La corsa al 6G è già iniziata e la partita si gioca tutta sullo spettro radio. Negli Stati Uniti, la banda dei 4 GHz (4,4–4,94 GHz) si profila come l’opportunità più solida e strategica per guidare lo sviluppo delle reti di nuova generazione, grazie a un mix ideale di caratteristiche tecniche, slancio internazionale e pochi ostacoli normativi da superare. Elevare questa banda a priorità nazionale significherebbe fornire chiarezza agli operatori, stimolare investimenti precoci, avviare lo sviluppo dell’ecosistema e, soprattutto, contribuire a definire il percorso globale del 6G. L’analisi è contenuta nell’ultimo white paper di Federated Wireless.
“Con il giusto focus politico, la banda dei 4 GHz può diventare la piattaforma di lancio per l’innovazione e il dispiegamento rapido del 6G, evitando molti dei problemi che rallenteranno i progressi in altre porzioni dello spettro,” evidenzia il white paper
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Perché i 4 GHz sono la scelta giusta
A differenza della banda dei 3 GHz, già ampiamente frammentata e popolata da licenze legacy e operazioni federali complesse, i 4 GHz offrono un quadro più lineare. Qui le attività del Dipartimento della Difesa (DoD) statunitense – principalmente radar e sistemi tattici – sono ben definite e tecnicamente comprensibili, creando le condizioni per sviluppare regole di convivenza e consentire un accesso commerciale progressivo e a piena potenza.
Tra i vantaggi chiave della banda 4,4–4,94 GHz:
- 500 MHz contigui: una porzione ampia e continua di spettro, ideale per canali da 100 MHz (o superiori) necessari a garantire throughput e prestazioni in linea con gli obiettivi del 6G.
- Riconoscimento ITU e slancio globale: alla World Radiocommunication Conference 2023 (WRC-23) l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) ha raccomandato di studiare la banda 4,4–4,8 GHz come candidata per l’IMT-2030 (ossia il 6G) in Regioni 1 e 3, con il forte supporto di paesi come Giappone, Corea del Sud e Cina. Ben 47 paesi hanno già espresso sostegno all’uso di questa banda per l’identificazione IMT, secondo la nota 5.441B dei nuovi Radio Regulations.
- Allineamento con i processi di standardizzazione: lo sviluppo formale degli standard 6G inizierà nell’autunno 2025 presso 3GPP e ITU-R WP5D. Un impegno deciso degli Stati Uniti sul 4 GHz permetterebbe di orientare la definizione delle specifiche globali (emissioni, larghezza di banda, duplexing flessibile, protocolli di coesistenza, accesso dinamico) e far sì che le tecnologie americane diventino la base per il dispiegamento mondiale.
- Ecosistema già esistente via 5G: il range 4,4–5,0 GHz fa già parte della banda 3GPP n79, utilizzata in Asia per il 5G. Ciò significa che chip, componenti radio e tecnologie di base sono già disponibili, accelerando il percorso verso prodotti interoperabili.
- Pulizia regolatoria: a differenza di bande come AMBIT, C-Band o CBRS, qui non esistono licenze commerciali pregresse. Questo consente di costruire modelli di licenza moderni, flessibili e in linea con gli usi emergenti del 6G.
- Assenza di eredità 5G: la banda non è stata utilizzata per il 5G nella Regione 2 (Americhe), evitando i problemi di coesistenza, refarming o migrazione dello spettro. Gli operatori statunitensi potranno quindi progettare architetture 6G dedicate, riducendo i costi complessivi.
- Uso federale centralizzato e risolvibile: con il DoD come unico grande utilizzatore, i 4 GHz si presentano più gestibili rispetto ad altre bande (come 2,7–2,9 GHz) dove sono coinvolte molteplici agenzie federali.
- Trade-off ideale tra copertura e capacità: le caratteristiche di propagazione sono simili alla C-Band, ma con un blocco ampio e pochi incumbents, rendendo il bilanciamento più favorevole alle esigenze del 6G.
- Struttura semplificata degli incumbent: le operazioni attuali includono sistemi radar e tattici DoD, telecomandi per droni, esercitazioni militari, missioni di sicurezza e risposta alle emergenze. Una configurazione definita e centralizzata che rende più semplice sviluppare modelli di condivisione rispetto alla complessità dinamica di CBRS ed EMBSS.
I limiti dei 3 GHz: frammentazione e complessità
Se i 4 GHz offrono una tabula rasa, la banda dei 3 GHz (3,1–4,2 GHz) racconta un’altra storia. Qui il mosaico normativo è frammentato in sotto-bande con regole, licenze e restrizioni differenti:
- 3,1–3,45 GHz: riservata al DoD, con alta densità di radar e sistemi aviotrasportati. Qualsiasi uso commerciale dipenderà da tecnologie di condivisione di nuova generazione, non attese prima di un decennio.
- 3,45–3,55 GHz (AMBIT): già licenziata per il 5G, ma soggetta a zone di coordinamento per proteggere operazioni federali, con impatto sulla copertura nazionale.
- 3,55–3,7 GHz (CBRS): gestita con un modello di accesso a tre livelli, innovativo ma limitato da regole tecniche più restrittive rispetto alle bande adiacenti. Oggi conta oltre 400.000 dispositivi CBSD attivi e centinaia di operatori, da grandi telco a ISP rurali, utility e imprese. Una vitalità che però complica ogni futura transizione verso il 6G.
- 3,7–3,98 GHz (C-Band): già ripulita e licenziata, ma regolata in modo diverso da AMBIT e CBRS, con conseguenti sfide di interoperabilità.
In generale, la frammentazione della banda dei 3 GHz (licenze, potenze, regole di protezione, emissioni, diritti d’uso, ecosistemi di dispositivi) contrasta con la visione globale di un midband armonizzato, capace di sostenere reti scalabili e ad alta capacità.
Il treno del 6G passa dai 4 GHz
Gli Stati Uniti si trovano di fronte a una scelta cruciale: puntare su una banda frammentata come i 3 GHz, o sfruttare la finestra storica dei 4 GHz. Questa porzione di spettro combina idoneità tecnica, slancio internazionale, flessibilità regolatoria e utilizzo federale gestibile, rendendola la candidata più forte e concreta per il 6G.
Mentre i 3 GHz ospitano già un ecosistema 5G dinamico ma complesso, i 4 GHz offrono una lavagna pulita, pronta a ospitare innovazione e a consentire agli Stati Uniti di guidare la definizione degli standard globali, accelerare lo sviluppo interno e costruire le fondamenta dello spettro per la prossima era della connettività.