Il mondo cambia troppo rapidamente rispetto alla capacità dell’Unione Europea di definire le nuove norme destinate a regolarlo. E accumulare ritardi può essere un grave problema per il Vecchio Continente e per l’Italia, che rischierebbero di venire tagliati fuori e giocare un ruolo sempre meno centrale nello scacchiere globale.
A lanciare l’allarme è Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim, nel suo discorso all’Italian Tech Week. “Il mondo va a una velocità completamente diversa da quello del passato – avverte – Nel giro di un anno cambia tutto quanto. Oggi abbiamo un processo di definizione di regole e norme che a volte dura 3-4 anni, e così è impossibile proiettarci nel futuro”.
Indice degli argomenti
Il coraggio delle decisioni
Per rimanere agganciati alle rivoluzioni tecnologiche che caratterizzano il nostro momento storico, secondo il numero uno di Tim, “Bisogna avere il coraggio di prendere decisioni, e questo è un compito dei manager e delle aziende ma soprattutto delle istituzioni. O acceleriamo il processo di decisioni, e allora riusciremo a sopravvivere – sottolinea Labriola – o fra 5 anni potremmo mettere sulle Alpi un cartello con scritto Disneyland“.
“Stare fermi non è possibile”
Di fronte alla situazione attuale “L’inazione non è un’opzione”, prosegue Labriola: “Draghi sostiene la stessa cosa nel suo report. Dobbiamo capire che stare fermi non è possibile, dobbiamo prendere delle decisioni drastiche e ora, tra tre anni sarà tardi. Dobbiamo capire che l’Europa non è più il centro del mondo e non possiamo essere a traino. Dobbiamo recuperare una certa leadership e si fa solo con decisioni coraggiose”.
L’appello di Emmanuel Macron
Il tema della competitività dell’Europa nello scenario mondiale è stato oggi al centro del dibattito europeo, mentre i leader degli Stati Membri partecipano alla riunione informale in corso fino al 3 ottobre a Copenaghen, convocata per discutere di Difesa comune e sostegno all’Ucraina, ma in cui è stato previsto uno spazio anche per dare vita a un Summit sulla competitività.
Proprio a margine di questo ultimo incontro ha parlato il capo dello Stato francese, Emmanuel Macron, che ha messo l’accento sulla necessità di rafforzare il mercato unico se non si vuole uccidere “il potenziale di un mercato domestico di 450 milioni di cittadini e 23 milioni di imprese”.
“Serve un regime europeo comune, a partire da energia e telecomunicazioni – afferma Macron – Per l’innovazione, abbiamo i talenti, li formiamo, ma dobbiamo trattenerli e fare scaling. Perderemo se restiamo indietro rispetto a Cina e Stati Uniti sui tempi legali e sui finanziamenti”.
L’appello dei big europei dell’industria
Proprio sulla necessità di snellire la burocrazia per liberare il potenziale dell’Europa hanno insistito 28 grandi aziende durante il Copenaghen Pledge, firmando un appello ai leader europei e alla Commissione Ue.
Tra i promotori dell’iniziativa Compagnie di scala mondiale come Airbus e Maersk, il colosso olandese dei chip Asml, Siemens e Thyssenkrupp. I firmatari promettono di aumentare i propri investimenti fino al 50% entro il 2030, purché le istituzioni europee dal canto loro facciano tutto ciò che è possibile per tagliare la burocrazia, rafforzare il mercato unico e dare vita a un quadro regolatorio che premi innovazione e competitività.
Ricalcando i cardini del piano illustrato da Mario Draghi, i giganti dell’industria europea individuano come settori centrali per la crescita sullo scacchiere globale energia, ricerca e sviluppo, intelligenza artificiale, reti 5G e 6G e Difesa.