telco per l’italia

Il futuro digitale? Passa dallo scorporo delle reti e dall’approccio neutral host



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Le infrastrutture in fibra, le torri e le soluzioni Das costituiranno non solo l’ossatura dell’offerta di connettività ad alta prestazioni, ma anche l’occasione per gli operatori Tlc di rivedere le proprie strategie di investimento, concentrandosi su proposizioni ad alto valore aggiunto e con rapidi ritorni

Pubblicato il 11 giu 2025



tavolo torri

Che ruolo sono destinate a giocare le soluzioni infrastrutturali nell’era dell’intelligenza artificiale e dei servizi digitali evoluti? Le reti in fibra, le torri e le soluzioni Das (Distributed Antenna System) gestite da neutral host costituiranno non solo l’ossatura dell’offerta di connettività ad alta prestazioni, ma – in uno scenario sempre più caratterizzato dallo scorporo tra infrastrutture e servizi – anche l’occasione per gli operatori Tlc di rivedere le proprie strategie di investimento, concentrandosi su proposizioni ad alto valore aggiunto e con rapidi ritorni. Se ne è discusso durante la tavola rotonda intitolata “Reti, torri, intelligenza: tris d’assi per il futuro”, di scena stamattina a Roma durante l’edizione 2025 di Telco per l’Italia.

Mazzitelli, Open Fiber: “Senza fibra non c’è futuro digitale”

“Siamo tutti consapevoli dei megatrend che stanno attraversando il mercato: intelligenza artificiale, 5G, cloud computing, sono queste le parole d’ordine della digital transformation. E cosa hanno in comune? Passano dalla fibra, che è il vero fattore abilitante dell’innovazione”, ha spiegato Stefano Mazzitelli, direttore commerciale Open Fiber. “È un dato di fatto: non può esserci connettività 5G standalone senza una dorsale in fibra sottostante, e nemmeno il cloud può svilupparsi in assenza di reti ad alte prestazioni che collegano i data center tra loro e con le aziende che devono servire. L’infrastruttura è uno dei tre pilastri fondamentali della rivoluzione digitale, insieme a energia e accessibilità ai clienti. Senza fibra, dunque, non c’è futuro digitale”.

Mazzitelli tiene però a precisare che, quando si parla di sviluppo dell’ultrabroadband in Italia si deve fare riferimento a un processo in atto e non in potenza. “L’infrastrutturazione procede veloce, e bisogna ammettere che il pubblico ha fatto la sua parte, finanziando aree bianche e grigie e portando avanti con coerenza i piani su scuole e sanità connesse. Naturalmente Open Fiber ha contribuito in modo decisivo, passando dall’essere un’azienda nata nel 2015 da un foglio bianco a un player che ha portato la fibra ottica in 5mila (su 6mila) comuni che appartengono alle aree bianche, raggiungendo 4 milioni di clienti. Non solo: ora ci stiamo occupando della trasformazione della rete in backbone, garantendone le prestazioni non soltanto in termini di reach ma pure di portanza. Basti pensare allo sviluppo dell’area di Milano, che nell’era degli ecosistemi cloud che accompagnano lo sviluppo degli Ott sta diventando sempre più attrattiva per i grandi investitori che puntano sull’Europa, ponendosi in diretta concorrenza con il cosiddetto gruppo Flap+D (Francoforte, Londra, Amsterdam, Parigi e Dublino)”.

Naturalmente, secondo Mazzitelli, il mercato deve trovare nel suo complesso una propria sostenibilità economica, con ritorni sugli investimenti chiari e misurabili. E sarà il 5G l’elemento di discontinuità in questo senso. “Il 5G non è ancora decollato, lo sappiamo. A mio avviso occorre che qualche player anticipi la domanda di servizi evoluti con un’offerta disruptive, innescando una disfunzione competitiva. Una sola cosa è certa: quando arriveranno le tanto attese killer application del 5G, sarà la fibra future-proof a garantire il loro funzionamento”.

Protto, Cellnex: “Consolidare le infrastrutture per valorizzare i servizi”

Il tema della monetizzazione delle reti Tlc è cruciale anche per Federico Protto, presidente e ceo di Cellnex Italia. “È il paradosso del nostro settore, che porta sul mercato sempre più servizi, che però spesso non vengono adeguatamente riconosciuti e valorizzare”, ha detto il manager, invitando gli addetti ai lavori a cambiare prospettiva. “Soprattutto chi si occupa di infrastrutture deve ripensare il proprio modello di business. Siamo del resto tra le principali voci di costo, insieme all’energia, per nostri clienti, e quindi l’obiettivo è quello di generare sempre più valore attraverso la differenziazione dell’offerta”.

Come, praticamente? Secondo Protto bisogna evolvere da un approccio real estate, meramente infrastrutturale, al concetto di augmented towerco. “Ovvero dobbiamo cominciare a offrire un portfolio esteso di servizi in aggiunto al semplice affitto del sito. Possiamo per esempio lavorare su settori adiacenti, come quello dell’IoT, o anche mettere a disposizione le nostre infrastrutture (nello specifico, per quanto riguarda Cellnex, si parla di 23 mila siti, ndr) per applicazioni mission-critical, come quelle destinate alle forze dell’ordine. Ma penso anche ai servizi broadcasting che sfruttano le tradizionali onde radio. Ultimo, ma non per importanza, il contributo che possiamo offrire per lo sviluppo di soluzioni Das per strutture indoor, come ospedali e metropolitane”.

Allo scopo di realizzare questa visione, per Federico Protto è indispensabile favorire il processo di consolidamento, con una graduale separazione tra componente infrastrutturale e offerta di servizi. “Si parla tanto di champion europei e consolidamenti, ma al momento Cellnex è l’unico gruppo paneuropeo che opera con una logica multinazionale. Tendenzialmente, a parte Vodafone, gli altri player si limitano a offrire servizi da nazione all’altra e questo contraddice il modello che viene proposto come vincente per l’era digitale. Quella di Cellnex è senz’altro un’esperienza importante, ma non vogliamo essere un unicum, ci sentiamo soli in questo ruolo”, ha ribadito Protto.

Anche perché, sempre secondo il manager, è necessario parlare di consolidamento di reti, oltre che di operatori. “È nell’infrastruttura che si concentra la maggior parte dell’investimento per gli operatori. Ma sappiamo tutti che si tratta di opere pensate per il futuro, con ritorni per gli azionisti tutt’altro che rapidi. Scorporando le reti e garantendo la condivisione di infrastrutture concentrate, è possibile mantenere l’accesso di una pluralità di soggetti che, non dovendo più sostenere costi di realizzazione e gestione delle reti, possono mettere a frutto le proprie risorse per sviluppare ed erogare servizi innovativi. Si tratta, a mio avviso dell’unica strada che le Telco possono intraprendere per trasformarsi in Techco. Senza considerare il fatto che in questo modo si possono anche differenziare le opportunità di investimento, superando il paradosso che affligge il nostro settore da anni”.

Ruggiero, Boldyn Networks: “Prendersi la rivincita con gli Ott oggi è possibile”

C’è poi chi si propone come abilitatore infrastrutturale per ambienti complessi (metropolitane, stadi, ospedali, centri urbani) con l’obiettivo di aiutare le Techco a distribuire con sempre maggiore efficacia i propri servizi. “In questo senso il modello neutral host di Boldyn Networks può diventare la chiave non solo per accelerare la digitalizzazione delle città italiane ma anche per offrire alle Tlc una nuova opportunità per recuperare terreno rispetto agli hyperscaler. Ne è convinto Antonino Ruggiero, ceo della filiale italiana del gruppo che opera in quattro continenti con un modello peculiare rispetto alle classiche tower company.

“Crediamo che questo tipo di piattaforma sia alla base dello sviluppo futuro delle comunicazioni e dei servizi ad altissima capacità, il vero abilitatore della trasformazione da Telco a Techco”, ha detto Ruggiero. “Per essere al servizio delle nuove tecnologie occorrono infatti infrastrutture molto più capillari e pervasive rispetto alle soluzioni tradizionali, e Boldyn Networks nasce proprio con questo scopo: sono trent’anni che lavoro nelle Tlc, soprattutto nell’ambito mobile, e ho vissuto con dolore il periodo che ha visto gli Ott prendere il sopravvento sui mobile network operator. In una battaglia durata anni, gli operatori hanno perso introiti estremamente rilevanti dovendo far fronte allo stesso tempo a investimenti infrastrutturali giganteschi”.

Il paradosso, ha ricordato Ruggiero, è che le Telco ricevevano reclami dai clienti che sperimentavano scarsa disponibilità delle reti a causa dei servizi offerti dagli Ott, che sfruttavano quelle reti senza dover pagare nulla. “Ecco, a mio avviso ci troviamo ora in un momento molto simile: le Telco pensano alle nuove tecnologie soprattutto nell’ottica di un upgrade infrastrutturale, ma c’è ancora poca attenzione allo sviluppo dei servizi. Per evitare di ripetere lo stesso errore, bisogna cambiare paradigma, affidando lo sviluppo ingegneristico, che ormai è un’attività a basso valore, ad aziende in grado di offrire soluzioni neutral host anche in ambienti complessi. Noi ci offriamo come facilitatore a tutti gli operatori che vogliono concentrarsi sull’intelligenza dei propri servizi per non perdere questo secondo treno”, ha chiosato Ruggiero.

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