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Sovranità digitale ed ecosistema collaborativo: sfide nazionali, sfide europee



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Sotto i riflettori la semplificazione delle normative, il consolidamento e l’importanza di investire nelle competenze per garantire la digitalizzazione europea

Pubblicato il 11 giu 2025



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Negli ultimi anni, il settore delle telecomunicazioni ha affrontato una trasformazione profonda, accelerata dall’avvento del 5G, dall’esplosione dei dati, dal cloud distribuito, dall’intelligenza artificiale generativa e dalla spinta verso la digitalizzazione. Questo panorama in continua evoluzione sta spingendo le Telco a ripensarsi, orientandosi verso il modello TechCo: non più solo fornitori di connettività, ma piattaforme digitali capaci di abilitare l’innovazione e promuovere la competitività. La sfida, però, è duplice. Da un lato, in Italia, c’è la necessità di infrastrutture moderne e di modelli industriali che possano sostenere la transizione digitale e la sovranità tecnologica. Dall’altro, a livello europeo, la crescente instabilità geopolitica e la forte competitività globale richiedono un coordinamento continentale che eviti la frammentazione del mercato e garantisca investimenti efficienti, interoperabilità e resilienza.

Operatori e stakeholder del settore telecomunicazioni si sono confrontati a Telco per l’Italia 2025 su come affrontare queste sfide, tracciando un percorso che metta al centro la semplificazione delle normative, la creazione di ecosistemi collaborativi e l’importanza di investire nelle competenze per rendere l’Europa un leader nella digitalizzazione globale.

Accordino (Ue): “Semplificare la regolazione per stimolare l’innovazione”

Qual è il ruolo che la Commissione Ue sta giocando per sostenere la trasformazione delle Telco in TechCo e la digitalizzazione dell’economia? Franco Accordino, Head of Unit “Investment in High-Capacity Networks” della Commissione Europea, ha delineato lo scenario durante il suo intervento a Telco per l’Italia 2025, mettendo sul tavolo una precisa visione per il futuro delle telecomunicazioni in Europa. L’idea di base è che le politiche europee possano ampiamente supportare la transizione delle Telco: un passaggio per il quale si rende tuttavia necessario un sistema normativo semplificato e armonizzato, che permetta alle aziende di investire in reti ad altissima capacità, cruciali per la crescita digitale del continente.

Verso un quadro normativo telco più coeso

Accordino ha spiegato come la Commissione stia lavorando per facilitare il processo di trasformazione delle telco in un contesto sempre più digitale, in cui la convergenza tra telco e tecnologia è fondamentale. Uno degli aspetti chiave è la necessità di armonizzare le politiche nazionali con quelle europee per evitare il proliferarsi di regolamenti frammentati tra i vari Paesi. Secondo quanto spiegato da Accordino, la Commissione sta spingendo per un nuovo Digital Network Art e una revisione del Codice delle telecomunicazioni, in modo da creare un quadro normativo più coeso che possa sostenere lo sviluppo delle reti ad altissima capacità.

“L’obiettivo è semplificare il sistema regolatorio, creando condizioni favorevoli per gli investimenti e riducendo la complessità derivante da quadri regolamentari divergenti nei singoli Paesi”, ha sottolineato Accordino, mettendo in evidenza l’importanza di un approccio che possa facilitare l’innovazione e il potenziamento delle infrastrutture digitali. Una delle priorità della Commissione è anche l’armonizzazione dello spettro, soprattutto in vista dell’introduzione del 5G SA, che rappresenta un elemento abilitante non solo per le reti private, ma anche per la creazione di nuovi modelli di business.

Accordino ha poi evidenziato che è necessario anche ripensare il ruolo dei regolatori nazionali, concedendo loro maggiore discrezionalità nell’applicazione delle normative, in modo da rispondere in maniera più agile alle dinamiche di mercato. In parallelo, la Commissione sta lavorando per promuovere la combinazione tra investimenti in infrastrutture e soluzioni tecnologiche avanzate, come il 5G e l’edge cloud, attraverso strumenti come il Connect Europe Facility, che già oggi supporta i progetti di implementazione delle reti.

Creare una catena di valore telco che vada oltre la connettività

“Il nostro obiettivo non è solo l’inclusività, ma anche la creazione di una catena di valore solida che possa andare oltre la mera connettività, offrendo soluzioni integrate che generino valore per l’intero ecosistema digitale”, ha aggiunto Accordino, rimarcando come gli investimenti non debbano limitarsi alla costruzione di infrastrutture, ma debbano estendersi all’offerta di nuovi servizi digitali che rispondano alle esigenze di un mercato in rapida evoluzione.

In merito alla competitività del settore e agli sforzi necessari per riequilibrare le dinamiche con i grandi OTT, Accordino ha ribadito l’importanza di considerare le telecomunicazioni come un settore strategico per garantire la sovranità digitale dell’Europa. “La nostra sfida è guardare alle telecomunicazioni non solo come infrastruttura, ma come una base fondamentale per alimentare l’innovazione tecnologica che spingerà l’economia europea”, ha spiegato, sottolineando come tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, le gigafactory e i chip possano costituire leve per un rinnovamento dell’intero settore.

In questo scenario, la Commissione sta valutando come rispondere alle necessità di maggiore competitività, mirando a stimolare la collaborazione tra tutti gli attori, senza perdere di vista la necessità di preservare la sovranità europea in un contesto sempre più globalizzato.

Telco come motore di innovazione dell’Europa

Accordino ha poi affrontato il tema della competitività tra gli operatori europei e i grandi OTT, sollevando il tema dei rischi e delle opportunità legate al riequilibrio della catena del valore digitale. La sfida principale, secondo il relatore, è rendere il settore delle telecomunicazioni strategico non solo per l’infrastruttura, ma come fattore abilitante per l’innovazione digitale a livello europeo. “Le telecomunicazioni sono fondamentali per la sovranità digitale, ma non possiamo più guardarle solo come un’infrastruttura passiva. Sono un motore per l’innovazione tecnologica che alimenta tutto l’ecosistema digitale europeo”, ha sottolineato Accordino, evidenziando l’importanza di una visione complessiva che vada oltre la semplice connettività.

In questo contesto, Accordino ha anche esplorato l’approccio delle istituzioni finanziarie e delle banche, sottolineando la necessità di un cambiamento nelle regole che regolano gli investimenti. “Dobbiamo consentire un maggiore allineamento delle regole finanziarie con un approccio più elastico, simile a quello che osserviamo negli Stati Uniti, per facilitare l’ingresso di capitali anche su progetti considerati rischiosi”, ha affermato.

L’importanza dei partenariati

La Commissione, in questo quadro, si impegna a rafforzare la competitività europea del settore telco, facendo leva sulle nuove opportunità offerte dalla digitalizzazione, come l’intelligenza artificiale e le tecnologie legate alla produzione di chip e alle gigafactory, per stimolare l’intero settore. “Dobbiamo creare partenariati e investire in tecnologia e infrastrutture che non solo garantiscano la competitività, ma anche la sicurezza e la sovranità digitale dell’Europa”, ha concluso Accordino, facendo riferimento alla necessità di un approccio unificato che consenta all’Europa di restare competitiva in un panorama globale in rapida evoluzione. “La Commissione sta lavorando per garantire che l’Europa resti competitiva e sovrana nel settore digitale, stimolando investimenti strategici in infrastrutture e creando un ambiente favorevole per nuove partnership industriali”.

Di Raimondo (Asstel): “Investire nelle competenze”

“Siamo l’unico settore che investe molto e guadagna poco, ma la nostra forza è la competenza distintiva che ci consente di agganciare le trasformazioni tecnologiche”. Laura Di Raimondo ha segnato il suo intervento a Telco per l’Italia 2025 con un focus sulla complessa situazione economica in cui versano le Telco italiane. Nonostante gli enormi investimenti, il settore ha visto una perdita di 7 miliardi di ricavi negli ultimi dieci anni e una riduzione del 35% del suo valore complessivo. Tuttavia, continua a impegnarsi per garantire la stabilità occupazionale di oltre 200.000 persone, ponendo l’accento sulla sua capacità di adattamento e innovazione.

Il settore, ha continuato, si trova di fronte alla necessità di un nuovo patto industriale. “La vera sfida non riguarda solo le problematiche economiche, ma anche la necessità di un cambiamento di visione, per costruire una vera cooperazione tra tutti gli attori del settore”, ha aggiunto. Secondo Di Raimondo, è fondamentale superare le barriere normative e politiche e agire concretamente, senza delegare tutto a Bruxelles. Molti temi vengono ribaltati su Bruxelles, ma la sfida va affrontata ora, con azioni concrete che si devono mettere in campo subito”, ha affermato, sottolineando come l’Europa possa giocare un ruolo, ma come le soluzioni concrete debbano partire a livello nazionale.

Competenza e formazione: il motore della transizione

Sul tavolo anche un altro fattore cruciale per il successo della transizione: l’investimento nelle competenze. Il passaggio da Telco a TechCo, secondo la Direttore di Asstel, non può avvenire senza una rinnovata attenzione alla formazione continua delle persone. “La competenza distintiva è il fattore abilitante che ci consente di agganciare le trasformazioni. Le Telco sono l’abilitatore della trasformazione digitale, ma per farlo servono le giuste competenze”, ha sottolineato. Di Raimondo ha parlato di una strategia formativa per il settore, che prevede investimenti concreti su una “formazione continua e permanente”, per preparare i lavoratori ad affrontare le sfide di una digitalizzazione sempre più complessa.

“Abbiamo investito sei giornate pro capite di formazione per ogni lavoratore. Un impegno che non riguarda solo la quantità, ma anche la qualità della formazione. L’obiettivo è preparare un’intera forza lavoro per affrontare le sfide del futuro”, ha spiegato Di Raimondo. Questa strategia è una risposta al bisogno di sviluppare competenze di nuova generazione che possano supportare la transizione delle Telco italiane verso un ruolo sempre più strategico nel panorama tecnologico.

“Il nostro impegno è volto non solo a garantire la sostenibilità occupazionale delle 200.000 persone del settore, ma anche a renderle protagoniste della trasformazione tecnologica, a partire dalle competenze”, ha aggiunto, sottolineando che la formazione non è solo una questione di aggiornamento tecnico, ma di vero e proprio cambiamento culturale all’interno del settore.

Gropelli (Connect Europe): “Il futuro dipende da un cambiamento di modello”

Alessandro Gropelli, Direttore Generale di Connect Europe, ha portato una prospettiva europea sul dibattito, enfatizzando l’urgenza di rivedere il modello di business delle Telco per garantirne la sostenibilità a lungo termine.

Nel suo intervento a Telco per l’Italia 2025 ha evidenziato che la crescente attenzione dell’Unione Europea verso la sovranità digitale sta mettendo gli operatori di telecomunicazioni al centro del dibattito, riconoscendoli come asset strategici per la competitività dell’intero continente. Ha quindi sottolineato come il Libro Bianco dell’Ue, pur suscitando critiche da parte di chi resiste al cambiamento, abbia posto una base importante per un dibattito necessario e visonario sul futuro delle infrastrutture, chiamando gli operatori a rivedere il loro modello di business per sostenere la crescita e la resilienza del settore. “Le sfide sono enormi, ma ci sono anche molte opportunità. Il cambiamento di prospettiva politica, che non si concentra solo sulla riduzione dei prezzi ma sulla digitalizzazione dell’Europa, può ridisegnare il ruolo strategico delle Telco nel continente,” ha dichiarato Gropelli. Secondo il direttore di Connect Europe, l’evoluzione della politica europea deve andare oltre la regolazione dei prezzi e abbracciare una visione più moderna che favorisca il consolidamento e la collaborazione tra gli attori del settore.

Gropelli ha anche messo in evidenza la necessità di rivedere le linee guida sulle fusioni e acquisizioni, per dare spazio a un mercato più dinamico e competitivo. “Il settore delle telecomunicazioni deve riaccendere il mondo dei deal in Europa, per favorire una nuova generazione di iniziative di mercato,” ha spiegato, indicando il consolidamento come una leva importante per rafforzare l’industria europea. Questo cambiamento, secondo Gropelli, è essenziale per modernizzare il settore e rendere le Telco più agili, capaci di rispondere alle sfide globali e di guidare l’innovazione.

Rafforzare il ruolo strategico delle Telco

Il passaggio da Telco a TechCo presuppone anche un cambiamento di percezione culturale, e per questo Gropelli ha sottolineato l’importanza di rafforzare il ruolo delle Telco come motori dell’innovazione digitale europea. “Le Telco devono evolversi da semplici ‘pipe provider’ a veri e propri abilitatori dell’innovazione. Questo cambiamento di percezione culturale è essenziale per un settore che voglia rimanere competitivo e strategico nell’ecosistema digitale globale”.

Gropelli ha ricordato che Connect Europe nasce sulle radici di Etno, l’associazione che rappresenta gli operatori di telecomunicazioni europe, fondata nel 1992, un anno cruciale per la liberalizzazione dei settori che dovevano portare alla creazione del mercato unico delle telecomunicazioni. Nonostante ciò, il mercato unico delle telecomunicazioni in Europa non è ancora pienamente realizzato, e ci sono ancora resistenze, specialmente su temi come il consolidamento del settore. “Noi come stakeholder dobbiamo aiutarci a non ‘sabotare’ il piano Draghi, che mira a rafforzare la competitività e l’efficienza del settore delle telecomunicazioni in Europa – ha concluso -. Il passaggio a TechCo non è solo una questione tecnologica, ma anche una questione politica e culturale. Occorre liberare il potenziale delle Telco, favorendo un approccio che permetta loro di giocare un ruolo centrale nella digitalizzazione dell’Europa.”

Gropelli ha concluso il suo intervento sottolineando che le Telco non devono essere viste solo come fornitori di connettività, ma come attori strategici che possano guidare l’innovazione, supportando la crescita e la competitività dell’Europa nel panorama digitale globale.

Piergiovanni (Anie Sit): “Necessari un impegno comune e una nuova visione”

Luigi Piergiovanni, Presidente di Anie Sit, ha infine trattato l’evoluzione della filiera industriale delle Telco, che oggi non vive più solo di connettività o infrastrutture, ma deve adattarsi alle nuove necessità legate alla digitalizzazione. Piergiovanni ha in particolare evidenziato le difficoltà nel reperire manodopera specializzata per i progetti del Pnrr, con una crescente domanda di competenze in tutti i settori. “Nel pieno del cambiamento, ci accorgiamo che il grosso del PNRR è infrastruttura, ma non c’è più capacità di progettare reti tanto importanti, e non si trova più manodopera,” ha dichiarato, mettendo in evidenza come anche lavori in ambito tecnologico possano essere visti come stabili e ben retribuiti.

La crescente difficoltà nel reperire manodopera qualificata

Piergiovanni ha sottolineato che la carenza di manodopera è uno dei principali ostacoli per il pieno sviluppo delle infrastrutture necessarie alla digitalizzazione. “Stiamo cercando di spiegare che anche questi sono lavori stabili e retribuiti in modo adeguato. La manodopera è una risorsa fondamentale per garantire il successo della trasformazione digitale”, ha dichiarato. Il Presidente di Anie Sit ha poi ribadito che le imprese devono affrontare una sfida cruciale: attrarre, formare e mantenere lavoratori con competenze sempre più specializzate per realizzare infrastrutture all’avanguardia che siano in grado di sostenere il Pnrr e la crescita tecnologica del paese.

Le imprese come partner strategici nella digitalizzazione

Piergiovanni ha anche posto l’accento sul fatto che le aziende italiane, tradizionalmente orientate alla costruzione di infrastrutture, devono evolversi per diventare partner strategici delle Telco. “Le nostre aziende devono ‘vestire e animare’ le reti che stiamo costruendo,” ha affermato, indicando come le imprese coinvolte nella progettazione e costruzione delle reti devono ampliare il loro ruolo, offrendo soluzioni scalabili, sicure e interoperabili. La collaborazione tra operatori e fornitori di infrastrutture, quindi, non può limitarsi alla mera fornitura di connettività, ma deve estendersi alla creazione di soluzioni integrate che rispondano alle nuove esigenze del mercato.

L’importanza della formazione e della collaborazione per il futuro

Piergiovanni ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di un approccio collaborativo, in cui tutte le parti coinvolte nella trasformazione digitale possano lavorare insieme per superare le difficoltà, attrarre nuove risorse e rispondere alle sfide della digitalizzazione in modo efficace e sostenibile. “Solo con una visione condivisa e con il contributo di tutti gli attori possiamo far sì che l’industria delle telecomunicazioni evolva verso un futuro digitale in grado di rispondere alle esigenze del mercato e della società,” ha dichiarato, ribadendo come la formazione continua, la sostenibilità e la collaborazione tra le varie parti siano le chiavi per il successo della transizione verso il modello TechCo.

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