Pietro Labriola esprime il suo scetticismo sul consolidamento nel settore delle telecomunicazioni. La riduzione del numero di concorrenti e la formazione di giganti pan-europei è, per molte telco, la soluzione agli annosi problemi del settore – profitti in contrazione, necessità di ingenti investimenti nelle reti di nuova generazione, esigenza di raggiungere grandi mercati. Ma l’apertura mostrata dalla Commissione europea non sembra portare a provvedimenti concreti, secondo l’amministratore delegato di Tim.
“Non sono ottimista, ne stiamo parlando da un anno”, ha affermato Labriola, intervistato durante l’evento organizzato da FT e ConnectEurope riguardo alle discussioni sul consolidamento nel settore delle tlc.
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Consolidamento tlc, Labriola: “Troppe regole in Europa”
Per gli operatori di telecomunicazioni italiani ed europei, ha detto Labriola, “è necessario andare verso un consolidamento che riduca la frammentazione del mercato, legando questa possibilità a un impegno sugli investimenti. Lasciateci fondere e ci prenderemo impegni sugli investimenti”, ha assicurato. “Tre operatori non sono un monopolio, stiamo chiedendo di passare da 4 aziende a 3″.
Labriola ha sottolineato: “Penso che sia necessario ricordare le regole del gioco in Europa. Siamo tutte società quotate in Borsa e dobbiamo generare profitti. Se la società quotata in Borsa genera profitti, il creditore darà più soldi da reinvestire in innovazione e tecnologia. Negli ultimi tre o quattro anni, forse anche qualcosa di più, questa formula non sta funzionando. Quindi, se si guarda al livello dei titoli delle società di telecomunicazioni in Europa, la nostra attività è quella meno attraente per i mercati finanziari”.
Di conseguenza, “Dobbiamo iniziare a pensare che l’Europa è una parte del mondo in cui fluiscono i soldi e dove arrivano i ritorni sugli investimenti. E purtroppo in Europa, nel settore delle telecomunicazioni, questi soldi non stanno fluendo”.
Ricordando l’esempio positivo del Brasile, Labriola ha aggiunto: Dobbiamo essere coraggiosi e affrontare la questione, perché continuiamo a guardare al passato e a volte regolamentiamo tutto in modo eccessivo”.
Cloud: “Regole per garantire la sovrnità”
!l numero uno di Tim ha anche toccato il tema del cloud sovrano. Second il manager nel settore servono regole che permettano ai Paesi di mantenere la propria sovranità. Dopo aver ricordato che i dati contenuti su cloud gestiti da hyperscaler statunitensi sono potenzialmente accessibili dal governo americano, Labriola ha spiegato che “se pensiamo che la sovranità sia importante in questi temi, è facile trovare la soluzione. Possiamo continuare a usare le tecnologie statunitensi, ma mantenendo le chiavi di crittografia per accedere al cloud nelle mani di aziende nazionali”. Recuperare sovranità “non significa che dobbiamo investire miliardi per creare un hyperscaler europeo, ma definire regole che permettano di mantenerla”, ha concluso.
“Tlc grande malato”
L’Ad di Tim si è più volte espresso sullo stato di salute sempre più precario del settore delle tlc: di recente lo ha definito “un malato terminale”, tornando a sostenere che la sofferenza dell’industria telecomunicazioni potrà essere guarita solo con una cura chiamata“consolidamento“.
“Prima di consolidare e creare champion europei dobbiamo, però, creare champion nazionali”, ha aggiunto Labriola, facendo l’esempio del gruppo Vodafone, che è “transnazionale, ma la somma di tanti numeri negativi non dà un numero positivo. Il primo punto è quindi il consolidamento nei singoli Paesi”.
“Non stiamo chiedendo la carità a nessuno”, ha aggiunto Labriola, visto che il comparto delle telecomunicazioni “è nevralgico. Se non abbiamo un ritorno nell’investimento non investiremo nelle reti 5G e in fibra, e quindi non ci sarà digitalizzazione dell’Europa. Il problema non sarà quindi di Tim o Orange ma dell’economia europea”.
Europa troppo “liberista”: attivi 100 operatori
In tutta Europa, ci sono 100 operatori con “un eccesso di competizione, derivato dal fatto che l’Europa ha scelto il modello di massimo liberismo”, è la posizione di Labriola.
“Il problema è che le telecomunicazioni prima erano un silos chiuso in se stesso e ora ci sono ‘enne’ concorrenti appartenenti a tanti mercati, spesso in geografie differenti: quindi o meno regole per tutti, o più regole per tutti, chiedo equità di trattamento“, ha proseguito Labriola.
In questo scenario “tutti provano a sopravvivere sperando che qualcosa cambi, che cambino le regole. E nessuno preme sull’acceleratore” con gli investimenti.
“Nel momento in cui il nostro settore ha un ritorno sull’investimento inferiore al costo del capitale nessuno investe nelle telecomunicazioni. Non è un problema solo italiano è un problema europeo”, ha ribadito Labriola. E se le banche d’affari non trovano convenienza a investire nelle tlc, “io, che sono quotato in Borsa, non riesco a finanziarmi per fare investimenti”.
“Il consolidamento”, ha spiegato l’Ad di Tim, “porterà le aziende a mettere insieme le reti e questo comporterà un’assunzione di costo minore”.