Destinare i 540 MHz della porzione alta della banda 6 GHz tra i 6,425 e i 7,125 GHz ai servizi mobili licenziati, mentre 160 MHz restano al momento senza una destinazione definitiva e saranno riesaminati alla World Radiocommunication Conference del 2027 Sono queste le indicazioni che provengono – secondo qualnto risulta a CorCom, dal recente parere del Radio Spectrum Policy Group (Rspg), che supporta la Commissione europea nelle scelte di politica frequenziale.
L’indicazione contribuisce a strutturare la roadmap europea verso il 6G, rafforzando il ruolo delle reti mobili di nuova generazione. Allo stesso tempo, rimane sul tavolo il tema del futuro del Wi-Fi di prossima generazione, che guarda alla banda alta 6 GHz come a una risorsa importante per sostenere crescita della domanda e nuovi servizi.
Secondo quanto risulta a CorCom i Paesi a favore del’assegnazione della porzione di spettro al Wi-Fi – tra cui Austria, Croazia, Cechia, Danimarca, Estonia, Ungheria, Italia, Irlanda, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi e Svezia – non avrebbero spinto per destinare tutta la banda al Wi-Fi perché, con il sistema di voto Ue, non avrebbero avuto una maggioranza qualificata. Nell’Unione, infatti, una misura passa solo se almeno il 55% degli Stati membri la approva e se questi Paesi rappresentano almeno il 65% della popolazione Ue.
I Paesi schierati con l’industria mobile, d’altro canto, tra cui grandi Stati come Germania, Francia, Spagna e Polonia, grazie al loro peso demografico sarebbero comunque in grado di prevalere nelle future decisioni attuative sulla politica dello spettro.
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Antonio Capone: “Passo importante nella disputa tra Wi-Fi e 5G”
“La decisione del Radio Spectrum Policy Group segna un passo importante nella lunga disputa tra Wi-Fi e 5G per l’accesso a queste frequenze vitali – afferma Antonio Capone, docente di Telecomunicazioni e responsabile scientifico dell’Osservatorio 5G del Politecnico di Milano – Questo sviluppo conferma una delle preoccupazioni che avevo sollevato nel mio articolo di settembre: l’allocazione dello spettro a 6 GHz non riguarda solo il presente, ma avrà impatti cruciali sul futuro delle telecomunicazioni in Europa, e in particolare sul 6G. La parte alta di questa banda (6,425–7,125 GHz) rappresenta una delle ultime opportunità per l’Europa di dotarsi di uno spettro adeguato a supportare le tecnologie del futuro – prosegue Capone – specialmente in un contesto geopolitico e tecnologico sempre più competitivo con Stati Uniti e Cina”.
“La scelta dell’RSPG di riservare una porzione consistente della banda per uso mobile – sottolinea Capone – rispecchia la necessità di garantire che l’Europa non rimanga indietro nel processo di digitalizzazione globale. Tuttavia, è fondamentale che questa decisione sia parte di una visione strategica più ampia, che includa anche politiche pubbliche orientate al lungo periodo, in grado di sostenere gli investimenti nelle infrastrutture e di superare la frammentazione che attualmente caratterizza il mercato europeo”.
“Le politiche spettro non possono essere determinate solo da considerazioni di breve termine o dalle richieste delle lobby del Wi-Fi – conclude Capone – ma devono rispondere a un progetto di competitività digitale e industriale che ponga l’Europa in una posizione di forza per il futuro delle telecomunicazioni”.
Le aspettative degli operatori mobili per il 6G
Il settore delle telecomunicazioni mobili ha accolto con favore l’orientamento espresso dall’RSPG. Nelle dichiarazioni riportate dalla stampa internazionale, la raccomandazione viene considerata un passo utile verso una roadmap di spettro più chiara per il 6G in Europa.
Per gli operatori, avere a disposizione blocchi ampi e contigui nella banda 6 GHz alta è un elemento essenziale per sviluppare servizi 6G ad alta capacità, dalle applicazioni industriali avanzate alla realtà estesa, fino ai servizi mission-critical. L’assegnazione di 540 MHz consente di iniziare a pianificare scenari tecnici e investimenti, seppure in un contesto che resta evolutivo.
Allo stesso tempo, dal fronte mobile emerge la consapevolezza che il fabbisogno di spettro per il 6G potrebbe non esaurirsi con questa sola porzione di banda. Per questo, molti attori del settore considerano la raccomandazione attuale come un primo tassello, destinato a integrarsi con le decisioni che verranno prese in sede WRC-27 e con l’eventuale utilizzo di altre bande, inclusa quella a 7 GHz.
Le preoccupazioni dell’ecosistema Wi-Fi
Sul versante Wi-Fi, il quadro è più articolato. Le associazioni di categoria, in particolare la Wi-Fi Alliance, hanno espresso preoccupazione per l’assenza di una porzione dedicata all’uso non licenziato nella banda alta 6 GHz. Nelle sue posizioni pubbliche, l’ecosistema Wi-Fi sottolinea come la tecnologia Wi-Fi rimanga il principale canale di accesso alla connettività per cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni e come un adeguato accesso allo spettro sia ritenuto fondamentale per sostenere gli obiettivi europei di digitalizzazione.
Secondo questa visione, limitare l’utilizzo della banda alta per il Wi-Fi potrebbe ridurre il margine di crescita di servizi indoor e di reti locali avanzate, proprio nel momento in cui evoluzioni come Wi-Fi 6E e Wi-Fi 7 iniziano a mostrare il loro potenziale. Viene anche richiamato il confronto con altri mercati, in particolare con gli Stati Uniti, dove l’intera banda 6 GHz è stata resa disponibile per usi non licenziati.
Il ruolo del WRC-27 e la variabile 7 GHz
Uno degli elementi chiave per il futuro è il peso che avrà la World Radiocommunication Conference del 2027. La scelta di lasciare 160 MHz della banda 6 GHz alta in sospeso fino al WRC-27 è interpretata come una modalità per collegare le decisioni europee alle dinamiche globali di armonizzazione dello spettro.
Un ulteriore tassello riguarda la banda a 7 GHz, dove una porzione di 125 MHz è oggetto di discussione per un possibile uso mobile. In alcuni scenari delineati dagli osservatori, un eventuale via libera al mobile sui 7 GHz potrebbe favorire soluzioni di compromesso, in cui parte dello spettro residuo della banda 6 GHz alta venga destinata al Wi-Fi.
Al contrario, qualora a livello internazionale non si concretizzasse una nuova opzione mobile sui 7 GHz, è plausibile che gli operatori esercitino una pressione più forte affinché anche i 160 MHz rimanenti della banda 6 GHz alta vengano assegnati ai servizi mobili licenziati. In questo senso, la raccomandazione attuale non chiude il confronto, ma ne posticipa i passaggi più delicati in una cornice multilaterale.
Perché la banda 6 GHz è considerata strategica
La forte attenzione intorno alla banda 6 GHz alta è legata alle sue caratteristiche tecniche e di mercato. Si tratta di spettro intermedio tra le frequenze tradizionali sub-6 GHz e le onde millimetriche, con un buon compromesso tra capacità e copertura. Per le reti mobili, questo si traduce nella possibilità di offrire servizi ad alta velocità con un numero di siti inferiore rispetto alle bande millimetriche, mantenendo al contempo performance adeguate alle esigenze del 6G.
Per il Wi-Fi, la disponibilità di ulteriore spettro nella fascia alta dei 6 GHz rappresenta uno strumento per alleggerire la congestione nelle aree dove il numero di access point è in rapida crescita, dai grandi campus aziendali alle abitazioni ricche di dispositivi connessi. Avere più canali ampi e meno sovrapposizioni può favorire latenze contenute, maggiore affidabilità e prestazioni più prevedibili per applicazioni come videoconferenza avanzata, servizi cloud real time e ambienti produttivi digitalizzati.



































































