A pochi giorni dal lancio dell’offerta di obbligazioni da 1,4 miliardi di euro, FiberCop raddoppia. La società infrastrutturale nata come spin-off di Tim ha infatti portato l’importo dell’offerta a 2,8 miliardi euro “a seguito della forte domanda ricevuta da parte degli investitori”, si legge in una nota del gruppo. Inoltre, il coupon medio ponderato dell’offerta è al di sotto del costo medio ponderato del debito di FiberCop. La chiusura del collocamento delle obbligazioni è prevista per il 27 giugno 2025, subordinatamente alle consuete closing conditions.
L’obiettivo dell’operazione è incrementare la liquidità disponibile a supporto delle attività ordinarie dell’azienda, compresi gli investimenti, così da poter contare sulle risorse per il potenziale rifinanziamento dell’indebitamento finanziario presente.
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Come è suddivisa l’offerta
Più nello specifico, FiberCop ha fissato con successo il pricing per un’offerta obbligazionaria comprendente 1,2 miliardi di euro di obbligazioni senior garantite a tasso fisso pari al 4,750% con scadenza 2030, 900 milioni euro di obbligazioni senior garantite a tasso fisso pari al 5,125% con scadenza 2032 e 700 milioni euro di obbligazioni senior garantite a tasso variabile con scadenza 2031, con interesse calcolato sul tasso Euribor a tre mesi (soggetto a un floor dello 0%), ricalcolato trimestralmente, maggiorato del 3,00% annuo. È atteso che le obbligazioni siano quotate sull’Official List del Luxembourg Stock Exchange e negoziate su Euro Mtf Market.
Le risorse a sostegno della digitalizzazione del Paese
“Siamo soddisfatti del forte sostegno dimostrato dal mercato nel riconoscere la forza del nostro business e della nostra missione”, commenta il chief financial officer di FiberCop André Rogowski. “Il capitale raccolto sosterrà l’esecuzione del nostro programma di digitalizzazione dell’Italia nei tempi previsti, attraverso l’accesso alla banda larga ad alta capacità. Inoltre, la qualità del nostro merito creditizio è stata riconosciuta anche da tutte e tre le agenzie di rating, che la scorsa settimana hanno confermato i loro giudizi, alla luce dell’accelerazione del programma di investimenti di FiberCop”.
Lo stallo sulla gestione del Piano Italia a 1 Giga
L’offerta lanciata da FiberCop non è l’unica partita cruciale che sta affrontando l’azienda: c’è anche la questione delle aree grigie del Piano Italia a 1 Giga, terreno su cui si gioca da una parte il rapporto con il competitor Open Fiber, dall’altra il futuro della banda ultralarga in Italia.
La partita riguarda la possibile cessione fino a cinque degli otto lotti delle aree grigie, quelle cioè a “fallimento di mercato” parziale, inizialmente assegnati a Open Fiber. Il piano di subentro è stato promosso dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale, che punta a rimettere in carreggiata l’implementazione della rete ultraveloce nazionale, evitando sanzioni e ritardi sul fronte Pnrr.
A lanciare il primo segnale era stata la stessa FiberCop con una lettera del 2 aprile firmata dal presidente e amministratore delegato Massimo Sarmi, proponendo il subentro in tutti gli otto lotti di Open Fiber, per un totale di 2,2 milioni di civici. I ritardi accumulati – stimati inizialmente in 600mila civici, poi ridotti a 250mila – mettono a rischio gli obiettivi da raggiungere entro la verifica Infratel del 30 giugno, data che coincide con la scadenza proposta per il passaggio.
Il board di Open Fiber, secondo quando risulta a CorCom, ha infatti espresso un “no” alle condizioni attuali della proposta di FiberCop, senza però chiudere definitivamente la porta a una soluzione negoziale.
Tre gli aspetti su cui il consiglio di amministrazione di Open Fiber avrebbe evidenziato le principali perplessità: le tempistiche strette, le modalità di valutazione economica che non sarebbero conformi alla prassi ordinaria e le modalità di cessione poco chiare e difficilmente praticabili entro il 30 giugno, deadline proposta da Fibercop.