Quale modello di finanziamento per la banda larga, in quanto servizio universale, è lecito? Negli Stati Uniti il dibattito si è trasformato in un caso giudiziario: i tribunali hanno dovuto decidere se il modello adottato dalla Fcc (Federal communications Commission) per amministrare il Fondo per il servizio universale (USF, Universal service fund) sia costituzionale. Il fondo, che gestisce quasi 9 miliardi di dollari all’anno, supporta l’implementazione della banda larga, la connettività nelle zone rurali e nelle comunità dei nativi americani, nelle scuole e nelle biblioteche, la connettività sanitaria rurale e il servizio a prezzi calmierati per gli americani a basso reddito. Il fondo è alimentato dai soldi delle telco, ma una serie di società, che comprende il gruppo conservatore Consumers’ Research, un operatore di telecomunicazioni e alcuni consumatori, ha obiettato che la fee è in effetti una tassa (perché le telco ne fanno ricadere i costi sui consumatori) e la Fcc non ha l’autorità per imporre tasse.
IL DIBATTITO
Banda larga come diritto universale: chi paga il conto? Il caso Usa che parla anche all’Ue
Negli Stati Uniti un gruppo di consumatori ha obiettato che lo Universal Service Fund da 9 miliardi di dollari alimentato con le risorse degli operatori per finanziare la connettività rurale finisce col diventare una tassa sui clienti. Ma per la Corte Suprema il fondo è costituzionale: avanti col modello gestito dalla Fcc. Strand Consult: “Implicazioni rilevanti per l’Europa”
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