L’edizione 2025 dell’Italian Tech Week alle Ogr di Torino ha segnato un punto di svolta nella riflessione sull’AI. Il messaggio trasversale, dagli amministratori delegati alle istituzioni europee, è che la rivoluzione artificiale non è più un tema futuro: è un terreno su cui oggi si gioca la competitività dei Paesi e la sopravvivenza industriale delle telco.
“L’intelligenza artificiale non è più una promessa, è già una realtà – ha sottolineato Pietro Labriola, Ceo di Tim – ma senza infrastrutture e regole condivise l’Europa rischia di diventare una Disneyland: un luogo bellissimo da visitare, ma senza protagonismo economico e tecnologico”. Le reti, i dati e la sovranità digitale diventano quindi il campo di battaglia su cui si misureranno la leadership industriale e la capacità del continente di mantenere il controllo del proprio destino digitale.
Indice degli argomenti
Le infrastrutture come spina dorsale della rivoluzione AI
La nuova ondata di applicazioni “agentiche – come ha spiegato Kevin Scott, Cto di Microsoft – ha bisogno di una rete che ragioni come un sistema nervoso: reattivo, distribuito e consapevole del contesto”.
L’AI generativa e i modelli autonomi richiedono una base di connettività resiliente, edge computing capillare e capacità di orchestrare flussi di dati in tempo reale.
Per il settore delle telecomunicazioni questo significa che la rete non è più solo un asset tecnico, ma un fattore strategico. Labriola ha ricordato che “in Italia i clienti pagano tra i cinque e gli otto euro al mese per la telefonia cellulare, uno dei prezzi più bassi al mondo, mentre il traffico dati è tra i più alti. Questo squilibrio mette sotto pressione le reti”. La resilienza, ha aggiunto, “non può più essere un optional né un costo lasciato alle sole aziende. Serve un impegno condiviso tra operatori, regolatori e istituzioni”.
Il messaggio è chiaro: l’AI potrà diffondersi solo se poggia su infrastrutture stabili, sicure e capaci di gestire picchi di domanda computazionale. La continuità operativa della rete diventa quindi una priorità di sistema.
Sovranità digitale e giurisdizione dei dati: la frontiera politica del cloud
Uno dei nodi centrali della Tech Week è stato quello della sovranità dei dati. “Il cloud risponde alle norme italiane o a quelle americane? – ha provocatoriamente domandato Labriola – sottolineando il rischio che dati archiviati su territorio nazionale possano comunque ricadere sotto giurisdizione straniera. Walter Renna, ceo di Fastweb + Vodafone, ha rilanciato: “Se sposti i tuoi dati su un cloud estero, c’è il rischio che tu non possa più accedervi, o che vengano consultati senza che tu lo sappia. Il tema non è solo di business continuity, ma di country continuity”. Per Renna il punto è costruire un’infrastruttura AI e cloud “sovrana”, in cui i layer chiave – cloud, cybersecurity, AI – restino sotto controllo europeo. “Se controlli la tecnologia, mantieni il tuo vantaggio competitivo. Se compri scatole nere e ci metti dentro i tuoi dati, perdi tutto”.
La riflessione converge su un principio politico: l’Europa deve creare regole comuni per la giurisdizione digitale, la fiscalità e la sicurezza dei dati. Senza un quadro unitario, ogni singolo Paese resta esposto. Labriola ha parlato di “ambasciate digitali straniere” come metafora di un rischio ormai reale.
Le telco diventano piattaforme: l’AI come servizio
La Tech Week ha sancito la fine del modello tradizionale di operatore di rete. Gli interventi di Labriola e Renna hanno mostrato come le telco si stiano trasformando in piattaforme capaci di offrire servizi AI a clienti e imprese.
“Non possiamo limitarci a fornire connettività. Dobbiamo diventare piattaforme commerciali che offrono servizi aggiuntivi”, ha spiegato Labriola illustrando la scelta di Tim di offrire gratuitamente ai propri clienti un abbonamento Pro a Perplexity, per avvicinare le persone all’AI e ridurre la diffidenza verso l’innovazione.
Renna ha invece svelato la strategia di Fastweb + Vodafone per l’AI sovrana: “Abbiamo un supercomputer vicino a Milano, un Llm creato in Italia con dati che resteranno in Italia, e una piattaforma agentica. Vogliamo offrire un ambiente completo e sicuro, totalmente europeo”.
Per entrambe le aziende, l’AI non è solo uno strumento di efficienza interna ma un driver per la trasformazione del modello industriale: da utility di rete a piattaforma cognitiva. È un passaggio che ridefinisce il ruolo delle telco nell’ecosistema digitale.
Regole asimmetriche e nuove alleanze industriali
La competizione con gli Ott resta un nervo scoperto. “Il mercato italiano delle telecomunicazioni è in grave crisi per il calo dei prezzi dovuto all’estrema concorrenza, mentre gli Ott traggono vantaggio dalle reti che costruiamo senza pagare una lira”, ha denunciato Renna. Il divario regolatorio, unito al predominio dei player globali sui servizi cloud e AI, rischia di relegare gli operatori europei a semplici fornitori di capacità. Da qui l’appello condiviso a una simmetria regolatoria: stesse regole per chi usa e per chi costruisce infrastrutture.
Per Labriola “la regolamentazione non deve essere un ostacolo al progresso. L’inazione non è un’opzione.” Serve un quadro che garantisca certezza, incentivi e capacità di investimento.
Al contempo Jeff Bezos, intervistato da John Elkann nel talk “Dreaming and Building”, ha ricordato che “le regole ci sono ovunque. Ciò che serve è un atteggiamento imprenditoriale sincero: è questo che porta le persone al successo”.
Un messaggio che si riflette nel bisogno delle telco di trasformare vincoli in leva competitiva, anche attraverso partnership pubblico-private o modelli federati europei.
Le competenze, l’equity e il mercato unico dell’AI
Al di là della tecnologia, la debolezza europea è culturale e finanziaria. “In Italia solo il 21% degli studenti si laurea in materie Stem, contro il 40% della Cina” , ha ricordato Renna sottolineando il rischio di restare senza professionalità qualificate per la costruzione e la gestione dei sistemi AI.
Ursula von der Leyen ha indicato la strada di un riequilibrio finanziario: “In Europa i capitali non mancano, mancano gli investimenti in equity. Stiamo creando il fondo multimiliardario Scaleup Europe per sostenere le imprese nei settori strategici come AI, tecnologie quantistiche e clean tech”. La Presidente della Commissione Europea ha parlato di “futuro dell’AI scritto in Europa”, ma ha anche ammonito che “sulla nostra strada ci sono troppi ostacoli burocratici e mancanza di venture capital”. L’obiettivo, ha spiegato, è “trasformare il risparmio delle famiglie europee in capitale di rischio, per colmare il gap con gli Stati Uniti”.
Per le telco, questo significa che la trasformazione digitale non può prescindere da una rete di formazione, ricerca e investimenti locali: senza domanda e talenti, l’AI resta un esercizio di marketing.
L’orizzonte strategico per le Telco AI: infrastrutture, dati, coraggio decisionale
La sintesi della Tech Week è che la finestra temporale per agire si sta chiudendo. Labriola ha avvertito: “Dobbiamo prendere decisioni drastiche ora. Tra tre anni sarà tardi”.
Per il comparto telco si delineano tre direttrici di azione:
Primo, accelerare sugli investimenti in infrastrutture intelligenti, dai backbone in fibra agli edge datacenter e al 6G, come basi per una rete capace di sostenere carichi AI distribuiti.
Secondo, costruire stack sovrani, controllando dati, cloud e modelli proprietari europei.
Terzo, partecipare attivamente alla regolazione: non subirla, ma guidarla, promuovendo politiche industriali coerenti con l’interesse europeo.
Come ha ricordato Bezos, “non c’è mai stato un momento migliore per essere entusiasti del futuro”. L’AI cambierà ogni settore, ma per il mondo delle telecomunicazioni può essere la chiave per tornare al centro dell’economia digitale. A patto di non restare fermi ad aspettare che la rivoluzione arrivi da fuori.