Caso 3Leaf, Huawei: “Rispettiamo le leggi Usa”

In una lettera pubblicata sul Wsj la società cinese ribadisce la correttezza delle sue strategie: “Le nostre tecnologie in linea con gli standard civili. Allineati alle regole sul copyright”

Pubblicato il 25 Feb 2011

Huawei chiarisce la sua posizione rispetto alla situazione di
3Leaf, la società acquistata nel 2010 da Futurewei, la consociata
Usa, che il Comitato statunitense per gli investimenti stranieri
(Cfius) aveva raccomandato di cedere. Il motivo? La sicurezza delle
reti locali sarebbe a rischio. Il presidente America, Ken Hu, ha
dunque diffuso una lettera, pubblicata
sul Wall Street Journal, dove “chiarisce alcune voci che sono in
circolazione da tempo a proposito di Huawei”, si legge nel
testo.

Ecco di seguito quanto precisato.

“Futurewei, consociata di Huawei negli Stati Uniti, ha acquisito
tra maggio e giugno 2010 alcuni asset da 3Leaf, start-up
tecnologica insolvente di Santa Clara, California, quando 3Leaf
stava cessando le sue attività e nessun altro acquirente era
all’orizzonte. Huawei ha sottoposto una tempestiva richiesta al
Bureau of Industry and Security presso il Dipartimento del
Commercio prima di concludere l’acquisto, in maggio, e il
Dipartimento ha certificato che non era necessaria alcuna
autorizzazione per esportare la tecnologia 3Leaf. Dopo aver saputo
che il Cfius (Committee of Foreign Investiment of the United
States) era interessato alla transazione di 3Leaf, Huawei ha
sottoposto richieste, preliminare e formale, per l’inizio della
revisione della transazione, a novembre 2010.

L’11 febbraio 2011, il Cfius ha formalmente notificato a Huawei
la raccomandazione di ritirare la sua proposta di acquisto.
Inizialmente abbiamo rifiutato, ma abbiamo in seguito deciso di
accettare la raccomandazione e di ritirare la domanda di acquisto,
secondo i termini indicati dal Cfius, a causa dell’impatto
significativo di questa notizia e dell’attenzione generata dalla
transazione.
Gli Stati Uniti d’America sono un grande Paese, per il quale
Huawei ha sempre avuto il massimo rispetto. I valori di democrazia,
libertà, rispetto della legge e dei diritti umani negli Stati
Uniti sono valori che Huawei rispetta e sostiene. Abbiamo cercato
di porre solide basi per una collaborazione con società
statunitensi ed abbiamo investito molto per far crescere il nostro
business negli Stati Uniti negli ultimi dieci anni.

Huawei è impegnata in un investimento a lungo termine negli Stati
Uniti, dove ha già oltre 1000 addetti impiegati su base locale.
Nel 2010 abbiamo acquistato prodotti e servizi da società
americane per un valore che si aggira intorno ai 6,1 miliardi di
dollari. I nostri investimenti in Ricerca e Sviluppo negli Stati
Uniti sono cresciuti del 66% su base annuale ed hanno raggiunto la
cifra di 62 milioni di dollari nel 2010. Da tempo offriamo prodotti
e servizi innovativi ai nostri clienti statunitensi ed operiamo
responsabilmente in qualità di investitore, datore di lavoro,
contribuente e società.

Sfortunatamente, negli ultimi 10 anni, ai nostri continui
investimenti negli Stati Uniti sono state più volte attrubuite
interpretazioni distorte. In primo luogo, l’accusa di
coinvolgimenti militari basata sul fatto che il fondatore e Ceo di
Huawei, Mr. Ren Zhengfei, abbia prestato servizio nel People's
Liberation Army. E’ un dato di fatto che Mr. Ren sia solo uno dei
tanti Ceo al mondo ad aver prestato servizio militare, ed è un
altro dato di fatto che Huawei ha sempre e solo offerto soluzioni
per le telecomunicazioni in linea con i più alti standard civili.
E’ ancora un fatto che al momento nessuno hai mai mostrato una
prova che attesti il coinvolgimento di Huawei in una qualsiasi
operazione di tecnologia militare.

La seconda falsa percezione è legata ai diritti della proprietà
intellettuale. Fin dalla nostra nascita, Huawei ha rispettato e
protetto i diritti di ogni proprietà intellettuale. Abbiamo fatto
richiesta di 49.040 brevetti in tutto il mondo, con un
riconoscimento ad oggi di 17.765 brevetti. Oltre alla nostra
innovazione, Huawei compra i diritti d’uso di altri brevetti
attraverso procedure standard di licenza incrociata. Nel 2010,
Huawei ha pagato 222 milioni di dollari alle compagnie occidentali
in diritti legati alle licenze – 175 milioni di dollari solo a
compagnie americane.

In merito alle dichiarazioni relative al supporto finanziario di
Huawei ad opera del governo cinese, la verità è che operiamo come
ogni altra azienda privata. La nostra società è finanziata
attraverso il capitale dei nostri azionisti e normali prestiti
commerciali. Come tante società che operano in Cina, Huawei riceve
incentivi sulle tasse fornite dal governo cinese alle aziende
specializzate in alta tecnologia e supporto per alcuni dei nostri
progetti legati a Ricerca e Sviluppo. Questo modello è molto
simile a quello degli incentivi sulle tasse offerto da agenzie
governative americane ad aziende americane. Le linee di credito
aperte da banche commerciali cinesi sono in realtà rivolte a
clienti di Huawei e non all’azienda.

L’accusa che Huawei in qualche modo possa essere una minaccia
alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti si basa essenzialmente
sull’opinione infondata che la nostra società possa usare
soluzioni tecnologiche per rubare informazioni confidenziali agli
Stati Uniti o lanciare attacchi alla rete americana in determinate
circostanze. Non c’è alcuna prova che dimostri che Huawei abbia
mai violato alcuna procedura di sicurezza. Inoltre, negli Stati
Uniti Huawei ha assunto terze parti indipendenti specializzate in
sicurezza, come la Ewa, per monitorare e controllare le proprie
soluzioni e certificare la loro sicurezza e la loro affidabilità
secondo i più alti standard stabiliti. Restiamo comunque
disponibili ad ogni attività investigativa dichiarata necessaria
dalle autorità americane e continueremo a collaborare in modo
trasparente con tutte le agenzie governative.

Auspichiamo che il Governo degli Stati Uniti proceda con
investigazioni formali su qualsiasi dubbio inerente la nostra
società, confidando nel loro esito positivo, a testimonianza che
Huawei è una normale entità commerciale”.

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