bartholomew, sostiene la proposta europea altro non sortirebbe se
non l’effetto di “scoraggiare gli investimenti”. “Le Nga
necessitano di un apporoccio regolatorio innovativo che incoraggi
tutti gli attori in campo ad investire e a condividere il rischio.
E fra l’altro il testo della Commissione ignora il principio di
neutralità tecnologica”, sottolinea l’Etno.
Da parte sua l’Ecta, presieduta da Innocenzo Genna, considera il
contenuto del testo “fortemente influenzato dagli operatori
incumbent, sostenuti dai governi amici”. “Negli ultimi mesi –
puntualizza l’Associazione -vi è stato un forcing del
cancelliere Merkel su Barroso, e non è escluso che la probabile
riconferma di quest’ultimo sia appunto dovuta a questo patto
sull’Nga”. L’Ecta contesta la possibilità di regulatory
holiday “in caso di comportamenti collusivi e anticompetitivi
perpetrati ai danni del mercato e dei consumatori”.