Le telecomunicazioni europee attraversano una fase di transizione che mette in discussione non solo i modelli economici, ma anche l’equilibrio competitivo a livello globale. Antonio Capone, docente del Politecnico di Milano e presidente della Fondazione Restart, ha delineato in occasione del Nokia Italy Innovation Day 2025 i principali nodi del settore, indicando la necessità di ripensare la catena del valore e di puntare sulla creazione di ecosistemi aperti e capaci di generare innovazione.
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Un settore che fatica a creare valore
Secondo Capone, il panorama delle tlc in Europa vive una contraddizione evidente. Da un lato, i laboratori di ricerca continuano a generare idee e soluzioni innovative; dall’altro, il sistema industriale fatica a tradurre queste intuizioni in valore economico. «C’è una discrepanza tra la capacità della comunità di ricerca di generare idee e la capacità dell’ecosistema industriale di trasformarle in valore», ha spiegato il professore, sottolineando che «pescare buone idee da trasformare in valore economico sta diventando sempre più difficile».
La difficoltà è emersa in modo chiaro con lo sviluppo del 5G, che non ha ancora prodotto un ecosistema industriale solido in grado di garantire ritorni economici adeguati per operatori e fornitori. È un segnale di come il settore stia perdendo la sua capacità tradizionale di traino.
Nuovi confini e concorrenza inattesa
Uno degli elementi che caratterizzano la fase attuale è l’erosione dei confini storici tra telecomunicazioni e altri settori industriali. Capone ha osservato che oggi non esistono più separazioni nette e che ciò comporta rischi e opportunità. Tra i rischi c’è l’ingresso di nuovi concorrenti provenienti da ambiti tecnologici prima distanti, capaci di sottrarre fette di valore significative alle aziende di telecomunicazioni. Al tempo stesso, l’apertura dei confini rappresenta anche una chance per riconquistare competitività e sviluppare nuove fonti di ricavo.
Dal mondo dell’hardware al dominio del software
Un cambiamento tecnologico di fondo sta ridisegnando il settore: il passaggio dall’hardware specializzato al software su hardware generico. La virtualizzazione, iniziata da alcuni anni, si sta diffondendo rapidamente nelle reti, modificando radicalmente le modalità di creazione del valore. Secondo Capone, questo trend rende possibile integrare maggiormente le applicazioni nella rete stessa, aprendo nuove prospettive di sviluppo. Tuttavia, rimane il rischio che i cosiddetti “soliti sospetti”, ovvero i grandi player globali del software e delle piattaforme digitali, possano rafforzare ulteriormente la loro posizione a scapito dell’ecosistema europeo.
La piattaformizzazione delle telecomunicazioni
Un concetto centrale introdotto da Capone è quello della “piattaformizzazione” dell’economia delle telecomunicazioni. L’esperienza del cloud mostra come la creazione di piattaforme software sia stata determinante per la crescita e per l’attrazione di comunità di sviluppatori. Traslare questo modello alle tlc in Europa significa immaginare reti che diventino ambienti aperti, capaci di ospitare applicazioni e servizi sviluppati da un ecosistema più ampio.
«Creare piattaforme software per la rete è ora fondamentale», ha ribadito Capone, aggiungendo che le piattaforme aperte possono facilitare la trasformazione delle idee prodotte dalla ricerca in valore economico. La sfida, ha ammesso, non è semplice, ma si tratta di un processo già avviato e che sarà decisivo per il futuro competitivo del settore.
Un equilibrio tra industria e politica
Nel suo intervento, Capone ha richiamato l’esigenza di un approccio che vada oltre il singolo settore delle telecomunicazioni. L’impatto dell’intelligenza artificiale, ad esempio, può essere interpretato sia in modo difensivo, automatizzando le reti e riducendo i costi, sia in modo offensivo, creando nuovi servizi e valore per gli utenti finali. Questa seconda strada richiede però un ecosistema digitale equilibrato e una collaborazione tra ricerca, industria e istituzioni politiche, affinché le scelte strategiche non ostacolino la capacità di estrarre valore dalle tecnologie emergenti.
Il futuro delle tlc in Europa
Dalle parole di Capone emerge l’immagine di un settore in bilico tra la difficoltà a trasformare le innovazioni in ricchezza e la possibilità di reinventarsi attraverso la piattaformizzazione. Le tlc in Europa non possono più contare solo sulla forza delle infrastrutture, ma devono aprirsi a un modello di sviluppo in cui software, servizi e open innovation diventino fattori centrali. La creazione di piattaforme aperte e di ecosistemi collaborativi è, nelle parole del docente del Politecnico di Milano, la strada per riconquistare competitività e riportare il continente in una posizione di rilievo nello scenario globale delle telecomunicazioni.