La cessione dei lotti del Piano Italia a 1 giga nelle aree grigie da Open Fiber a Fibercop, caldeggiata dal governo, potrebbe passare attraverso la vendita di un ramo d’azienda. A dirlo è il Sole 24Ore, secondo cui però rimane un’altra ipotesi in campo: quella di valutare lotto per lotto, individuando criteri di scorporo dei comuni. Molto dipenderà da cosa si stabilisce durante il consiglio di amministrazione di Open Fiber, previsto per oggi.
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A cosa puntano le parti in gioco
Una cosa è certa: l’operazione di cessione di ramo d’azienda è decisamente più complessa, in quanto comporterebbe anche lo spostamento dei dipendenti da una società all’altra e dovrebbe passare al vaglio dell’Antitrust. L’ipotesi di cessione dei lotti del piano a Italia a 1 giga aggiudicati da Open Fiber riguarda le regioni di Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, e sarebbe come detto quella maggiormente sostenuta dal governo. In effetti è stato lo stesso Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio ad avanzare la proposta. Uno dei problemi più pressanti da risolvere, incontrati dalla stessa Open Fiber è in effetti quello della carenza di manodopera qualificata per portare avanti i lavori rispettando il cronoprogramma
L’obiettivo, sempre stando a quanto riferito, è concludere l’operazione sui lotti entro giugno. Ma molti danno per scontato un rinvio, visto che bisogna stabilire cosa conferire nel ramo d’azienda e soprattutto che valore attribuirgli.
Fibercop intenderebbe acquistare le aree grigie al prezzo di costo, prevedendo un conguaglio per le linee già attive nelle regioni in questione. In base a questa ricostruzione, a Open Fiber rimarrebbe da completare entro giugno 2026 solo la cablatura delle aree semiperiferiche di Puglia, Campania e Sicilia. L’offerta, che secondo Repubblica troverebbe l’appoggio di una parte del governo, fa leva sul presupposto che a queste condizioni la cablatura delle regioni sarebbe completata entro i termini del Pnrr, e quindi senza incorrere nelle penali previste dal bando.
I tempi sono comunque molto stretti, anche perché il processo di cessione del ramo d’azienda con le cinque aree grigie richiederà alcuni mesi: ecco perché Fibercop proponeva di chiudere il deal entro giugno, ipotesi che secondo fonti vicine a Open Fiber sarebbe irrealistica.
L’operazione in teoria deve passare al vaglio di entrambi i cda, ma secondo i commentatori per l’ex rete Telecom è quasi una formalità, dal momento che la lettera inviata il 2 aprile dal presidente e amministratore delegato Massimo Sarmi, che offriva di subentrare anche in tutti i lotti delle aree semi-concorrenziali assegnati al concorrente, era già stata autorizzata.
Il pressing del Dipartimento per la trasformazione digitale
Dal canto suo, il Dipartimento per la trasformazione digitale punta ad accelerare sul possibile deal. A quanto si sa, mercoledì la funzione guidata da Alessio Butti ha convocato le due aziende, organizzando tavoli tecnici e legali da cui sarebbero emerse, soprattutto da parte di Open Fiber, alcune difficoltà di tipo tecnico e finanziario: l’impegno delle banche è infatti legato a un piano che comprende i lotti di aree grigie richieste da Fibercop.
Si aspetta dunque l’esito del Cda di Open Fiber di oggi. Il Dipartimento per la trasformazione digitale si dice fiducioso dopo le riunioni che si sono svolte a più livelli nelle scorse settimane. “Stiamo lavorando. Al tavolo tecnico e a quello giuridico non sono emerse criticità insormontabili sull’ipotesi del subentro. Rimango in attesa del Cda”, ha commentato Butti.
Open Fiber: “Disponibili a collaborare”
Open Fiber intanto ribadisce “la disponibilità a collaborare con le istituzioni al fine di garantire il conseguimento degli obiettivi del Piano Italia a 1 Giga nell’ambito del Pnrr, valutando attentamente tutte le opzioni, purché compatibili con il rispetto dei tempi di realizzazione del progetto e del Piano Industriale approvato”.
Il dossier Kkr è ancora sul tavolo
Intanto l’operazione di cessione di Fibercop alla cordata con Kkr è ancora al vaglio dell’Antitrust che sta guardando al master service agreement tra Tim e Fibercop allo scopo di verificare se quest’ultimo, dopo lo scorporo della rete fissa di Tim, sia effettivamente indipendente e se l’esclusiva di 30 anni per la fornitura di servizi di accesso all’ingrosso a Tim sia eccessiva. Indagine sulla quale dovrebbe essere aperta una consultazione.
Tra le tematiche che potrebbero emergere, secondo alcune fonti vicine al dossier, c’e’ l’acquisto da parte di Fibercop di alcune linee Ftth rivendute a Tim dalla società Connecting Project che a sua volta compra da Open Fiber.
E Moody alza il rating di Tim
Nel frattempo Moody’s ha alzato il rating di Tim, facendo passare da Ba3 a Ba2, con outlook stabile. È il secondo upgrade avvenuto nel giro di un anno, dopo quello da B1 a Ba3, che risale a giugno 2024. “L’upgrade a Ba2 riflette la continua ripresa dei risultati della società e il miglioramento dei parametri creditizi”, commenta Ernesto Bisagno, rating vice president e senior credit officer di Moody’s. “Prevediamo che il gruppo genererà un free cash flow positivo nel 2025-26 che, insieme al rimborso del debito, favorirà un’ulteriore riduzione della leva finanziaria”.
L’agenzia di rating evidenzia rafforzamento il profilo finanziario del gruppo, grazie alla crescita dell’Ebitda, alla generazione di cassa migliore delle attese e a una riduzione degli oneri finanziari. Non sono comunque esclusi ulteriori avanzamenti di Tim nel medio termine, a patto che si consolidi l’andamento su leva e cash flow.