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Baini: “Agenda digitale, serve sfruttare al meglio i fondi Ue”

Per l’Agenda digitale si apre una nuova fase, ma l’Italia rimane fanalino di coda nei primi segnali di ripresa e nell’uso delle tecnologie. E’ sufficiente concentrarsi sulle priorità individuate dal Crescita 2.0 o politica e istituzioni devono fare di più? Ecco cosa ha risposto al Corriere delle Comunicazioni il presidente Mediterranean Countries Alcatel-Lucent

Pubblicato il 24 Gen 2014

Baini: “Agenda digitale, serve sfruttare al meglio i fondi Ue”

Il percorso per raggiungere gli obiettivi posti dell’Agenda digitale europea è ancora lungo e articolato. Su quasi tutti gli obiettivi siamo più indietro della media europea quindi dobbiamo aumentare la velocità di realizzazione dei progetti. È stato un passaggio fondamentale l’incarico a Francesco Caio quale Digital Champion Italiano su diretto mandato del Primo Ministro, che correttamente ha definito tre progetti di e-gov da portare a compimento in modo prioritario.

Riteniamo importante anche avergli dato mandato di coordinare un team di esperti internazionali per indirizzare un’analisi dello stato e delle prospettive di realizzazione della rete di connettività a banda ultra larga (30Mbps per tutti e connessioni a 100Mbps al 50% degli utilizzatori entro il 2020) perché senza un’adeguata rete internet, disponibile per tutta la popolazione, non sarà possibile fornire i servizi digitali del futuro, da cui passerà il rilancio dell’economia italiana. Quindi portare la banda ultrà larga a tutta la popolazione entro il 2020 sarà la vera sfida su cui bisognerà prendere concrete decisioni nel 2014. Se gli operatori telefonici stanno facendo e programmano di aumentare gli investimenti sulla rete di accesso di nuova generazione, questi comunque saranno indirizzati alle aree di mercato. Ma la maggioranza della popolazione, circa il 60-70%, è distribuita fuori dalle aree di mercato, ed è per queste aree che bisognerà trovare meccanismi incentivanti per portare la Nga.

Occorrerà sfruttare al meglio i fondi strutturali europei, ma anche pensare a crediti d’imposta o altre agevolazioni fiscali per stimolare gli investimenti, altrimenti rischiamo un digital divide di dimensioni enormi sia in termini di popolazione coperta che di velocità di connessione.

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