“Completare gli interventi nei tempi previsti, assicurare l’interoperabilità tra le reti, e accompagnare l’evoluzione tecnologica – dal Ftth al 5G – in modo uniforme su tutto il territorio, comprese le isole minori il cui primo piano è stato terminato in anticipo collegando ben 21 isole minori, che sono oggetto di un nuovo piano di backhaul ottico”. Sono queste le principali sfide che accompagneranno Infratel Italia al 30 giugno 2030, scadenza del Piano Banda Ultra Larga, secondo l’amministratore delegato di Infratel Italia, Pietro Piccinetti, che in questa intervista a CorCom spiega come la partecipata del Mimit sarà destinata a evolversi e ad arricchire la propria offerta mantenendo ferma la mission di Infratel Italia per la digitalizzazione della PA.
Piccinetti, Infratel è al centro dell’attuazione dei grandi piani di connettività nazionale: a che punto siamo con gli obiettivi, in particolare sul fronte del 5G e delle aree bianche?
Siamo a buon punto. Con il Piano Banda Ultra Larga per le aree bianche, Infratel ha già raggiunto 6,3 milioni di unità immobiliari con fibra Ftth e 2,1 milioni con tecnologia Fwa, per un totale di 8,4 milioni di unità immobiliari nelle zone dove gli operatori privati non avevano investito. L’obiettivo di abbattere il digital divide nelle aree a fallimento di mercato è sempre più vicino. Stiamo rispettando le milestone di giugno 25.
Sul fronte del 5G, i numeri parlano chiaro: circa 11.000 siti da rilegare in backhauling e 1.300 aree da coprire con la densificazione della rete. Infratel è il soggetto attuatore del Piano “Italia 5G” nell’ambito della Missione 1 del Pnrr e ha il compito di garantire che tutti questi interventi siano completati entro la scadenza del 30 giugno 2026.
Cosa succederà dopo il 30 giugno 2026 per Infratel Italia sulla digitalizzazione della PA? La società avrà un nuovo ruolo nell’ecosistema digitale nazionale? State già lavorando a un’evoluzione della missione, magari su filoni come la gestione della rete mobile pubblica o la cybersecurity?”
Non ci sono ancora annunci ufficiali sul post-2026, ma i segnali sono evidenti. Infratel sta già operando su progetti pionieristici come quello dedicato alla Sanità per le Olimpiadi Milano-Cortina, che prevede la realizzazione di bolle 5G a bassa latenza, SIM private, integrazione con RAN pubblica e infrastrutture indoor multi-operatore.
Questo approccio mostra chiaramente la capacità della società di andare oltre l’infrastrutturazione passiva e affacciarsi alla gestione di reti mobili complesse, pubbliche o ibride. Abbiamo già siglato con il Dtd ed il Mimit nuovi piani di sviluppo ed altri ne stiamo studiando che vanno dai Voucher alla desaturazione, dallo sviluppo ulteriore del Sinfi ad accordi di servizio e sviluppo con le regioni italiane e ministeri.
Inoltre, l’attenzione crescente alla cybersecurity delle infrastrutture digitali, lascia intravedere un possibile ampliamento della missione anche in questa direzione. A mio avviso Infratel Italia sarà sempre più centrale per una compiuta transazione digitale per le pubbliche amministrazioni locali e centrali.
Il Sinfi è uno strumento strategico per razionalizzare gli scavi e mappare le infrastrutture digitali del Paese. Ci sono novità sulla sua evoluzione tecnica e sul coinvolgimento degli operatori pubblici e privati nel prossimo futuro?
Assolutamente sì. Il Sinfi è al centro di una trasformazione tecnica e strategica. È in fase di rilascio la nuova piattaforma SINFI 2.0, più flessibile, intuitiva e interoperabile, con importanti funzionalità in sviluppo: interoperabilità con Suap, integrazione con catasto e Pdnd, motore AI per il riconoscimento dei civici.
Dal punto di vista degli utenti, la partecipazione si sta allargando: operatori privati, PA locali, enti pubblici stanno contribuendo sempre più attivamente alla mappatura condivisa delle infrastrutture. L’obiettivo è creare un ecosistema digitale nazionale più trasparente, efficiente e collaborativo, riducendo costi e tempi degli scavi e facilitando il riuso delle reti esistenti.
Il Sinfi, dunque, non è soltanto una piattaforma tecnica. È un modello di governance intelligente dei dati pubblici, un’infrastruttura digitale abilitante che promuove trasparenza, efficienza e cooperazione tra attori pubblici e privati.
Con la sua capacità di rappresentare visivamente il patrimonio infrastrutturale del Paese e di interfacciarsi con fonti aperte, dati commerciali e sistemi pubblici, il Sinfi può diventare un grande abilitatore della trasformazione digitale italiana. Non a caso, il legislatore europeo lo considera già oggi un riferimento nel nuovo assetto normativo comunitario per le telecomunicazioni e la digitalizzazione del territorio.
In conclusione, il Sinfi è la mappa dell’Italia che cambia. La piattaforma che racconta – e abilita – la trasformazione infrastrutturale e digitale del nostro Paese. Una mappa dinamica, intelligente, sempre più capace di anticipare bisogni e guidare scelte. In un mondo in cui la conoscenza del territorio è una risorsa strategica per generare valore pubblico, il Sinfi è oggi uno degli strumenti più efficaci a disposizione di istituzioni e delle imprese.