“Altro che salvataggio: il Governo certifica i ritardi del Piano Italia a 1 Giga” e, “invece di correre con soluzioni reali come l’Fwa o il coinvolgimento degli operatori locali, si ripiega sul satellite, che non garantisce prestazioni né sovranità digitale. Una gestione pasticciata che riduce gli obiettivi e lascia i cittadini indietro”.
Il commento del deputato 5Stelle Antonino Iaria descrive parte della reazione delle opposizioni di fronte alla soluzione ideata dal Governo per sanare i ritardi, ormai noti, del Piano Italia a 1 Giga e connetter in quale modo i civici in digital divide, come spiegato dal Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti in un’intervista al Sole 24 Ore.
Butti ha illustrato l’approccio che dovrebbe essere adottato per rimodulare il Piano e non perdere circa 700 milioni di euro a causa dei ritardi nell’esecuzione da parte di Open Fiber: in parte si salverà il ricorso alla connettività si fibra ottica e in parte ci si appoggerà alla connettività satellitare, con gli obiettivi di copertura che slittano dal 2026 al 2030.
“Il Piano Italia 1 Giga, che si proponeva di portare la fibra in tutte le unità immobiliari situate nelle cosiddette aree grigie, era in ritardo da tempo. Lo sapevamo, e io stessa ho più volte sollevato la questione con diverse interrogazioni parlamentari, l’ultima lo scorso febbraio per denunciare le gravi discrepanze tra le mappature ufficiali della copertura e la reale disponibilità del servizio per i cittadini”, ha commentato Giulia Pastorella, deputata e vicepresidente di Azione. “Per questo considero una buona cosa che il Governo stia finalmente cercando una soluzione, anche se appare paradossale accorgersene solo adesso, dopo mesi di silenzio e di inerzia”.
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Piano Italia a 1 Giga, la “soluzione” del Governo
“Stiamo risolvendo una situazione molto difficile, purtroppo ereditata dal precedente governo”, ha affermato Butti. “In seguito a una serie di incontri con i funzionari della Commissione europea, insieme al ministero per gli Affari Ue e Pnrr e al soggetto attuatore Infratel, abbiamo individuato una soluzione sulla quale c’è un assenso da parte di Bruxelles, che andrà ora formalizzato. Salviamo circa 700 milioni che rischiavamo di perdere. Voglio premettere che è stato un lavoro fin qui molto delicato, che premia gli sforzi del Dipartimento per la transizione digitale di Palazzo Chigi che mi onoro di guidare e che ha il coordinamento di Angelo Borrelli”.
Butti ha proseguito: “Siamo partiti da una serie di incontri e approfondimenti che, tra varie difficoltà, hanno coinvolto gli operatori nei mesi scorsi. Una base di lavoro è stato quanto ci ha comunicato Open Fiber, cioè l’impossibilità di garantire, entro la scadenza del 30 giugno 2026, la copertura di oltre 700 mila numeri civici su circa 2,2 milioni totali aggiudicati all’operatore”.
Per assicurare la copertura agli oltre 700 mila civici lasciati da Open Fiber, il governo italiano, con il via libera Ue, intende utilizzare le economie generate da Italia a 1 Giga e da altri Piani gestiti dal Dipartimento: circa 700 milioni per programmare due nuovi piani di copertura.
I nuovi obiettivi del Piano e l’ingresso del satellite
Il primo, con l’obiettivo di coprire circa 580mila civici sulla falsariga di Italia a 1 Giga, ha spiegato Butti, “avrà il vantaggio temporale di non essere più vincolato al 2026 ma agli obiettivi europei del Digital decade, quindi al 2030“.
Il secondo prevede l’uso di 145 milioni per l’adozione del modello di copertura ibrida con il satellite, sperimentato in Lombardia.
“In particolare”, ha detto Butti, “95 milioni verrebbero utilizzati per collegare oltre 80mila utenze espunte dal piano originario, quelle delle zone più remote, utilizzando il satellite per il backhauling e completando il collegamento con tecnologie terrestri”.
I civici divisi tra Ftth, Fwa e backhauling satellitare
A giugno il governo sembrava orientato verso un’altra soluzione, che aveva maggiori probabilità di incontrare il benestare della Commissione europea, ovvero una copertura provvisoria in Fwa e il recupero in fibra ottica entro un anno, quindi una sorta di proroga al 2027. Ma, come riferisce Fibralick, le parti hanno convenuto per una semplice riduzione delle unità da coprire con la fibra, “con un taglio proporzionale del contributo pubblico erogato, al netto di un ricalcolo degli extracosti attualmente stimati all’equivalente di 120.000 indirizzi, che verranno corrisposti a Open Fiber a titolo di ristoro”.
Lo Stato avrà a disposizione circa 700 milioni di euro per coprire in qualche modo questi 700.000 civici rimasti scoperti. Di questi 580.000 indirizzi saranno oggetto di un nuovo bando quasi identico a quello del Piano Italia a 1 Giga, e quindi coperti quasi certamente da Ftth o da Fwa terrestre ad alta capacità, con la scadenza non più al 2026 ma al 2030.
Altri 80.000 civici verranno serviti da reti terrestri, ovvero Ftth o Fwa, ma le cui centrali o torri avranno come backhauling una rete satellitare, su modello dell’attuale sperimentazione in atto in Lombardia. Il budget per questo intervento è di 95 milioni di euro.
Per gli ultimi 40.000 civici dimenticati, sarà previsto solamente un voucher da 1.300 euro per la sottoscrizione di un abbonamento satellitare, con un investimento massimo di 50 milioni di euro.
Tutti questi piani dovranno essere approvati dalla Commissione europea e dai ministeri competenti e potrebbero ragionevolmente essere integrati con i nuovi civici bianchi e grigi emersi dalla mappatura 2025 i cui risultati sono stati pubblicati a luglio, anche se probabilmente sarà necessaria una nuova consultazione confermativa per escludere ogni dubbio su eventuali investimenti privati nelle abitazioni candidate all’intervento pubblico. I voucher non dovranno entrare in conflitto, ma essere invece complementari, al contributo di 300 euro attualmente allo studio per l’incentivazione a livello nazionale del take-up delle reti ultraveloci.
Le critiche: non coinvolti gli operatori locali
Posto che queste 40.000 abitazioni siano così isolate da non poter essere in alcun modo raggiunte dalla fibra ottica o da connessioni Fwa terrestri, “decisamente più valide di un servizio satellitare”, commenta Fiberclick, “è difficile immaginare che per quelle altre 80.000 abitazioni sia necessario predisporre una rete di accesso monca, strozzata da un rilegamento satellitare che vanificherà qualsiasi vantaggio delle connessioni fisse a banda ultralarga introducendo una latenza non trascurabile e numerose altre criticità. Veramente nessun operatore come FiberCop, Fastweb, Retelit o chiunque altro non ha alcuna fibra ottica entro qualche chilometro dalla posizione delle future centrali, a tal punto da voler escludere a priori la via del rilegamento terrestre, quando Infratel sta conducendo un bando per rilegare in fibra ottica centinaia di Pan delle aree bianche di cui alcuni letteralmente in mezzo al nulla? O forse si tratta di una mossa politica per forzare una neutralità tecnologica?”
L’assenza di coinvolgimento degli operatori locali è, infatti, quanto lamentato dal deputato Iaria.
Un salvataggio “in extremis”?
Da parte sua, Pastorella di Azione ritiene “positivo che,, nella gestione dei ritardi si stia valutando l’utilizzo della tecnologia satellitare per raggiungere le zone più remote. Anche su questo tema, lo scorso marzo avevamo interrogato la Presidenza del Consiglio e il Mimit per avere chiarimenti sulla possibilità di utilizzare questa tecnologia, ricevendo una risposta confusa e contraddittoria. Il sottosegretario Barbaro aveva, infatti, comunicato che non erano previsti investimenti sul satellitare per la copertura delle aree bianche, glissando sull’esistenza di bandi già in essere, come quello pubblicato dalla Regione Lombardia”.
In sostanza, conclude Pastorella, “l’impressione è che il Governo, pur non essendo responsabile dei problemi già esistenti, come ricordato dal sottosegretario Butti, si stia però muovendo con scarsa pianificazione, salvando la situazione in extremis nonostante fosse nota da tempo”.